don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 21 Novembre 2021

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Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

Gesù Cristo, Re dei cuori

Nel pretorio si consuma il faccia a faccia tra Pilato e Gesù o quello che potremmo chiamare un incidente probatorio. Il primo è un servitore del potere umano che si piega alla logica del calcolo politico e il secondo dice di sé di essere testimone della Verità che s’inginocchia davanti agli uomini per amarli servendoli e dando loro la propria vita. Le autorità ebraiche avevano interrogato Giovanni Battista chiedendo chi fosse e lui aveva confessato negando di essere il Cristo o il Profeta, ma affermando di essere «voce» della Parola. Infatti, lui, che è chiamato l’amico dello Sposo, rende testimonianza alla Luce che viene nel mondo.

Lo fa indicando in Gesù l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Cosa dice di sé Gesù? Rispondendo a Pilato che gli chiede se fosse re, egli replica affermativamente ma specificando che la regalità a cui allude l’accusa è ben diversa da quella esercitata da lui. La regalità di Gesù si manifesta in tutto il suo splendore sulla croce dove, spogliato di tutto viene “rivestito” della potenza dello Spirito Santo. Questa è la maestà e la forza di cui parla il Salmo 92. Lo Spirito Santo consacra Gesù quale Cristo Re il cui regno è eterno e indistruttibile perché il suo potere è alimentato dall’amore che non si esaurisce e non della ricchezza o delle armi che invece conducono alla distruzione.

Sulla croce Gesù viene consacrato Re, Sposo dell’umanità e Sommo Sacerdote. La regalità di Gesù è esercitata sul cuore dell’uomo nel quale è riversato lo Spirito Santo. Egli ci libera dal peccato e, unendo la nostra vita a quella di Gesù, ci mette in grado di compiere il comandamento dell’amore fraterno. Gesù non è re dei castelli arroccati ma dei cuori in festa! I primi discepoli di Gesù, ispirati dalla testimonianza del Battista iniziano a seguire Gesù che li invita ad andare con lui per vedere. Nel cammino del discepolato non mancano le crisi e la tentazione di volgersi indietro. Ogni volta Gesù chiede di fare una scelta di responsabilità.

Pietro, portavoce dei discepoli che rimangono con il Maestro, riconoscono che solo Gesù ha parole di vita eterna. La comunione con Cristo ci permette di far aderire sempre di più il nostro cuore al suo per appartenere al suo regno ed esercitare la carità fraterna. Essa infatti è la via che ci riconcilia con il Padre e ci fa essere un’unica famiglia, la verità che sostiene la nostra speranza e infonde coraggio per compiere la volontà di Dio, la vita che vince la morte e ci rende credibili testimoni della risurrezione. Partecipare alla regalità di Cristo significa essere testimoni della Verità, servi dei fratelli e custodi del creato.

Un saluto usuale tra i cristiani di un tempo è: Cristo Regni. Lo può fare se gli offriamo la nostra vita e ci mettiamo al suo servizio. La regalità di Cristo si manifesta nella solarità del sorriso di chi accoglie e ascolta i fratelli, nell’amabilità con la quale si parla con gli altri, nella delicatezza con cui si curano le ferite degli infermi, nella semplice profondità con la quale si condivide la fede, nella gioia con cui si partecipa alla felicità altrui, nella compassione con la quale si piange con chi è nel lutto, nell’intimità spirituale che si crea quando due o più sono uniti in preghiera.

Signore Gesù, Sposo e Sacerdote, ti contempliamo sul trono della croce, nudo e povero di tutto ma ricco di misericordia. Tu, il testimone fedele della Verità, sei Re perché ci dai l’esempio di come vivere la Carità e come essere operatori di giustizia e di pace. In un mondo dominato dalla logica del calcolo utilitaristico e in cui vige la legge del più forte che s’impone sul più debole, ci chiami ad aderire alla tua proposta di vita e di entrare a far parte della tua comunità in cui i fratelli e le sorelle si servono vicendevolmente con animo lieto e generoso. Il tuo Spirito faccia del nostro cuore il trono da cui Dio possa regnare.

Ci renda, ad immagine tua, un regno di sacerdoti che, con la fede annunciata e praticata, predicano il Vangelo, che con la gioia della carità servano gli ultimi tra gli uomini e con il coraggio della speranza coinvolgano tutti nella lotta per la giustizia sociale e la custodia del creato, la nostra casa comune.