don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 23 Febbraio 2022

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Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

Solo gli imperfetti amano

Giovanni riferisce a Gesù di aver assistito ad un tentativo di esorcismo da parte di una persona estranea al loro gruppo. Quella scena ha suscitato nei discepoli una certa preoccupazione fino al punto di pensare di impedirglielo perché era a loro evidente l’abuso di potere: come si permetteva quel tale di agire in nome di Gesù senza appartenere alla comunità dei suoi discepoli. L’apostolo ricorda che i suoi compagni qualche giorno prima non erano riusciti a scacciare un demonio, pur avendo ricevuto da Gesù tale potere, e questo tale chi crede di essere?

Forse ancora brucia quella esperienza e suscita invidia il fatto che un altro riesca a fare ciò in cui loro hanno fallito. Emerge una mentalità monopolizzatrice del potere, anche quello finalizzato al bene. Il fatto che nelle parole dell’apostolo il noi è ripetuto tre volte fa capire quale peso abbia il ruolo nella valutazione dei fatti e nel giudizio sulla persona. Loro stessi si auto-eleggono termine di paragone sul quale misurare, valutare e giudicare.

Nel ragionamento di Giovanni s’intravede la critica che spesso serpeggia nelle nostre comunità. Non è forse vero che spesso ci permettiamo di dare o revocare patenti di dignità nel compiere un ministero e questo a partire dai nostri criteri di giudizio? La risposta di Gesù spiazza Giovanni perché non asseconda la loro intenzione, ma invita a vedere le cose dal suo punto di vista. È Gesù il termine di paragone perché è lui il vero criterio di discernimento delle situazioni! Da qui ne consegue che chiunque faccia del bene, lo compie sempre attraverso di Lui, che misteriosamente lo abita, anche se non è pienamente appartenente alla comunità cristiana.

In altri termini diremmo che il bene che facciamo possiamo compierlo solo attraverso lo Spirito Santo che Gesù dalla croce dà a tutti. Il modo con cui Gesù vede quell’uomo e valuta il suo comportamento, giudicato male dagli apostoli, è il modo con cui Dio vede e valuta ciascuno di noi. Quello che Gesù apprezza non è la forma, ma il bene che possiamo fare anche se siamo imperfetti. Corriamo il rischio di ricercare la perfezione formale, la correttezza dei modi, e non cogliamo l’essenziale, cioè il bene che Dio opera in noi e attraverso di noi. 

Signore Gesù, purifica il mio narcisismo pastorale per il quale il mio io diventa metro di misura e genera invidia. Illumina il mio cuore perché possa riconoscere con gratitudine che il bene che posso fare è frutto del tuo Spirito. Liberami dall’ansia di controllare e giudicare gli altri. Scioglimi dai lacci della paura della novità che mette in crisi abitudini e consuetudini e mi irrigidisce nelle relazioni con gli altri. La luce della tua sapienza mi faccia cogliere il bene che c’è in ciascuno dei fratelli anche in quelli dei quali non condivido le scelte di vita e che fanno percorsi diversi dai miei. Togli il velo del pregiudizio dal mio volto perché il mio viso sia solare e da esso traspaia la gioia dell’amore fraterno.