don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 16 Agosto 2022

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L’umiltà è il “lascia-passare” del Cielo

Il ricco e il povero possono essere visti dal punto di vista sociale o da quello spirituale. Lo sguardo di Gesù sui suoi discepoli rivela loro il modo con il quale Dio vede la realtà. Egli non si ferma ad analizzarla ma vuole trasformarla. La proposta del discepolato è fatta a tutti indistintamente ma non tutti l’accettano e la prendono sul serio perché affetti da quella malattia dell’anima che si chiama presunzione di bastare a sé stessi.

Le persone autoreferenziali, che credono di essere anche autosufficienti, rendono nei fatti impossibile ciò che pensano sia possibile realizzare da soli e con le sole forze di cui dispongono. Essi sono quelli che si considerano, e sono considerati dagli altri «i primi» che però alla fine risulteranno esclusi e ci sono quelli che tutti pensano, e forse anche loro stessi, di essere tra gli esclusi che invece alla prova dei fatti saranno i primi ad entrare nel regno dei cieli.

La differenza non risiede nella condizione sociale ed economica ma nella disponibilità a farsi arricchire dagli altri e da Dio accettando il fatto di essere poveri. Chi segue Gesù non solo riconosce di essere mancante, ma soprattutto ha il coraggio di chiamare per nome il suo bisogno principale, che è l’amore. Gesù invita a coltivare la virtù dell’umiltà, propria di Dio, la cui grandezza consiste nel farsi piccolo e povero per arricchirci del suo amore.

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Nella vita non conta tanto essere padroni del mondo, ma signori di sé stessi, capaci d’indirizzare tutte le proprie facoltà verso un bene più grande che supera il desiderio del possesso. Chi riesce a distaccarsi dal proprio io, rispondendo ad una vocazione d’amore che lo porta a ragionare fuori dagli schemi utilitaristici, scopre nel «noi» della comunità un mondo nel quale la gioia della comunione fraterna è cento volte più bella e duratura della soddisfazione di ricevere applausi, onori ed encomi.

Questa è la gioia che si percepisce nello sguardo dei santi. Essi, pur lasciando tutto per Cristo, persino la vita, già gustano in questo mondo la bellezza di un amore senza confini di tempo e senza limiti.

Signore Gesù, Tu che hai attraversato la porta stretta dell’obbedienza alla volontà del Padre e ti sei fatto piccolo per diventare fratello di ogni uomo, guariscimi dalla malattia dell’orgoglio che gonfia e della presunzione di bastare a me stesso. Insegnami la via dell’umiltà perché la serena consapevolezza dei miei limiti e il bisogno di essere amato mi apra ad accogliere il sostegno morale e spirituale che viene da Dio e dai fratelli. Aiutami a confidare nella misericordia divina e a purificare il mio cuore da ogni forma di attaccamento ai beni che passano per radicare la mia speranza nelle realtà del Cielo.  

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Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
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