don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 25 Aprile 2023

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Il Vangelo è potenza di Dio per chiunque crede – SAN MARCO

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo (1Pt 5,5-14)

Vi saluta Marco, figlio mio.

Carissimi, rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili.

Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché vi esalti al tempo opportuno, riversando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. Siate sobri, vegliate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze sono imposte ai vostri fratelli sparsi per il mondo.

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E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo Gesù, egli stesso, dopo che avrete un poco sofferto, vi ristabilirà, vi confermerà, vi rafforzerà, vi darà solide fondamenta. A lui la potenza nei secoli. Amen!

Vi ho scritto brevemente per mezzo di Silvano, che io ritengo fratello fedele, per esortarvi e attestarvi che questa è la vera grazia di Dio. In essa state saldi! Vi saluta la comunità che vive in Babilonia, e anche Marco, figlio mio. Salutatevi l’un l’altro con un bacio d’amore fraterno. Pace a voi tutti che siete in Cristo!

L’umiltà, stella polare della speranza

All’apostolo Pietro è attribuita questa lettera che non è indirizzata ad una specifica comunità ma a tutte le chiese. Per questo è annoverata tra le lettere dette cattoliche. In conclusione, Pietro esorta i destinatari della missiva ad essere umili nei confronti dei fratelli e di Dio. L’umiltà è l’arma più efficace per combattere la buona battaglia della fede contro le insidie del maligno. Lo ha dimostrato Gesù nelle tentazioni. Ha confidato unicamente nell’aiuto del Padre e ha resistito alle seduzioni del demonio.

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La sofferenza non deve scoraggiare ma è un’esperienza in cui la fede viene temprata. Lo dice un apostolo che ha vissuto sulla sua pelle la difficoltà a rimanere sveglio e vigilante in preghiera insieme con Gesù nella notte del tradimento. Tuttavia, ha sperimentato che nel buio del peccato sempre splende la luce della misericordia. Pietro non è solo a Roma, che chiama Babilonia perché l’associa alla terra dell’esilio. Benché sia lontano dalla sua patria, egli sente di essere in cammino verso la terra promessa che Dio ha promesso di dare ai suoi figli.

In questo cammino difficile egli non è solo ma condivide il dono della sofferenza e della missione con alcuni collaboratori, tra cui Silvano e Marco al quale lo lega un affetto sincero al punto da chiamarlo «figlio mio». La compagnia nella prova è anticipazione della comunione dei Santi nel cielo. La comunità cristiana che si scambia il dono dello Spirito è profezia della Chiesa del cielo in cui l’amore fraterno raggiunge il compimento.

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 16,15-20)

Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Il Vangelo è potenza di Dio per chiunque crede

Nel vangelo di Marco l’immagine della via riveste un ruolo centrale. Sin dall’inizio si parla della «via del Signore» che il messaggero invita a preparare, intendendo esortare alla conversione così da farsi trovare pronti all’incontro con Dio. Il cuore del vangelo predicato da Gesù è l’annuncio: «Il tempo è compiuto, il Regno di Dio si è fatto prossimo, convertitevi e credete nel vangelo». Gesù, operando le guarigioni, ha mostrato quale fosse la proposta di vita che Dio fa all’uomo. Egli è venuto a chiamare i peccatori perché si salvino. È una proposta rivolta a tutti come il seminatore sparge il seme ovunque.

La parola di Gesù, se ascoltata e interiorizzata, libera dalla schiavitù del peccato, guarisce da ogni forma di infermità che debilita, che blocca, che disumanizza. Chi crede nel vangelo non impara una dottrina filosofica ma accetta di intraprendere un itinerario di conformazione a Gesù. Avviene anche per il discepolo una graduale trasfigurazione per la quale la sua umanità, cioè la vita quotidiana quale intreccio di relazioni, diventa trasparenza del volto di Dio. L’intimità con Gesù non significa ripiegamento su sé stessi o chiusura in circoli ristretti. La via sulla quale si cammina con Gesù è fatta di tappe attraverso le quali è richiesto di passare con Lui verso un’altra riva per andare sempre oltre.

Per raggiungere la meta a cui tende il cammino di Gesù e dei suoi discepoli è necessario spogliarsi gradualmente di sé per farsi rivestire da Dio. La spogliazione e il rivestimento sono simboli del battesimo, sia quello di Gesù sulla croce, sia quello del discepolo quando vive la sofferenza innocente. L’esperienza del rifiuto e del fallimento non sono la prova della condanna di Dio ma la conferma della via attraverso la quale il discepolo, come Gesù, è rivestito della dignità di Figlio di Dio e, con essa, riceve l’autorità sugli spiriti impuri e il potere di guarire mediante il perdono.

L’annuncio del vangelo proclamato dagli apostoli sarà accolto da alcuni e rifiutato da altri, come è avvenuto nella storia di Gesù. La non accoglienza del vangelo non deve generare scoraggiamento e senso di fallimento. Gli apostoli sono chiamati ancora a credere nel vangelo che proclamano perché chi crede manifesta in sé stesso la bellezza di Dio, il suo splendore e la sua gloria. Essi, soprattutto nei momenti più difficili, non devono sentirsi soli, perché Gesù ha assicurato la permanente presenza accanto a loro. L’opera pastorale della Chiesa è la continuazione nel tempo di quella del suo Signore.

La Parola del Vangelo non rimane il racconto di un fatto lontano nel tempo ma diventa storia contemporanea di salvezza, esperienza personale di guarigione e rinascita.

🙏 LEGGI LA PREGHIERA DEL GIORNO

Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera

Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna