Responsabilitร e servizio
XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)
Dal libro del profeta Isaรฌa Is 45,1.4-6
Ho preso Ciro per la destra per abbattere davanti a lui le nazioni.
Dice il Signore del suo eletto, di Ciro:
ยซIo lโho preso per la destra,
per abbattere davanti a lui le nazioni,
per sciogliere le cinture ai fianchi dei re,
per aprire davanti a lui i battenti delle porte
e nessun portone rimarrร chiuso.
Per amore di Giacobbe, mio servo,
e dโIsraele, mio eletto,
io ti ho chiamato per nome,
- Pubblicitร -
ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca.
Io sono il Signore e non cโรจ alcun altro,
fuori di me non cโรจ dio;
ti renderรฒ pronto allโazione, anche se tu non mi conosci,
perchรฉ sappiano dallโoriente e dallโoccidente
che non cโรจ nulla fuori di me.
Io sono il Signore, non ce nโรจ altriยป.
Ciro, profezia di un Messia che viene da lontano
Le parole del profeta sono un invito a guardare gli eventi e la storia del mondo con occhi nuovi: gli uomini e i popoli si agitano, sono mossi da interessi e passioni, hanno slanci di generositร e ripiegamenti egoistici, ma il Signore li conduce e tutto fa entrare nel suo disegno di salvezza. Il profeta rivela ciรฒ che il Signore sta per compiere in favore del suo popolo: il re dei persiani Ciro, dopo una serie di spedizioni vittoriose in cui conquista e sottomette, lโuno dopo lโaltro, tutti i regni dellโAsia Minore e dellโoriente, si dirige infine contro Babilonia dove non incontra resistenza ed entra trionfalmente. Dominatore incontrastato del mondo, emana un editto nel quale si presenta come il salvatore degli oppressi, il difensore dei deboli, lโuomo pio di cui Dio si serve per realizzare i suoi piani. Ordina che siano liberati tutti i deportati: se lo desiderano, possono tornare nella terra dei loro padri, praticare la loro religione, anzi, egli stesso vuole contribuire alla ricostruzione dei luoghi di culto distrutti dai soldati di Babilonia (Esd 1,1-4).
il Signore โ per bocca di questo profeta โ presenta Ciro come il suo eletto (v. 1). Poi, come avviene negli oracoli di intronizzazione di un re (Sal 2; 110), Dio si rivolge direttamente al nuovo sovrano (vv. 4-5). Un titolo straordinario รจ stato dato da Dio a Ciro: eletto โ dice la nostra traduzione (v. 1) โ unto, messia, cristo โ รจ invece il termine usato nel testo originale. Il Signore gliene ha attribuito altri: โMio pastore, colui che porterร a compimento ogni mio disegnoโ (Is 44,28); โricostruttore della mia cittร , liberatore dei miei deportatiโ, colui che โho stimolato per la giustiziaโ e di fronte al quale โspianerรฒ tutte le vieโ (Is 45,13). Sono espressioni che fanno quasi supporre che Ciro sia considerato dal profeta come lโatteso salvatore, il messia, il re che โdominerร da mare a mare e dal fiume fino ai confini della terraโ (Sal 72,8). Ciro fu lo strumento del Signore per liberare il popolo dalla schiavitรน di Babilonia e โ questa รจ la sorpresa โ portรฒ a compimento questโopera di salvezza senza esserne cosciente.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicรฉsi 1Ts 1,1-5
Mรจmori della vostra fede, della caritร e della speranza.
Paolo e Silvano e Timรฒteo alla Chiesa dei Tessalonicรฉsi che รจ in Dio Padre e nel Signore Gesรน Cristo: a voi, grazia e pace.
Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti lโoperositร della vostra fede, la fatica della vostra caritร e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesรน Cristo, davanti a Dio e Padre nostro.
Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione.
La gioia nel riconoscere lโazione dello Spirito per la diffusione del Vangelo
Paolo giunse a Tessalonica nel 50 d.C. e, comโera sua consuetudine, annunciรฒ Cristo anzitutto ai giudei che, in giorno di sabato, si riunivano nella sinagoga. I risultati furono piuttosto deludenti, pochi credettero alla sua predicazione. Ebbe un successo maggiore quando predicรฒ ai pagani che aderirono alla fede in numero considerevole, fra di loro anche non poche donne della nobiltร (At 17,1-9). Dopo poche settimane, un subbuglio provocato dai giudei lo costrinse ad abbandonare precipitosamente la cittร , prima di essere riuscito a spiegare ai discepoli i temi centrali della fede; da qui la convinzione di aver lasciato dietro di sรฉ una comunitร piuttosto fragile.
Un giorno ecco giungere da Tessalonica i compagni di fatiche apostoliche Sila e Timoteo, latori di notizie tanto sorprendenti, quanto inattese: la comunitร dei tessalonicesi si era sviluppata, era cresciuta rigogliosa ed era divenuta un modello di fede e di pratica della caritร fraterna; affrontava con coraggio la persecuzione, le vessazioni, le molestie dei non credenti e godeva della stima dei pagani per la vita integra che i battezzati conducevano; tutti conservavano un nostalgico ricordo di Paolo, gli erano immensamente grati, perchรฉ da lui erano stati introdotti alla fede e consegnati a Cristo, attendevano con ansia una sua visitaโฆ
+ Dal Vangelo secondo โ Mt 22,15-21
Rendete a Cesare quello che รจ di Cesare e a Dio quello che รจ di Dio.
In quel tempo, 15 i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: โMaestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo veritร . Tu non hai soggezione di alcuno, perchรฉ non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, diโ a noi il tuo parere: รจ lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?โ. 18Ma Gesรน, conoscendo la loro malizia, rispose: โIpocriti, perchรฉ volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributoโ. Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandรฒ loro: โQuesta immagine e lโiscrizione, di chi sono?โ. 21Gli risposero: โDi Cesareโ. Allora disse loro: โRendete dunque a Cesare quello che รจ di Cesare e a Dio quello che รจ di Dioโ.
LECTIO
Contesto
Dopo le tre parabole indirizzate in particolare ai capi dei sacerdoti e ai responsabili del popolo, la discussione cambia stile assumendo quella della disputa. Per ciascuna delle quattro diatribe con Gesรน si alternano altrettanti gruppi di avversari. Nella prima gli interlocutori sono i farisei ed erodiani che cercano di portare Gesรน sul terreno scivoloso della liceitร del tributo a Cesare (22,15-22), nella seconda sono i sadducei a metterlo alla prova sulla questione della risurrezione dei morti (vv. 23-33), quindi tocca ad un rappresentante dei dottori della Legge ad interrogare il Maestro circa la gerarchia dei comandamenti (vv. 34-40), per finire sโinvertono i ruoli sicchรฉ lโinterrogato interroga i farisei riguardo al rapporto tra il Messia e Davide (vv.41-46).
Struttura
Introduzione (pre-consiglio per metter alla prova Gesรน)โ vv. 15-16a
Domanda per mettere alla prova Gesรน 16b-17
Domanda e Richiesta di Gesรน v.18-19a
Risposta degli interroganti v. 19b
Replica di Gesรน v. 20
Conclusione (Preparativi per la passione di Gesรน), v.21.
Lโepisodio รจ introdotto dallโannotazione dellโevangelista circa la reazione dei farisei allโinsegnamento di Gesรน, fatto in parabole, in seguito al quale si erano sentiti offesi. Dunque, si organizzano per metterlo alla prova e raccogliere elementi sufficienti al fine di accusarlo. Il piano inizia a realizzarsi inviando alcuni farisei insieme ai rappresentanti della fazione degli erodiani. Si tratta di unโalleanza strategica messa su col solo fine di abbattere Gesรน, perchรฉ i due gruppi erano su posizioni molto lontane, soprattutto per quello che riguardava il rapporto con lโautoritร politica. Infatti, i farisei, essendo piรน pii e religiosi mal sopportavano le ingerenze romane soprattutto negli affari legati al culto. Gli erodiani, invece, erano simpatizzanti e collaborazionisti dellโautoritร costituita. I farisei mettono alla prova Gesรน insieme con gli erodiani perchรฉ vorrebbero allargare il fronte avversario a quello che la folla riconosceva come un rabbรฌ. Gli inviati sono latori di un messaggio da parte dei mittenti dei quali รจ nota lโintenzione. Lโapproccio degli inviati contrasta in maniera plateale con la missione loro affidata. Essi si presentano come dei convinti ammiratori di Gesรน chiamato col titolo di ยซMaestroยป. Lo riconoscono come un autorevole interprete della volontร di Dio che non si piega alla logica del compromesso. Questo elogio suona come una benedizione. Il problema รจ che essa รจ solamente formale col solo intento di carpire la buona fede di Gesรน e indurlo ad uno sbilanciamento grazie al quale lโavrebbero fatto cadere o sul versante dellโaccusa di collaborazionismo o su quello della ribellione. In un modo o nellโaltro, ovvero, o del popolo o del re, essi erano convinti di poter dimostrare che Gesรน fosse un traditore.
Chiamandolo ยซmaestroยป i suoi avversari collocano Gesรน in quella categoria di persone che oggi potremmo definire ยซinfluenzerยป o ยซopinionistiยป che rendono noto il loro parere su ogni tipo di questione, pur non avendo competenze. Per i farisei piรน intransigenti la religione, fondata sulla legge mosaica, doveva estendere la sua autoritร su ogni ambito della vita. Un vero Israelita non poteva non seguire che la sola Legge promulgata da Mosรจ. Dunque, ogni altra legge, era da rigettare perchรฉ non poteva coesistere con quella propria dโIsraele. I farisei avevano la consapevolezza di essere parte di un popolo diverso e separato dagli altri popoli proprio per il fatto che Israele ha la Legge e gli altri no. Immischiare due ordinamenti giuridici o tollerare la loro coesistenza significava tradire la propria vocazione alla purezza rituale e cultuale. Al Maestro non pongono tanto la domanda se le tradizioni dei padri, che essi esaltano e assolutizzano, sia veramente conforme alla volontร di Dio, quanto piuttosto chiedono di schierarsi a favore o contro la loro idea di giustizia. La questione รจ posta nellโambito della liceitร , ovvero se la norma โcivileโ di pagare il tributo a Cesare รจ conforme o no alla โlegge costituzionaleโ mosaica.
Lโintenzione malevola dei suoi interlocutori, che vestono i panni di discepoli in cerca della sapienza, non sfugge allโintelligenza di Gesรน che smaschera lโipocrisia degli avversari e ne chiede conto. Essi, che in realtร cercano solo un pretesto per accusare Gesรน, sono da lui rinviati alla loro stessa coscienza. La stessa, che mostrano in crisi davanti al dilemma se sia giusto pagare il tributo a Cesare o no, dovrebbe suggerire loro se il quesito che gli hanno sottoposto รจ lecito o no.
La risposta di Gesรน non entra in merito alla questione della liceitร del tributo perchรฉ egli, al contrario di loro, non sia fa giudice di nessuno. Chiede che dalla teoria si passi al pratico e che gli si venga mostrata la moneta del tributo. Egli non ce lโha con sรฉ ma in compenso ce lโhanno i suoi avversari, sicuramente gli erodiani che gliela presentano. Gesรน sa bene di chi รจ lโimmagine e lโiscrizione corrispondente sulla moneta che gli presentano, ma vuole che venga riconosciuta da chi lo interroga. La moneta nascosta e poi ostentata รจ di Cesare. La strategia di Gesรน รจ far venire alla luce lโingiustizia dei suoi avversari che replicano quella dellโoppressore straniero. Essi mostrano qualcosa che non appartiene a loro, per questo la devono restituire al legittimo proprietario. Similmente essi vorrebbero tenere in pugno Gesรน, ma non si puรฒ trattenere per sรฉ o usare secondo i propri interessi qualcosa o qualcuno che appartiene a Dio, persino la propria vita.
Nella domanda a trabocchetto si cela la mal sopportazione del tributo perchรฉ considerato un orgoglioso capriccio del governante, oppure una prassi di comodo e compromesso per avere salva la vita.
Se, dunque, per utilitร o interesse si paga il tributo a Cesare, molto di piรน si deve restituire a Dio, senza trattenere indebitamente per sรฉ, Colui che รจ lโimmagine visibile del Dio invisibile. Restituire a Dio ciรฒ che gli spetta significa riconoscerne lโautoritร e la sua dignitร di re dellโuniverso. Restituire รจ il verbo della responsabilitร . Gratuitamente si รจ ricevuto da Dio e gratuitamente si offre a Lui. Diversa, invece, la logica mondana per la quale la pace che viene โimpostaโ deve essere ยซpagataยป mediante il censo.
Non cโรจ opposizione tra Dio e Cesare ma cโรจ un irriducibile contrasto tra lโatteggiamento rappresentato da Cesare e quello riconducibile a Dio. Non puรฒ coesistere culto ed empietร nellโatteggiamento degli uomini, ma nel progetto di Dio egli puรฒ avvalersi dei re stranieri per attuare il suo disegno di salvezza a avantaggio di tutti. Se dunque รจ lecito pagare il tributo a Cesare in base ai servizi che Egli ha reso, รจ ancora piรน giusto rispondere alla chiamata di Dio e mettersi al suo servizio.
Tutta la scena verte sul tentativo di far uscire allo scoperto la vera immagine dellโaltro. Con la loro richiesta, i farisei e gli erodiani vorrebbero portare in luce il fatto che Gesรน รจ un traditore. Con la sua risposta Gesรน dapprima dimostra che i suoi interlocutori sono servi di Cesare e che a lui devono obbedire, giacchรฉ gli mostrano la moneta del censo con impressa lโimmagine e il nome dellโimperatore, poi mostra la sua vera immagine di sapiente perchรฉ servo di Dio del quale porta impressa lโimmagine e il nome. Egli non รจ un traditore ma รจ il servo di Dio che per obbedienza alla volontร di Dio e per il bene di tutti gli uomini pagherร il prezzo del riscatto dal peccato con la sua vita. A Cesare si dร il prezzo della โpaceโ di poco valore che egli impone sui popoli, mentre a Dio si offre la propria vita come segno di amore riconoscente e oblativo.
MEDITATIO
Ciรฒ che lโaviditร egoistica monetizza lโamore responsabile valorizza
La parabola dei contadini omicidi rivela lโingiustizia perpetrata soprattutto dalle autoritร religiose che, dimenticando di aver ricevuto da Dio il dono e la responsabilitร di prendersi cura del popolo, non corrispondono alle Sue aspettative e non rispondono ai bisogni della gente, soprattutto dei poveri. Quando in una relazione si tralascia la memoria che alimenta la gratitudine si perde la virtรน della riconoscenza e prende piede lโaviditร . Sicchรฉ le persone non sono riconosciute nel loro valore intrinseco ma il rapporto con esse viene monetizzato. Il tradimento รจ il risultato della monetizzazione delle relazioni, per cui lโinnamoramento non matura in amore, la ricerca del piacere non sfocia nel senso del dover esser per lโaltro, lโobbedienza non diventa responsabilitร .
Lโimperatore romano aveva imposto un tributo monetario per affermare la sua autoritร e il suo diritto di proprietร . Pagare il tributo significava riconoscere tale diritto e accettare di appartenere al regnante. Alla domanda tendenziosa che viene rivolta a Gesรน soggiace lโidea che il regno dei Cieli sia altro rispetto a quelli terreni e che la logica sulla quale si regge il primo sia diversa da quella su cui poggiano i secondi. In definitiva, si vorrebbe affermare la tesi per la quale fede e vita camminano su binari paralleli se non addirittura in direzione opposta lโuna allโaltra. Separare la relazione con Dio da quella con lโautoritร umana porta ad un conflitto nel quale viene chiesto di parteggiare per lโuno o per lโaltro, come se aderire alla fede sia in contrasto con il proprio credo politico. Oggi come allora spesso si assiste a battaglie ideologiche, dietro cui si nascondono logiche dโinteresse individuale, in cui la laicitร รจ sinonimo contrario di religiositร . Si conducono battaglie in nome della laicitร , come se il suo valore fosse minacciato dalla religiositร e si organizzano nuove crociate in nome della difesa della religiositร . Cosรฌ facendo si mortifica la dignitร dellโuomo e si tradisce la volontร di Dio.
La risposta che Gesรน dร a coloro che vorrebbero farlo cadere nella trappola della partigianeria parte dallโoggetto materiale del contendere. La moneta ha un suo valore economico dato dal materiale di cui รจ fatta, ma ha anche un valore immateriale che dipende dallโuso che se ne fa. La moneta del tributo era coniata con lโimmagine e il nome dellโimperatore in carica per far conoscere a tutti chi era il Cesare di turno a cui obbedire.
Rendere a Cesare ciรฒ che รจ suo non significa confondere lโautoritร politica con Dio e avallare ogni sua azione considerandola buona a prescindere, ma vuol dire riconoscerne lโautoritร e ciรฒ che rappresenta. La prima lettura, tratta dal profeta Isaia, invita a riconoscere nel re Ciro, benchรฉ non fosse israelita, un inviato di Dio per il bene del popolo. Il fatto che รจ straniero non giustifica la diffidenza, lโostilitร e la reticenza che sono generate dal pregiudizio. Abbiamo paura dellโombra dellโautoritร per il fatto che รจ vista come una realtร a noi estranea che ci sovrasta. La paura che lโaltro invada il campo della nostra vita rubandoci il pieno controllo e il possesso ci fa alzare muri di protezione che limitano molto la capacitร di comunicare il bello che cโรจ in noi. Questa paura deve cedere il posto alla fiducia che cresce nella docilitร allโazione dello Spirito Santo che imprime in noi lโimmagine di Dio. S. Paolo rivolgendosi ai cristiani di Tessalonica loda ยซlโoperositร della vostra fede, la fatica della vostra caritร e la fermezza della vostra speranzaยป nella quale si rende visibile la loro obbedienza allโazione dello Spirito di Dio.
Gesรน ci invita ad appartenere al Regno dei Cieli e a considerare Dio non come unโautoritร superiore che impone la sua volontร , ma come il fondamento della nostra vita, la pietra angolare sulla quale costruire la nostra esistenza. Accettare il suo invito e obbedire significa fare un cammino di ritorno alla nostra origine, affondare le radici della nostra volontร per intercettare la fonte della vita.
Misconoscere e rifiutare lโautoritร comporta il dramma di tagliare le radici che garantiscono alimentazione e stabilitร , significa defilarsi dalla propria responsabilitร e allentare i legami di appartenenza fino ad annullarli. La crisi che viviamo nelle famiglie, nelle comunitร , nella chiesa stessa, รจ crisi di appartenenza che affonda le sue radici nella difficoltร a riconoscere lโautoritร e nel vivere lโobbedienza responsabile. Pagare il tributo a Cesare รจ un atto di restituzione con il quale non si rinuncia alla propria libertร , ma la si fa dono per appartenere alla comunitร degli uomini e per renderla sempre migliore.
Ogni uomo รจ la moneta di Dio sulla quale รจ impressa la Sua immagine ed รจ scritto il Suo nome. Rendere a Dio ciรฒ che รจ suo significa fare della propria vita un dono a Lui. La relazione con Dio non deve essere ridotta a un โdovereโ da compiere, una tassa da pagare per stare tranquilli come se fosse il โpizzo mafiosoโ, ma necessita di maturare nella logica del dono e della corresponsabilitร . Il grado di maturitร e dโintimitร in una relazione รจ dato dal modo con il quale rendiamo il servizio, cioรจ restituiamo ai fratelli lโamore che Dio ci dona.
