Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]
L’Amore è una ricerca continua per lasciarsi incontrare dall’Amato
A dodici anni Gesù compie un primo rito di passaggio dall’infanzia verso la maturità. Avviene un piccolo strappo tra lui e i suoi genitori che però in essi comporta un grosso dolore. infatti, con angoscia lo cercano temendo che gli sia capitata una sciagura. Il cuore di Maria e di Giuseppe è profondamente turbato da quell’improvviso “scherzo” che li ha messi in profonda agitazione. Perché non li ha avvisati? Perché ha mancato loro di rispetto?
La domanda di Maria naturalmente nasce da un dolore interiore perché si sente messa da parte, o meglio, non considerata nella sua identità di madre e posta in secondo ordine rispetto ad altri interessi che Gesù reputa più urgenti. Una volta trovato il figlio nel tempio, Maria continua a cercare il senso di quella scelta così incomprensibile. Quando un genitore pensa di saper tutto di suo figlio capita qualcosa che mette in discussione le proprie certezze. Sono turbamenti provvidenziali perché fanno comprendere che l’altro è sempre un mistero, cioè una persona, non un qualcosa di cui disporre o gestire. Maria interroga il mistero non con un animo aspro e risentito ma con un cuore disponibile ad accogliere la parola dell’altro anche se è dura da comprendere e accettare.
«Perché mi cercavate?», se non venisse da Gesù questa domanda suonerebbe come un’insolente protesta e un atto di accusa, come fanno molti adolescenti che se la prendono con i genitori, giustamente premurosi ma a volte troppo apprensivi. Tuttavia, questo interrogativo ci induce a riflettere su cosa ci muove a cercare qualcuno e per quale fine. È evidente che Maria e Giuseppe cercano Gesù perché lo amano e il loro senso di responsabilità li induce a fare di tutto per trovarlo.
Ma è sempre opportuno rivolgere al nostro cuore questa domanda per verificare ciò che ci lega a Dio e alle persone che amiamo. Il legame affettivo che unisce coloro che si amano deve maturare attraverso una necessaria purificazione se non lo si vuole condannare alla degenerazione della possessività o dell’indifferenza o all’ insignificanza.
Anche nel cuore di Maria, come quello di ogni madre, si affaccia la tristezza di una perdita o, meglio diremmo, del distacco, che il processo di maturazione di una persona porta con sé. «Non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Una cosa è sapere che ognuno ha la sua storia e la sua vocazione, altra cosa è accettare quale sia il posto che una madre o un padre ha nel cammino di vita del proprio figlio.
Il ritorno a casa inaugura un tempo molto lungo di silenzio in cui Gesù rimane sottomesso ai suoi genitori e Maria custodisce ogni cosa nel suo cuore. Il cuore diventa il laboratorio nel quale fare sintesi tra la parola e la vita, tra ascolto e interrogazione della Scrittura. In questo tempo di apparente inattività la famiglia di Nazaret è stata quel tempio nel quale Gesù ha maturato la sua vocazione dentro di sé e Maria si è preparata a mettersi alla sequela del figlio per non essere solo madre di Cristo ma anche della sua Chiesa. Nel silenzio meditativo Maria accompagna giorno per giorno il figlio nella sua preparazione a dire il suo sì a Dio fino alla croce.
Signore Gesù, che con le tue scelte, a volte non immediatamente comprese, ti sei preparato a svolgere la missione che il Padre ti aveva affidato, con l’aiuto di Maria, madre tua e madre mia, insegnami a cercare sempre la volontà di Dio ed aiutami ad aderire ad essa con serena fiducia. L’esempio e l’intercessione di Maria, donna dell’ascolto, sostenga il mio cammino di fede perché nelle vicende della vita possa lasciarmi guidare dalla speranza d’incontrarti e dal desiderio profondo di condividere con Te la missione di far conoscere e amare Dio servendo i fratelli.