La risurrezione è il certificato di garanzia della misericordia di Dio
Giovedì fra l’Ottava di Pasqua
Sulla via verso Emmaus si erano incrociati due narrazioni, quella del dolore che alimenta i dubbi e quella dell’amore che dona speranza. Gesù aveva condotto i due discepoli a riconoscere nelle piaghe della loro storia la presenza viva di Dio che si fa prossimo all’uomo donando sé stesso per amore. La cronaca di ordinaria ingiustizia fatta ad uno sconosciuto diventa testimonianza gioiosa portata nella comunità.
La Chiesa, comunità dei discepoli di Gesù, non si regge sulla parola, anche se bella, coinvolgente ed entusiasmante degli uomini, fossero anche di fede, ma su Gesù che è presente in mezzo ad essa. Quella di Gesù nella Chiesa è una presenza viva che la rende viva e vivificante. Egli riunisce attorno a sé i suoi discepoli per narrare, attraverso l’alfabeto del dolore che gli uomini imparano presto a conoscere, l’amore fedele di Dio. Gesù rimane sempre in mezzo ai suoi e dona la sua pace. Essa ci giunge nel cuore, fugando i dubbi sulla credibilità del suo Vangelo. L’amore di Gesù è concreto, come drammaticamente autentica è stata la passione e la morte da lui sofferta. Le piaghe nelle mani e nei piedi stanno a indicare la verità dell’amore di Dio ma anche la sua eternità. Colui che è risorto dai morti non è semplicemente tornato in vita ma, morto una volta per tutte, Egli è vivo per sempre. Così il dono della sua vita all’uomo non torna più indietro, non può mai essere ritirato, ma è per l’eternità. La risurrezione è il giuramento di Dio: «Ha giurato e non si pente, Tu sei sacerdote per sempre». Tale solenne impegno vuole rassicurare l’uomo che solo in Gesù può trovare rifugio e salvezza in quanto con la risurrezione Dio stesso l’ha costituito Sacerdote per sempre. Guardando i segni della passione, toccando con mano le ferite, mangiando insieme con Gesù, irrobustiamo la nostra fede. La ragione della speranza è più forte dei ragionamenti sui quali si fondano le paure e i dubbi.
Oggi Gesù parla offrendoci le chiavi di lettura del nostro presente che non ci appare affatto chiaro e nitido. La fede è un cammino in penombra perché essa avanza con difficoltà nella nebbia della paura e del dubbio. È normale che emergano interrogativi nel cuore dell’uomo. Gesù ci parla ricordandoci le sue parole, non affidate al vento di vaghe promesse, ma scritte in maniera indelebile con il sangue sulla sua e la nostra carne. Esse sono le parole del patto nuziale dello Sposo che ama la sua sposa fino a dare sé stesso per Lei affinché divenga bella, senza macchia, né ruga. Gesù, donandoci la Pace, ci comunica il suo Spirito attraverso il quale siamo confermati nella fede e, purificati interiormente da ogni male e dal turbamento, diventiamo testimoni gioiosi della risurrezione e annunciatori credibili del Vangelo a partire dalla nostra Gerusalemme, cioè la situazione in cui ci troviamo.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!