Giovanni Battista umile lampada da cui risplende nel mondo la Luce di Dio
Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno
Tutti i vangeli fanno precedere il racconto della missione di Gesù da quello in cui il protagonista è Giovanni chiamato il Battista per il fatto che battezzava sulle sponde del Giordano. Il gesto dell’immersione nell’acqua, non era un’invenzione di Giovanni, ma era un rituale già usato in alcune comunità, soprattutto quella di Qumran, poco distante dal luogo dove battezzava Giovanni. Il significato del rito era legato alla pratica penitenziale attraverso la quale s’intendeva purificarsi per essere degni di incontrare il Signore.
Giovanni accompagnava il rito dell’immersione nelle acque del Giordano con parole profetiche che richiamavano le folle a rispettare le norme morali della legge. Si era creato un considerevole movimento di gente attorno a lui tanto che fu inviata da Gerusalemme una delegazione di autorità religiose per verificare l’identità del Battista.
Come ogni figura profetica, anche il Battista non richiama tanto al rispetto formale delle regole etiche e religiose, quanto invece all’essenziale relazione con Colui che supera tutti in dignità perché è il Signore. Giovanni dice di sé di non essere degno neanche di compiere il gesto più semplice di servizio nei confronti di un padrone. Con umiltà riconosce che la missione che compie e il servizio che svolge non hanno la presunzione di dimostrare a Dio o alle autorità o ancora alla gente chi sia. La sua attività è in funzione della salvezza che il Signore sta operando. Giovanni che semplicemente dice di sé di essere la voce che annuncia l’imminente avvento del Signore, ci insegna che l’essenza della missione non è fare qualcosa ma essere in relazione di umile servizio a Dio e verso gli altri. L’autoreferenzialità è, al contrario, ciò che vanifica ogni cosa.
Giovanni non sfrutta il suo consenso popolare per farsi un nome e una posizione, ma per confessare che il Signore, già presente in mezzo al suo popolo, sta per manifestarsi.
Giovanni mi pare essere l’esempio del discepolo che nel suo servizio a Dio, non tende a legare a sé le persone, ma riconosce di essere persino indegno di quella missione e che il battesimo che amministra è solo un segno, privo di significato, se non è vissuto come preparazione all’incontro col Signore.
Le pratiche religiose e l’osservanza dei comandamenti non servono a renderci più santi, ma a creare lo spazio necessario perché il Signore possa veramente abitare nel cuore.
C’è un altro battesimo a cui siamo chiamati che è quello dell’unione intima con Gesù nella sua passione e morte per vivere da risorti insieme con Lui.
Giovanni non risplende di luce propria perché «non era lui la luce, ma doveva testimoniare la Luce». Uniti a Gesù anche noi possiamo essere lampada che permette alla luce di Dio di brillare e indicare all’uomo la via della vita.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!
Commento a cura di don Pasquale Giordano
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