In una societร โliquidaโ, cioรจ che cambia forma in maniera repentina senza darci il tempo di adattarci, i legami di appartenenza sono addirittura allo โstato gassosoโ. Sentiamo lโurgenza di soddisfare il bisogno di sicurezza e di salvezza, ma esso sarร possibile solamente se, a partire dagli adulti, matura la responsabilitร di non trattenere per sรฉ il bene che si รจ ricevuto ma di restituirlo trasmettendolo agli altri nelle relazioni quotidiane. Cโรจ infatti un legame strettissimo tra vita di fede e vita sociale. Nella misura in cui la relazione con Dio รจ resa viva crescendo gradualmente nella logica del dono da accogliere e restituire, matura anche la responsabilitร civile nei confronti del bene comune. La famiglia, la comunitร , la Chiesa non appariranno come strutture che ci ingabbiano, ma le sentiremo come casa nostra la cui soliditร e bellezza dipendono dal servizio che offriamo e dal bene che diffondiamo.
Obbedire non significa cedere ad un altro lo spazio della propria libertร ma condividerlo con lui, cosรฌ la restituzione non vuol dire rinunciare a ciรฒ che ci appartiene ma comparteciparlo.
La fede non sia ipocrita
Nellโultima settimana della vita di Gesรน sono concentrati alcuni incontri, tra cui quello con una delegazione composta da farisei ed erodiani. Sono due categorie di persone molto differenti tra loro; i primi stretti osservanti della legge che mal digeriscono lโingerenza dellโimperatore romano nelle questioni religiose, i secondi invece sono filogovernativi. Essi pongono la questione sulla liceitร del tributo da pagare allโimperatore. Gesรน รจ chiamato in causa, a dispetto di quello che affermano allโinizio, non perchรฉ lo rispettino e ne ammirino la sapienza, ma per avere un motivo per accusarlo.
In altri termini, essi sono veramente ipocriti perchรฉ nascondono il loro reale volto e le loro intenzioni dietro la maschera di coloro che vorrebbero essere illuminati da una parola autorevole che indichi loro la cosa giusta da fare. In realtร essi vogliono che Gesรน, sbilanciandosi da una parte o dallโaltra, si schieri. Anche noi siamo esposti alla tentazione tante volte quando siamo contattati o siamo depositari di confidenze e indotti a prendere una posizione a favore o contro qualcuno. Gesรน, anche se รจ chiamato in causa come una sorta di giudice, non sta al gioco e, rifiutandosi di giudicare sulla liceitร del tributo, eleva il discorso da un piano politico e sociale a quello teologico e antropologico.
Proprio perchรฉ Gesรน insegna la via di Dio secondo veritร , egli non si ferma allโapparenza o alle questioni secondarie, come sono quelle legate alla logica della spartizione del potere, ma punta dritto alla veritร e va al cuore delle cose. Il suo ragionamento non รจ elaborato in astratto o per partito preso, ma parte dal contatto con la realtร . Per questo vuole vedere la moneta del tributo. Cโรจ unโevidenza riconosciuta da tutti; lโimmagine e lโiscrizione appartengono allโimperatore. Cosรฌ ogni uomo, secondo il racconto della Genesi, รจ lโimmagine di Dio e porta il suo nome. Il denaro รจ di Cesare mentre lโuomo appartiene a Dio. Spesso questa veritร la nascondiamo a noi stessi anteponendo allโappartenenza a Dio Padre la dipendenza altre cose. La vera fede non contrappone le persone in nome di una ideologia o di una specifica appartenenza partitica, ma riconosce al di lร delle differenze, il comune legame filiale a Dio che ci fa fratelli. La fede non orienta le scelte partitiche ma quelle esistenziali che determinano il fine per cui vivere.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per lโevangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualitร biblica a Matera
Fonte โ il blog di don Pasquale โTu hai Parole di vita eternaโ