L’attesa purifica il desiderio: dall’avere all’amare
Il vangelo di Luca si apre con la presentazione di una coppia di anziani, Zaccaria ed Elisabetta, entrambi di famiglia sacerdotale. Erano stretti osservanti della legge, ma anche stigmatizzati dal fatto di non aver avuto figli perché Elisabetta era sterile.
La loro età ormai avanzata aveva spento ogni umana speranza di avere un figlio, ma non era diminuita la loro fiducia in Dio, infatti, nonostante tutto, custodivano la sua promessa: siate fecondi, crescete e moltiplicatevi. Dio è fedele alle sue promesse, ma a modo suo! Perché tarda a realizzarle, perché far attendere tanti anni prima di donare loro il figlio tanto desiderato? L’attesa purifica il desiderio e prepara chi riceve il dono a offrirlo a sua volta, e non a trattenerlo per sé.
Attraverso l’attesa Dio ci educa a desiderare, affinché il desiderio dia forma ad un progetto di vita non centrato su di sé ma sull’altro. Il desiderio allora non coinciderà con il bisogno, ma si concretizzerà in un progetto di cura paziente e amorevole dell’altro.
- Pubblicità -
Il fine del prendersi cura non è semplicemente fare qualcosa per l’altro, ma fare qualcosa perché l’altro realizzi sé stesso, la sua vocazione, quello per cui Dio lo ha creato e me lo ha donato in custodia. Arriva il momento del lasciare andare, in cui se anche si crea una distanza, l’altro è custodito nel cuore.
Come la terra che trattiene e custodisce l’acqua diventa feconda, così la persona che custodisce la promessa di Dio nel cuore può generare vita.
Leggi la preghiera del giorno.
- Pubblicità -
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“