don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 20 Marzo 2022

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Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

La pazienza, la grazia nella disgrazia

Parlando ai Filippesi s. Paolo esorta ad attendere Gesù Cristo che viene a trasfigurare il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso. La conversione, oggetto dell’appello urgente lanciato da Gesù nel vangelo, consiste esattamente in questa trasformazione che è un’operazione condotta a quattro mani, per così dire. Infatti, la conversione avviene quando l’uomo e Dio dialogano tra loro, come la trasfigurazione di Gesù avvenne mentre era in preghiera.

Non si tratta di un cambiamento solamente estetico, ma della mente, ovvero del proprio modo di pensare e, dunque, di relazionarsi con Dio e con i fratelli. La preghiera è l’incontro tra l’uomo misero e Dio misericordioso. Nella pagina evangelica due fatti di cronaca nera fanno da sfondo all’insegnamento di Gesù. Il vangelo non prescinde dalle esperienze tragiche della vita nelle quali l’uomo sperimenta drammaticamente la sua strutturale povertà, precarietà e insufficienza.

Anche nel deserto, durante il tempo dell’esodo, Israele ha vissuto il dramma della fame e della sete che ha fatto loro dimenticare le grandi opere compiute da Dio per liberarli dall’Egitto. Anzi, nella prova gli Israeliti, si sono ribellati a Lui coltivando la nostalgia della schiavitù quando, per lo meno, avevano le cipolle con cui sfamarsi. Quando la nostalgia prende il posto della speranza la fiducia si spegne ma si accende lo sdegno e la mormorazione.

Il messaggio centrale risiede nell’esortazione a non abbandonare la preghiera nel momento della sofferenza perché l’ascolto della Parola di Dio rianima il ricordo dell’amore di Dio, rasserena il cuore e rende gli occhi della mente più lucidi per fissare lo sguardo sulla meta del nostro esodo esistenziale stabilita nel Cielo. Nel dialogo con Mosè Dio rivela la sua identità di Signore della storia. Il nome «Io Sono» è il nome di Dio che si fa compagno di strada dell’uomo soprattutto nella fatica e nel dolore. L’amore di Dio è misericordioso e paziente perché ha sempre fiducia nelle nostre capacità, come il vignaiolo della parabola raccontata da Gesù.

Infatti, nonostante la nostra durezza di cuore e la sterilità spirituale, non si stanca di amarci con tenerezza e tenacia. Ribellarsi a Dio rende infruttuosa la nostra condizione umana, povera ma potenzialmente feconda. Al contrario, la fede, vissuta in dialogo con la Parola di Dio, si traduce in opere di giustizia e di misericordia in favore dei fratelli anche in un contesto sfavorevole come può essere quello del deserto, simbolo della solitudine e di ogni tipo di prova. Il vignaiolo parla di un anno nel quale intensificare il lavoro per rendere produttivo l’albero.

Il tempo della quaresima ci ricorda che la nostra vita terrena è il tempo che viene offerto per lasciarci convertire e per trasformare la provvidenza divina in dono d’amore agli altri. Da qui l’invito di Gesù a vivere il tempo della vita come esercizio di una continua conversione aprendo il cuore all’azione di Dio con la preghiera soprattutto nel momento delle prove dolorose. Il dono della pazienza, grazia nella disgrazia, ci insegna a saper rimanere saldi nella fede quando siamo nel turbinio del dolore, in modo da non scadere nella mormorazione e nella colpevolizzazione ma di perseverare nel bene per produrre frutti di giustizia e di misericordia in ogni tempo.   

Signore Gesù, Tu che nella prova sei stato istigato dal diavolo a tentare Dio e a sfidarlo per dimostrare se veramente ti era Padre, aiutaci a non perdere la fiducia in Lui quando il dramma della malattia ci umilia e la spada della morte di ferisce. Insegnaci a pregare offrendo a Dio il nostro dolore affinché i traumi non si mutino in rabbia aggressiva e colpevolizzante. Donaci la pazienza di saper stare con Te nella sofferenza per perseverare nel bene e nella comunione fraterna. Tra le tenebre dello sconforto illumina la mente per intravedere la luce della tua consolazione che ci guida e per sentire nella nostra solitudine il sostegno della tua mano forte e tenera.