don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 25 Marzo 2023

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Il nostro amen diventa il qui e l’oggi di Dio

Is 7,10-14; 8,10   Sal 39   Eb 10,4-10  

Dal libro del profeta Isaìa Is 7,10-14; 8,10

Ecco, la vergine concepirà.

In quei giorni, il Signore parlò ad Acaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto».

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Ma Acaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore».

Allora Isaìa disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele, perché Dio è con noi».

Il segno dell’amore

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Il re Acaz, che non brilla per rettitudine, si trova in una situazione politica delicata perché il suo regno è minacciato. In questo frangente Dio gli fa sapere che può contare sul suo aiuto se glielo avesse chiesto. Nonostante le resistenze di Acaz e per amore del suo popolo, Dio annuncia la nascita del suo erede al trono. Egli sarà il segno della presenza di Dio in mezzo ad Israele. La tradizione cristiana leggerà in questa profezia l’annuncio dell’avvento del Messia che sarebbe nato da una donna vergine, Maria. Il segno prodigioso non consiste nella nascita verginale (il profeta Isaia, infatti, parla di una giovane donna che ancora non aveva partorito) ma nel figlio. Egli è il segno di speranza perché è il segno dell’amore di Dio.

Salmo responsoriale Sal 39Dalla lettera agli Ebrei Eb 10,4-10

Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

Sacrificio e offerta non gradisci,

gli orecchi mi hai aperto,

non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.

Allora ho detto: «Ecco, io vengo».

«Nel rotolo del libro su di me è scritto

di fare la tua volontà:

mio Dio, questo io desidero;

la tua legge è nel mio intimo».

Ho annunciato la tua giustizia

nella grande assemblea;

vedi: non tengo chiuse le labbra,

Signore, tu lo sai.

Non ho nascosto la tua giustizia

dentro il mio cuore,

la tua verità e la tua salvezza

ho proclamato.

Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà.

Fratelli, è impossibile che il sangue di tori e di capri elimini i peccati. Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice:

«Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,

un corpo invece mi hai preparato.

Non hai gradito

né olocausti né sacrifici per il peccato.

Allora ho detto: “Ecco, io vengo

– poiché di me sta scritto nel rotolo del libro –

per fare, o Dio, la tua volontà”».

Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo a fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.

L’obbedienza alla volontà di Dio e il culto spirituale

Con l’incarnazione Dio diventa missionario e Cristo entra nel mondo assumendo la nostra carne mortale e solidarizzando con l’uomo in tutto, eccetto il peccato. Cristo riceve dal Padre lo stesso corpo dell’uomo diventando fratello di tutti. Gesù ringrazia il Padre per il dono dell’umanità (il corpo) e, con essa, dei fratelli, per amore dei quali Egli condivide con loro tutto fino ad offrire sé stesso al Padre, affinché essi possano partecipare della sua figliolanza divina. In Gesù, Dio si fa uomo e, offrendo il suo corpo sull’altare della croce, manifesta di essere il Messia atteso grazie al quale essere liberati dai peccati per essere veramente capaci di vivere da figli di Dio, realizzando in tal modo il disegno divino. L’obbedienza, quale offerta e unione della propria volontà a quella di Dio, è il sacrificio spirituale gradito a Dio. Gesù Cristo, con il sacrificio del suo corpo, inaugura un nuovo culto nel quale viene effuso lo Spirito, ovvero la benedizione di Dio, grazie al quale chi lo riceve può a sua volta unire la sua vita a quella di Cristo nell’unico ed eterno sacrificio di lode. Ogni qualvolta uniamo la nostra volontà a quella di Dio e la mettiamo in pratica nell’amore fraterno offriamo il sacrificio gradito a Dio che risuona come una lode perenne ed espande la sua fragranza come incenso odoroso.

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 1,26-38

Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».

Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Il nostro amen diventa il qui e l’oggi di Dio

Qualche giorno fa, celebrando la festa di San Giuseppe, abbiamo meditato il brano del Vangelo di Matteo che riporta l’annunciazione allo sposo di Maria. Giuseppe non proferisce parola ma ascolta e mette in pratica la parola di Dio. La festa dell’annunciazione a Maria celebra il concepimento di Gesù nel suo grembo quando lei ha detto a Dio il suo «eccomi». Maria si è messa a servizio della volontà di Dio e lo ha fatto liberamente, con gioia ed entusiasmo.

Grazie al sì di Maria la promessa di Dio non è più la visione proiettata in un lontano futuro ma si compie nel presente e prende corpo nel corpo di una donna. Le parole dell’angelo non sono una semplice comunicazione di un evento che è «calato dall’alto» ma è un dialogo nel quale Dio si accosta all’uomo con la stessa delicatezza della pioggia e della neve ma anche con la medesima efficacia. La parola di Dio feconda e trasforma chi l’accoglie, la medita e ad essa aderisce con la mente, con il cuore e con le sue forze.

La Scrittura ricorda che la peculiarità del Dio d’Israele sta nel suo essere vicino al suo popolo. La presenza di Dio si era materializzata nel roveto ardente, nella colonna di fuoco durante il passaggio del Mar Rosso, la nube che avvolgeva la tenda del convegno, nell’arca dell’alleanza, segno di Dio cammina col suo popolo e che abita nel tempio in mezzo alle case degli uomini. Ora invece in Maria Dio s’impasta con l’umanità.

L’angelo benedice Maria: «Il Signore è con te».  Il messaggero divino, portatore della benedizione di Dio, rivela ciò che Lui, nella sua infinita misericordia, sta operando in lei. La benedizione di Dio non consiste solo nella promessa della fertilità di Maria tale da permetterle di concepire un figlio, è il dono dello Spirito Santo che la feconda e diviene madre del Figlio di Dio. Come riconosce la stessa Elisabetta, Maria è benedetta da Gesù, il frutto del suo grembo.  

Dio, al quale nulla è impossibile, pur potendo fare tutto da sé non lo fa e attende fiducioso il nostro sì. Ciò che è accaduto in Maria si ripete ogni qualvolta anche noi, come lei e come Cristo, diciamo il nostro «eccomi», permettendo a Dio di benedirci ed essere portatori della sua benedizione. Il nostro amen diventa il qui e l’oggi di Dio.  Con il nostro sì a Dio continuiamo a generare Cristo, a renderlo presente nella storia, a portarlo vicino ad ogni uomo.

Leggi la preghiera del giorno.

Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera

Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna