Comprendere la Parola di Dio ovvero convertire il cuore al Suo amore
Venerdì della XVI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
L’evangelista Matteo insiste molto sulla fede praticata. La prima professione di fede è quella che si effettua con le opere della carità. Esse sono possibili nella misura in cui il seme della Parola di Dio è accolto in un cuore contrito e umiliato, cioè aperto e desideroso d’incontrare il Signore.
Il frutto, che sono le opere di misericordia, rivela se siamo come il terreno che si lascia lavorare, purificare e fecondare o siamo refrattari all’opera di Dio in noi. Leggendo in chiave missionaria la parabola ci rendiamo conto che il discepolo è chiamato a portare nel mondo la luce e la sapienza di Dio. Per essere autentici testimoni di Cristo dobbiamo offrire al mondo la salvezza di Dio non anatemi, soluzioni umane o, peggio ancora, noi stessi.
Tutto si gioca tra la semina e il raccolto del frutto, quindi tra l’ascolto e la fede professata attraverso le opere di Carità. Nel tempo di mezzo c’è quello che Matteo chiama il comprendere che è qualcosa di molto più ampio del capire. Dio ha parlato all’uomo in tanti modi attraverso i profeti, ora parla a noi attraverso Gesù, parola del Regno. Dire Regno significa alludere a Dio nell’atto di governare, prendersi cura di noi, entrare in relazione con noi attraverso cui rivelare non tanto segreti ma comunicare il suo Amore. Dio parla agli uomini alla maniera umana perché quello che Lui comunica possa essere accolto dall’uomo e attivare un processo attraverso il quale egli diventa capace di amare come è amato da Dio. Comprendere dunque non significa afferrare dei concetti e possederli ma lasciarsi trasformare nella mente. La comprensione di cui parla Gesù altro non è che la conversione ovvero il cambiamento di mentalità che si traduce in cambiamento di modo di vivere e relazionarsi.
È impossibile comprendere Dio ma Lui, diventando uomo e usando il nostro linguaggio ha reso comprensibile il suo amore, cioè la logica con la quale parla agendo e agisce parlando. Alcuni, trovando la scusa di non capire quello che c’è scritto nella Bibbia, si scoraggiano nel leggerla. La Bibbia contiene in un mirabile intreccio la parola di Dio e le parole degli uomini. Nella lettera del testo biblico palpita il cuore di Dio e quello degli uomini. Perché la parola di Dio entri nel cuore è necessario che passiamo dalla nostra pelle al cuore di quegli uomini le cui vicende e le cui parole interpretano il nostro vissuto e attraggono il nostro vissuto nel grande flusso della storia della salvezza guidata dal Signore. Questo passaggio non è automatico perché richiede una scelta di fede che si incarna nell’atteggiamento dell’apertura mentale e della fiducia, nella disponibilità a crescere umanamente senza accontentarsi di quello che si è, si sa o si fa, nell’accettare i tempi lunghi e ritmi, a volte ripetitivi, che il processo di maturazione richiede, nell’abbandonare pensieri che alimentano l’ansia.
L’ascolto e la comprensione, ovvero la conversione, che ha le sue tappe, le sue verifiche, il suo linguaggio e le sue scelte, culmina con il portare frutto, l’essere generativi. Il discepolo di Cristo nel momento cin cui si verifica non deve domandarsi cosa ha ottenuto o quali risultati ha conseguito, ma come ha ascoltato la Parola di Dio e in che modo la interiorizzata e tradotta in opere di amore?
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!
Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]