Il giorno della verità
Dal libro della Sapienza Sap 13,1-9
Se sono riusciti a conoscere tanto da poter esplorare il mondo, come mai non ne hanno trovato più facilmente il sovrano?
Davvero vani per natura tutti gli uomini
che vivevano nell’ignoranza di Dio,
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e dai beni visibili non furono capaci di riconoscere colui che è,
né, esaminandone le opere, riconobbero l’artefice.
Ma o il fuoco o il vento o l’aria veloce,
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la volta stellata o l’acqua impetuosa o le luci del cielo
essi considerarono come dèi, reggitori del mondo.
Se, affascinati dalla loro bellezza, li hanno presi per dèi,
pensino quanto è superiore il loro sovrano,
perché li ha creati colui che è principio e autore della bellezza.
Se sono colpiti da stupore per la loro potenza ed energia,
pensino da ciò quanto è più potente colui che li ha formati.
Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature
per analogia si contempla il loro autore.
Tuttavia per costoro leggero è il rimprovero,
perché essi facilmente s’ingannano
cercando Dio e volendolo trovare.
Vivendo in mezzo alle sue opere, ricercano con cura
e si lasciano prendere dall’apparenza
perché le cose viste sono belle.
Neppure costoro però sono scusabili,
perché, se sono riusciti a conoscere tanto
da poter esplorare il mondo,
come mai non ne hanno trovato più facilmente il sovrano?
I segni del creato rimandano alla gloria del Creatore
L’autore del Libro della Sapienza, dopo aver ripercorso le tappe fondamentali della storia della salvezza in cui l’unico e vero Dio si è manifestato nella sua onnipotenza liberando Israele dalla schiavitù degli Egiziani e conducendoli nella terra promessa, critica i culti pagani che idolatrano gli elementi della natura. L’uomo da sempre è rimasto impressionato e affascinato dalla forza e dalla bellezza della natura.
Chi scrive giudica come stolto l’uomo che, sebbene religioso, non riesce a comprendere che la bellezza che contempla nella natura e la potenza dei suoi elementi sono segni che rimandano ad una bellezza e ad una forza superiori, la Sapienza di Dio. Tutto canta la gloria di Dio: «I cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento annuncia che è opera della sue mani» (Sal 18). La multiforme bontà del creato suggerisce espressioni di lode indirizzate al Creatore.
Il vero culto è l’eucaristia perché è l’unico sacrificio vivo e che vivifica chi lo compie, al contrario dei culti pagani con i quali s’intende conquistare dagli idoli quello che l’unico e vero Dio elargisce per pura grazia. La preghiera di lode e di ringraziamento dispone chi la offre a ricevere con frutto i doni della Provvidenza.
✝ Dal Vangelo secondo Luca Lc 17,26-37
Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti.
Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà.
In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot.
Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva.
Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata».
Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi».
Il giorno della verità
Noè e Lot sono due personaggi biblici protagonisti di alcune vicende raccontate nel libro della Genesi. Entrambi si salvano dalla morte perché obbediscono alla voce di Dio che a Noè dà l’incarico di costruire una barca, abbastanza grande da poter ospitare almeno una coppia per ogni specie di esseri viventi, prima del diluvio e ordina a Lot di uscire dalla città di Sodoma prima della sua distruzione.
Essi si distinguono dagli altri che invece continuano a condurre una vita che sembra normale ma che invece si rivela fallimentare perché non resistono all’onda d’urto delle vicende storiche. La routine della vita ci porta a fare sempre le stesse cose, ma esse diventano nuove nella misura in cui sono fatte con amore e per amore e non semplicemente per sé stessi, per abitudine o per convenzione. Il contesto sociale nel quale viviamo non è dissimile da quello evocato da Gesù e caratterizzato da uno stile di vita materialistico.
Mangiare, bere, sposarsi, lavorare, sono le attività comuni degli uomini e delle donne. Questa è la normalità! Cosa è che non va? Semplicemente non va il fatto che attraverso le attività della vita non si cresce umanamente se si vive come macchine, il cui fine è solo produrre quello che serve per la propria sussistenza. Questo non significa vivere, ma è “tirare a campare”, vivacchiare. C’è chi pensa che salvare la propria vita significa semplicemente realizzare i propri sogni e desideri; ma la storia insegna che ragionare in questo modo vuol dire incamminarsi verso un finale tragico, non solo perché non si riesce ad essere veramente felici e soddisfatti, ma si perde anche quello che si è cercato di realizzare.
Perdere la vita per Gesù vuol dire fidarsi di Lui, seguirlo e imitarlo. Come Noè e Lot anche Gesù va controcorrente ed è in dissonanza con la cultura che esalta il piacere e mortifica la dignità umana. Nel tempo della tribolazione egli non si tira indietro e non torna sui suoi passi per salvare sé stesso, ma obbedisce fino in fondo alla voce dello Spirito che lo porta a offrire la sua vita sulla croce per amore. Proprio perché si spoglia della gloria divina rivestendo fino alla fine i panni del servo della volontà di Dio, Gesù viene esaltato e vive per sempre.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“