Cogliere nel segno
Lunedì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani Rm 1,1-7
Per mezzo di Cristo abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti.
Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio – che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo –, a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!
- Pubblicità -
Il Vangelo di Dio
Nell’incipit, della lettera indirizzata alla comunità cristiana di Roma, Paolo si presenta quale servo di Gesù Cristo e apostolo per chiamata divina insieme a tutti coloro che hanno avuto lo stesso dono per mezzo di Gesù Cristo, il crocifisso risorto. Poi specifica che il fine dell’apostolato è la missione di annunciare il vangelo di Dio. Esso è essenzialmente l’evento della Pasqua di Gesù Cristo che ha compiuto le promesse di Dio, già annunciate nella prima Alleanza. Infatti, egli è l’erede del re Davide del quale ha assunto la sua vocazione regale che si è pienamente realizzata nella risurrezione dai morti per la potenza dello Spirito Santo.
La Signoria di Gesù Cristo non è paragonabile a chi in questo mondo esercita l’autorità perché essa non viene dagli uomini ma da Dio. Similmente, l’apostolato, di cui i missionari del vangelo sono investiti, non è assimilabile a quella dei funzionari dell’imperatore, banditori di editti e proclamatori delle vittorie del re, perché l’autorità loro affidata da Dio richiede di essere esercitata al fine di annunciare la potenza del Suo amore che libera dalla morte e dona la vita vera. Ogni proclamazione del vangelo è annuncio della Pasqua nella quale Dio ha rivelato una volta per tutte la sua identità di Padre risuscitando il Figlio suo dai morti; al contempo è anche appassionato appello rivolto a tutti perché, attraverso l’obbedienza della fede, gli uomini che accolgono il vangelo si lascino trasformare dalla grazia, si conformino a Cristo e siano a loro volta testimoni dell’amore di Dio nel mondo.
+ Dal Vangelo secondo ✝ Lc 11,29-32
Non sarà dato alcun segno a questa generazione, se non il segno di Giona.
- Pubblicità -
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».
Cogliere nel segno
La malattia di cui sono affetti gli uomini della generazione malvagia è la nostalgia del passato e la preoccupazione del futuro. Questa infermità dell’anima genera ansia e non permette di vivere pienamente l’incontro con Dio, che viene a salvarci nel presente, tempo dell’ascolto e della conversione. Potremmo correre il rischio di considerarci come spettatori di questa scena mentre invece siamo i destinatari del rimprovero nel quale Gesù esprime anche la sua rabbia. La sua sapienza è superiore a quella di Salomone e la sua predicazione è più efficace di quella di Giona.
Eppure, Gesù sembra avere meno fortuna di Salomone, che ha avuto tra i suoi discepoli anche la regina del Sud la quale ha fatto un lungo cammino per ascoltarlo, o di Giona che ha camminato in lungo e in largo per tutta Ninive predicando la conversione e il perdono dei peccati e minacciando la distruzione della città. La folla si accalca perché vuole assistere ad un segno per avere la conferma delle proprie idee, per dare un senso al suo convenire attorno a Gesù.
Forse se ne tornano deluse perché non ottengono ciò che desiderano non rendendosi conto che lì c’è già chi può rispondere al proprio desiderio di gioia a patto di ascoltare il suo insegnamento e di viverlo mettendola in pratica. Dalla malattia che ci porta ad inseguire i nostri sogni piuttosto che a sintonizzarci con la volontà di Dio ci guarisce l’ascolto della sua Parola che ci dà la forza necessaria per invertire il senso di marcia della nostra vita.
La sapienza di Dio manifesta pienamente nella Croce di Cristo perché è la sapienza dell’amore che sgorga dal cuore misericordioso di Dio. La parola della Croce è la predicazione più potente di quella dei profeti perché solo essa è capace veramente di guarirci dalla nostra malvagità e salvarci. La salvezza, infatti, consiste nel realizzare la volontà di Dio rendendolo presente nel mondo con la nostra testimonianza di fede.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“