don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 22 Luglio 2023

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Da testimone oculare a ministra della Parola – Santa Maria Maddalena

Dal Cantico dei Cantici (Cant 3,1-4)

Trovai l’amore dell’anima mia.

Così dice la sposa:

«Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato

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l’amore dell’anima mia;

l’ho cercato, ma non l’ho trovato.

Mi alzerò e farò il giro della città

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per le strade e per le piazze;

voglio cercare l’amore dell’anima mia.

L’ho cercato, ma non l’ho trovato.

Mi hanno incontrata le guardie che fanno la ronda in città:

“Avete visto l’amore dell’anima mia?”.

Da poco le avevo oltrepassate,

quando trovai l’amore dell’anima mia».

Il pellegrinaggio dell’amore

Il Cantico dei Cantici è un componimento poetico che inneggia all’amore sponsale. I protagonisti sono due giovani sposi che si cercano e si desiderano. L’amore spinge fuori da sé verso l’altro, non per catturarlo o sedurlo ma per donarsi. L’amato, più che oggetto del desiderio, è il destinatario dell’amore di cui si è capaci.

L’assenza dell’amato può portare alla chiusura o ad inabissarsi nel proprio dolore. La sposa del Cantico, invece, indica nella ricerca dell’Amato, il modo migliore per superare la tentazione della disperazione. Ciò che muove la sposa è una misteriosa forza di attrazione che esercita l’amore. Ciò che il peccato e la morte divide, l’amore riunisce nell’abbraccio del dono reciproco.

Bisogna superare molte resistenze, interiori ed esteriori, che ci bloccano e ci limitano: pregiudizi, pretese, rimorsi, risentimenti. L’amore rende il cuore ostinato e perseverante nel bene. Ogni ferita diventa sorgente di gioia e di pace.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 20,1-2.11-18

Ho visto il Signore e mi ha detto queste cose.

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».

Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto».

Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”».

Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

Da testimone oculare a ministra della Parola

Maria di Magdala è il modello di ogni apostolo del Vangelo perché ella da testimone oculare diventa missionaria della risurrezione. Il tutto avviene nel primo giorno della settimana ad indicare che la domenica è la cifra simbolica del tempo nel quale si avviano processi generativi di trasformazione. Il passaggio avviene tra due scoperte. La prima è sconcertante e riguarda la tomba, trovata inaspettatamente aperta e vuota, attorno alla quale ruota la sua affannata ricerca; la seconda concerne l’incontro con il Risorto che porta a compimento il processo di salvezza avviato con la liberazione da sette demoni.

Il sepolcro vuoto è un messaggio non verbale che viene frainteso. La tristezza per la mancanza di Gesù è talmente forte da non ascoltare il messaggio che proviene dalla grotta sepolcrale che a ben vedere è abitata dagli angeli che s’interessano del suo dolore. La Parola di Dio ci interroga ma essa ci rimane indifferente fin quando non scopriamo che siamo alla presenza di Colui che credevamo assente. Gesù è il vero custode del giardino come lo era Dio nel paradiso terrestre.

Come Lui va in cerca di Adamo chiedendogli il motivo del suo nascondimento, così il risorto interroga Maria sul perché delle sue lacrime. Con il peccato Adamo ed Eva scoprono di essere nudi e ne provano vergogna e si nascondono, nel giardino la Maddalena scopre di essere amata da Chi la conosce per nome perché, con la sua morte, l’ha redenta facendone una nuova creatura.

Ella non può trattenere Gesù come se fosse un bene da possedere tra le sue mani ma la gioia, che il Risorto le ha messo nel cuore, deve portarla ai suoi fratelli che ancora sono nella tristezza e nel dolore. Così la fede non è un insieme di verità disincarnate e avulse dalla vita, altrimenti saremmo dei semplici ricettatori di reliquie. Il credente è invece colui che si lascia incontrare da Cristo vivo e gli permette di abitarlo e di conformarlo a Lui per essere suo fedele testimone in mezzo agli uomini e donne del suo tempo.

Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera

Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna