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don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 18 Dicembre 2023

Dal travaglio della fede Giuseppe è generato come padre

Dal libro del profeta Geremìa Ger 23,5-8

Susciterò a Davide un germoglio giusto.

«Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –

nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto,

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che regnerà da vero re e sarà saggio

ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra.

Nei suoi giorni Giuda sarà salvato

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e Israele vivrà tranquillo,

e lo chiameranno con questo nome:

Signore-nostra-giustizia.

Pertanto, ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali non si dirà più: “Per la vita del Signore che ha fatto uscire gli Israeliti dalla terra d’Egitto!”, ma piuttosto: “Per la vita del Signore che ha fatto uscire e ha ricondotto la discendenza della casa d’Israele dalla terra del settentrione e da tutte le regioni dove li aveva dispersi!”; costoro dimoreranno nella propria terra».

Germogli di speranza

Geremia, come ogni profeta, è chiamato a pronunciare la parola di Dio che denuncia e annuncia. La denuncia mette in luce la causa del male che si subisce. La responsabilità del dramma della distruzione del tempio di Gerusalemme e dell’esilio è in capo alle autorità accusate di essere negligenti nell’educare il popolo alla giustizia e reticenti nell’impedire la deriva pagana. Tuttavia, la parola del profeta accende la speranza perché riafferma la verità dell’amore di Dio che, in quanto tale è stabile e non viene mai meno.

Tutto ciò che si poggia sulle forze umane crolla e non supera la prova del tempo, mentre la fede che si radica in Dio rimane salda. Dio annuncia che lui stesso, mediante l’opera di uomini e donne ispirati da sentimenti giusti e retti, radunerà il popolo disperso sotto la guida di un re saggio e fedele. L’oracolo profetico accenna ad un discendente di Davide al quale Dio aveva promesso un erede il cui regno non avrebbe avuto mai fine.

L’annuncio profetico si compie in Gesù di cui l’angelo svela la sua vocazione e missione regale. Gesù, pregando il Padre, confida che tutti coloro che gli sono stati affidati li ha custoditi e consacrati nella verità perché anch’essi potessero partecipare alla sua regalità vivendo ogni giorno e con tutti il comandamento dell’amore fraterno.  

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 1,18-24

Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe, figlio di Davide.

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.

Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

«Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:

a lui sarà dato il nome di Emmanuele»,

che significa «Dio con noi».

Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Dal travaglio della fede Giuseppe è generato come padre

Come già la genealogia di Gesù fa intuire, anche la generazione di Gesù non è un evento classificabile come naturale perché opera dello Spirito Santo. Giuseppe, per quanto sia un uomo buono, non può accettare un figlio non suo e tuttavia rispetta Maria, che pensa di lasciare senza il clamore dell’ufficialità del ripudio.

Chiunque di noi al suo posto avrebbe assunto lo stesso atteggiamento di rifiuto e di presa di distanza. Il travaglio interiore di Giuseppe non deve essere stato affatto facile da gestire, soprattutto considerando la difficoltà di coniugare l’affetto sincero per Maria e la delusione di vedere infranti i suoi progetti.

In questo turbinio di emozioni Dio parla a Giuseppe mentre dorme e lo esorta a non temere di prendere Maria come sua sposa. Giuseppe non oppone resistenza. Il suo sonno è proprio dell’uomo che riposa in Dio, che affida a Lui ogni ansia e preoccupazione e, così facendo, si dispone ad accogliere la sua volontà.

Nel riposo della preghiera si cedono le armi della difesa e la parola di Dio permette di allargare lo spazio visivo, non più ristretto all’io ferito e dolorante, ma all’oceano dell’umanità che attende la goccia del nostro sì a Dio. Giuseppe si svincola dalla legge e segue Dio, in quel momento che diventa padre a tutti gli effetti, perché la legge non genera nulla, Dio genera la vita.

Giuseppe diventa padre quando sceglie di essere uomo di Dio piuttosto che uomo di legge.

Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera

Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna

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