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don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 2 Gennaio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Gv 1, 19-28

Giovanni Battista umile lampada dalla quale risplende nel mondo la Luce di Dio – Feria propria del 2 Gennaio – Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1Gv 2,22-28)

Quello che avete udito da principio rimanga in voi.

Figlioli, chi è il bugiardo se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L’anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio. Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre.

Quanto a voi, quello che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quello che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre. E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna.

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Questo vi ho scritto riguardo a coloro che cercano di ingannarvi. E quanto a voi, l’unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che qualcuno vi istruisca. Ma, come la sua unzione vi insegna ogni cosa ed è veritiera e non mentisce, così voi rimanete in lui come essa vi ha istruito.

E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo avere fiducia quando egli si manifesterà e non veniamo da lui svergognati alla sua venuta.

La carità di Dio è il compendio del Vangelo

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Come la legge di Mosè si compendia nel comandamento dell’amore a Dio e al prossimo, così tutto il vangelo si riassume nel primo annuncio: Dio è Padre e ci ama donandosi mediante suo Figlio e lo Spirito Santo. L’esortazione di Giovanni mira a radicare la fede in questa verità che non è astratta ma che è vitale per la nostra vita perché senza l’amore di Dio non possiamo vivere.

Credere nell’amore di Dio (rimanere in) vuol dire accoglierlo nelle forme con le quali ce lo dona. È lo Spirito Santo che guida i nostri cuori a desiderare l’amore di Dio ed accoglierlo con frutto. Sempre Lui ci aiuta a distinguere la verità dalla falsità, il bene dal male. La verità è l’amore di Dio che rende capace anche il credente di praticarlo nella carità fraterna.

L’anticristo è colui che si presenta come guida e maestro ma che inganna coloro che gli prestano attenzione. L’anticristo, nei fatti, puntando tutto sulle regole e la legge, esclude la grazia di Dio. Nessuno può rendersi giusto con le sue sole opere. L’anticristo è il praticante non credente che è attento al rispetto formale della legge ma esclude dalla propria vita Dio e il suo amore che perdona.

Concentrato su sé stesso, tende a nascondere i suoi limiti o a viverli con senso di fallimento e di colpa. Chi, invece si lascia amare da Dio, scopre che proprio nel suo peccato Dio lo ama perdonandolo e rialzandolo dalla caduta.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,19-28)

Dopo di me verrà uno che è prima di me.

Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».

Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».

Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Giovanni Battista umile lampada dalla quale risplende nel mondo la Luce di Dio

Tutti i vangeli fanno precedere il racconto della missione di Gesù da quello il cui protagonista è Giovanni, chiamato il Battista perché battezzava sulle sponde del Giordano. L’immersione nell’acqua era un rituale già usato in alcune comunità, soprattutto quella di Qumran, poco distante dal luogo dove battezzava Giovanni.

Il significato era penitenziale, ci si purificava per essere degni di incontrare il Signore che stava per venire. Come ogni figura profetica, anche il Battista non richiama tanto al rispetto formale delle regole etiche e religiose quanto invece alla relazione con Colui che supera tutti in dignità perché è il Signore. Con umiltà riconosce che la sua missione non è autoreferenziale, non ha la presunzione di dimostrare a Dio, alle autorità o alla gente chi sia.

Lui è solo la voce che annuncia l’imminente avvento del Signore ed esorta ad accoglierlo. Il Battista indica presente Colui che Dio ci dona, la sua Benedizione. Per accoglierla abbiamo bisogno di assumere come lui un atteggiamento di umiltà e di servizio. C’è un altro battesimo a cui siamo chiamati, quello dell’unione intima con Gesù nella sua passione e morte per vivere da risorti insieme con Lui.

La benedizione di Dio diventa realtà se la facciamo fruttificare in opere di carità operosa.

Uniti a Lui, possiamo essere lampada che permette alla luce di Dio di brillare e indicare all’uomo la via della vita.

Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera

Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna

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