don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 16 Agosto 2021

704
Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

Tasche vuote e cuore pieno di gioia

Un giovane rivolge la domanda delle domande al Maestro. Il discepolo in erba sente il desiderio di diventare migliore e crede di poterlo essere esercitandosi nella pratica del bene. Probabilmente dentro di sé c’è l’aspirazione ad essere il migliore e a proporsi come modello per gli altri. Gesù corregge il tiro della sua domanda indicando in Dio l’unico modello della bontà perché Lui ne è la fonte. L’uomo che dialoga con il Maestro dimostra di cercare la via della perfezione e di identificare il fine con il mezzo. L’osservanza dei comandamenti è un mezzo per progredire e diventare persone migliori, capaci di entrare nel dialogo educativo con Dio.

Infatti, la pratica dei comandamenti ha lo scopo di migliorare il modo con cui viviamo le relazioni affinché in esse possiamo trovare la felicità. La strada della felicità è un itinerario dell’anima che passa dalla gioia intesa come gratificazione a quella della gratuità. Praticando i comandamenti mi accorgo che la loro osservanza non colma il desiderio di felicità a cui il cuore anela. La proposta di Gesù è un invito a fare uno scatto in avanti, una scelta di libertà che faccia passare dall’amare la Legge all’amore di Dio.

Tale passaggio può avvenire solamente mediante una rinuncia radicale ai beni affettivi ed effettivi la cui immagine ha preso il posto di Dio nel proprio cuore. I poveri sono i nostri veri padroni ai quali offrire il nostro servizio perché essi sono quelli che nulla possono contraccambiare. La felicità di questa pratica non consiste nel guadagno ma semplicemente nel dono vissuto come servizio gratuito. La perfezione consiste nel capovolgere la prospettiva dalla quale si guarda la vita.

La felicità consiste proprio in ciò che manca al giovane, ovvero il motivo per cui vivere, il senso che dà forza al movimento o alla pratica dei comandamenti. S’impara ad essere felici quando si sceglie di assumere come ragione ultima della propria vita non l’avere ma il dare. Bisogna stare attenti ad un equivoco che Gesù chiarisce subito. Servire è donare, non prestare. Dunque, fin quando ci preoccuperemo di possedere, anche se con l’intenzione di dare, crederemo che dare amore significhi offrire ciò che ci appartiene.

L’amore perfetto a cui Gesù vuole condurre è quello di chi ha le tasche vuote, come Lui stesso sulla croce, ed è pronto per donare tutto sé stesso e la sua povertà. Ai poveri dai quello che hai ma a Dio puoi donare solo la tua povertà, allora sarai pronto per essere arricchito di vita eterna. 

Signore Gesù, tu mi inviti a seguirti sulla strada della povertà e mi chiedi di lasciare i beni terreni per far spazio nel mio cuore all’unico vero Bene. La via che percorri è a senso unico e non ammette inversioni di marcia, aiutami a perseverare nella tua sequela anche quando i conti che ho fatto preventivamente non tornano e credo di aver sbagliato direzione nella vita. Tu, che ti sei svuotato della tua gloria per farti solidale con me in ogni cosa eccetto il peccato, insegnami a distinguere tra il donare e il prestare e donami il coraggio di osare nell’avere fiducia della tua parola.

Guidami sulla via dei comandamenti di Dio perché da Te impari a gareggiare con i fratelli nell’amore non per guadagnare il consenso degli uomini ma per ricevere la corona di gloria che il Signore ha riservato ai suoi servi fedeli, quelli che scelgono di avere i poveri come loro padroni.