don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 22 Agosto 2020

Sfidare l’ipocrisia con la fedeltà

Sabato della XX settimana del Tempo ordinario

L’ipocrisia delle persone nella Chiesa, soprattutto quelle che hanno delle responsabilità o sono posti in autorità, non è un alibi per non ascoltare la parola di Dio e metterla in pratica. Gesù riconosce la rettitudine dell’insegnamento degli scribi e dei farisei, se sono fedeli alla Parola di Dio, ma stigmatizza alcuni atteggiamenti che sono causa di scandalo. L’ipocrisia non priva di valore l’insegnamento di Dio e della chiesa, ma fa perdere la sua efficacia sanante nel cuore degli uomini, che addirittura l’avvertono come un peso insopportabile.

Dio ci parla anche attraverso servi indegni. Non dobbiamo fermarci ai loro limiti e alle loro fragilità per non inciampare nel nostro cammino di fede e allontanarci dal Signore. Impariamo a relativizzare l’importanza degli uomini per dare il giusto peso a Dio nel nostro cammino di fede. Infatti, ricorda Gesù, che uno solo è il Maestro, come uno solo è il Padre e unica la Guida, Cristo. 

Sebbene con responsabilità diverse, siamo tutti fratelli e, come tali, fragili e peccatori. Siamo tutti figli e tutti discepoli. Quando siamo tentati di giudicare gli altri, sebbene a ragione, dobbiamo ricordare che non ci compete, ma, da seguaci di Cristo, dobbiamo perseguire ben altri fini rispetto a quelli di coloro di cui stigmatizziamo l’atteggiamento ipocrita. 

Se qualcuno ci lega pesanti fardelli, con Gesù noi siamo chiamati a condividere i pesi dei fratelli. Se qualcuno ricerca l’ammirazione degli altri, noi desideriamo e operiamo perché sia santificato il nome di Dio in mezzo ai fratelli. Il titolo onorifico più gratificante per il cristiano non può che essere lo stesso che il Padre ha dato a Gesù: Il figlio-servo amato.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!


Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
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