Polline di amore, pace e giustizia
Ciò che caratterizza la maturità di una persona è saper discernere i tempi e i loro significati con le opportunità che gli eventi portano con sé. L’immagine della città di Gerusalemme, assediata e prossima ad essere devasta, suggerisce al discepolo di Cristo l’urgenza di mettersi in salvo per non essere coinvolto nella rovina.
Gerusalemme è l’immagine dei sogni e desideri che ognuno porta nel cuore. Spesso sono desideri di affermazione di sé, di benessere, di possesso, per realizzare i quali si abdica al valore dei legami familiari, al rispetto reciproco, alla cura attenta e paziente dei più piccoli. La logica commerciale pervade le relazioni in una comunità sia domestica, o ecclesiale o sociale.
Questa logica comporta un impoverimento e una fragilità tale da rendere vulnerabili difronte ai problemi della vita dai quali ci si sente come assediati. È uno stato d’animo che plasticamente viene tradotto nell’immagine dell’esercito che circonda la città. Il male, quale rifiuto di Dio e del suo aiuto, ha come conseguenze la corruzione, cioè l’indebolimento della coscienza e l’impossibilità a resistere agli attacchi del nemico, il diavolo.
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Gesù invita ad esercitare un sano giudizio su di sé, che chiamiamo discernimento. Questo richiede da una parte di prendere le distanze dal male che seduce per non lasciarsi coinvolgere nella sua spirale negativa, e, dall’altra, esporsi allo sguardo di Dio affinché il suo luminoso giudizio permetta di distinguere il bene dal male, ciò che ci fa male per fuggirlo e ciò che ci fa bene per custodirlo.
I turbamenti dell’anima ci inducono a coprirci il volto, ad abbassare lo sguardo a rannicchiarci per difenderci. Gesù viene per ristabilire ordine nel nostro mondo interiore e a fare pace nel nostro cuore. Lui viene a fissare un centro che garantisca un nuovo equilibrio tra le attese che nutriamo e la realtà che viviamo e a ristabilire quell’ordine originario, che il peccato insidia, nella relazione con Dio e tra di noi.
Dio viene come giudice giusto per rendere veramente liberi coloro che, alzando il capo, si risollevano dalle loro paure e Gli vanno incontro con gioia. Il discepolo di Cristo nelle crisi della vita in cui sono sconvolti e messi in discussione punti fermi consolidati, non si fissa sugli aspetti negativi, ma alimenta l’attesa dell’incontro con il Signore che ristabilisce l’ordine della creazione.
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La Sua presenza, in parte oggi già realizzata e che sarà pienamente compiuta nell’ultimo giorno, è l’offerta della liberazione dal peccato e dalla morte per essere liberi servitori dell’unico Signore.
Leggi la preghiera del giorno.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“