don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 17 Giugno 2023

400

L’Amore è una ricerca continua per lasciarsi incontrare dall’Amato

Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria

Dal libro del profeta Isaìa (Is 61,10-11)

Gioisco pienamente nel Signore.

Sarà famosa tra le genti la loro stirpe,

la loro discendenza in mezzo ai popoli.

- Pubblicità -

Coloro che li vedranno riconosceranno

che essi sono la stirpe benedetta dal Signore.

Io gioisco pienamente nel Signore,

- Pubblicità -

la mia anima esulta nel mio Dio,

perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza,

mi ha avvolto con il mantello della giustizia,

come uno sposo si mette il diadema

e come una sposa si adorna di gioielli.

Poiché, come la terra produce i suoi germogli

e come un giardino fa germogliare i suoi semi,

così il Signore Dio farà germogliare la giustizia

e la lode davanti a tutte le genti.

La lode sgorga dal cuore riconoscente

Il servo di Dio, rimasto fedele nella tribolazione, intona un inno di lode e di ringraziamento per l’opera della salvezza compiuta dal Signore. Il profeta da voce a quel piccolo resto d’Israele che, confidando nel Signore, ha attraversato il tempo della prova sperimentando la grazia di Dio che non abbandona i suoi figli negli inferi ma li risuscita. Questo piccolo resto è il germoglio che attesta la vittoria dell’amore sull’odio, della giustizia sulla prevaricazione, del perdono sulla violenza, della solidarietà sull’egoismo, dell’umiltà sull’orgoglio. È un inno che vuole infondere speranza a chi è scoraggiato perché Dio è fedele e porta a compimento sempre le sue promesse di bene. Ci ha creati per la felicità e perché nell’amore possiamo essere fecondi. Chi loda il Signore non lo fa solo a parole ma soprattutto con i gesti concreti di carità fraterna, la quale sviluppa e fa fruttificare i semi di bene che Dio ha messo nel cuore di ogni uomo.

+ Dal Vangelo secondo Matteo Lc 2,41-51

Tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo.

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.

Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.

Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.

Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.

L’Amore è una ricerca continua per lasciarsi incontrare dall’Amato

A dodici anni Gesù compie un primo rito di passaggio dall’infanzia verso la maturità. Avviene un piccolo strappo tra lui e i suoi genitori che però in essi comporta un grosso dolore. infatti, con angoscia lo cercano temendo che gli sia capitata una sciagura. Il cuore di Maria e di Giuseppe è profondamente turbato da quell’improvviso “scherzo” che li ha messi in profonda agitazione. Perché non li ha avvisati? Perché ha mancato loro di rispetto? La domanda di Maria naturalmente nasce da un dolore interiore perché si sente messa da parte, o meglio, non considerata nella sua identità di madre e posta in secondo ordine rispetto ad altri interessi che Gesù reputa più urgenti. Una volta trovato il figlio nel tempio, Maria continua a cercare il senso di quella scelta così incomprensibile. Quando un genitore pensa di saper tutto di suo figlio capita qualcosa che mette in discussione le proprie certezze. Sono turbamenti provvidenziali perché fanno comprendere che l’altro è sempre un mistero, cioè una persona, non un qualcosa di cui disporre o gestire. Maria interroga il mistero non con un animo aspro e risentito ma con un cuore disponibile ad accogliere la parola dell’altro anche se è dura da comprendere e accettare.

«Perché mi cercavate?», se non venisse da Gesù questa domanda suonerebbe come un’insolente protesta e un atto di accusa, come fanno molti adolescenti che se la prendono con i genitori, giustamente premurosi ma a volte troppo apprensivi. Tuttavia, questo interrogativo ci induce a riflettere su cosa ci muove a cercare qualcuno e per quale fine. È evidente che Maria e Giuseppe cercano Gesù perché lo amano e il loro senso di responsabilità li induce a fare di tutto per trovarlo. Ma è sempre opportuno rivolgere al nostro cuore questa domanda per verificare ciò che ci lega a Dio e alle persone che amiamo. Il legame affettivo che unisce coloro che si amano deve maturare attraverso una necessaria purificazione se non lo si vuole condannare alla degenerazione della possessività o dell’indifferenza o all’ insignificanza.

Anche nel cuore di Maria, come quello di ogni madre, si affaccia la tristezza di una perdita o, meglio diremmo, del distacco, che il processo di maturazione di una persona porta con sé. «Non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Una cosa è sapere che ognuno ha la sua storia e la sua vocazione, altra cosa è accettare quale sia il posto che una madre o un padre ha nel cammino di vita del proprio figlio.

Il ritorno a casa inaugura un tempo molto lungo di silenzio in cui Gesù rimane sottomesso ai suoi genitori e Maria custodisce ogni cosa nel suo cuore. Il cuore diventa il laboratorio nel quale fare sintesi tra la parola e la vita, tra ascolto e interrogazione della Scrittura. In questo tempo di apparente inattività la famiglia di Nazaret è stata quel tempio nel quale Gesù ha maturato la sua vocazione dentro di sé e Maria si è preparata a mettersi alla sequela del figlio per non essere solo madre di Cristo ma anche della sua Chiesa. Nel silenzio meditativo Maria accompagna giorno per giorno il figlio nella sua preparazione a dire il suo sì a Dio fino alla croce.

Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera

Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna