Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]
L’autolesionismo dell’invidia
Il Libro della Sapienza afferma che: «La morte è entrata nel mondo a causa dell’invidia del diavolo e ne fanno esperienza quelli che gli appartengono». L’invidia è la caratteristica propria di Satana; consiste nel colorare di nero ogni cosa, sicché anche il bene diventa male. Dall’alto della loro presunta autorità gli scribi di Gerusalemme scendono in Galilea per emettere il loro giudizio contro Gesù giustificandolo con l’accusa che egli in realtà è il principe dei demoni; lo dimostrerebbe il fatto che gli spiriti impuri gli obbediscono quando egli li scaccia.
La delegazione degli scribi, che avrebbe dovuto verificare ciò che realmente accadeva in Galilea, invece emette una sentenza basata su una interpretazione della realtà. Proprio loro, gli scribi, conoscitori della Parola di Dio avrebbero dovuto riconoscere meglio di chiunque altro che in Gesù si stavano compiendo le Scritture. Invece sono acciecati dall’invidia e dall’orgoglio e, confondendo il bene col male, sviano anche quelli che danno loro credito. Sono guide cieche che pretendono di condurre altri ciechi non rendendosi conto di star cadendo in un burrone. Gli scribi fanno il gioco di satana, il grande accusatore, colui che mette l’uno contro l’altro.
Ma chi fa guerra a suo fratello in realtà distrugge sé stesso. Chi incarna la parte dell’avversario è finito. A tal proposito è illuminante la rappresentazione che Giotto fa dell’invidia nella Cappella degli Scrovegni. Si tratta di un personaggio mostruoso, cieco, dalla cui bocca esce un serpente pronto ad avvelenare con il suo morso il viso stesso dell’invidioso. L’invidia si manifesta attraverso parole calunniose riversate sugli altri come acido corrosivo che deturpa e distrugge.
Accecati dall’orgoglio si sparge veleno con illazioni, giudizi cattivi e sentenze ingiuste. Gesù non cede alla provocazione e non contrattacca ma risponde alla insensatezza del loro parlare con un ragionamento lineare e reale. Benché siano ostinati e cocciuti il Maestro non rinuncia al dialogo e alla logica dell’andare contro il nemico da combattere egli oppone quella dell’andare verso l’altro per conquistare un fratello. L’invidia ha un effetto autolesionista che dà la morte a chi si lascia dominare da essa. La bestemmia contro lo Spirito Santo è il rifiuto a lasciarsi vincere dall’amore di Dio.
La Parola di Gesù che perdona, risana, risuscita va accolta con umiltà e gratitudine perché veramente possa fruttificare. Lasciamoci vincere dalla bellezza di Dio e avvolgere dal suo Amore che scioglie i nodi del peccato e ci libera dai pesi dell’orgoglio. Incontrarlo nella Parola e nell’Eucaristia ci aprirà gli occhi per riconoscerlo come nostro Salvatore e accogliere gli altri come nostri fratelli.
Signore Gesù, Tu che fai casa con noi, ci edifichi come Tempio di Dio di cui Tu sei la pietra d’angolo che i malvagi hanno scartato ma che il Padre ha scelto e ha posto come fondamento della Chiesa. Aiutaci a riconoscere dentro di noi la voce dell’invidia il cui veleno acceca e rovina le relazioni umane. Lo Spirito Santo purifichi il nostro cuore dall’orgoglio che alimenta la sfiducia e la diffidenza perché diventi capace di accogliere nell’intimo la grazia di Dio che sana le ferite del peccato, rinsalda i legami affettivi unendo le nostre anime nel vincolo della carità fraterna.