don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 15 Marzo 2022

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Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

La verità è nella vita «misericordiata»

Martedì della II settimana di Quaresima

Non c’è cosa più detestabile che sorbirsi una predica moralistica con toni accusatori e prospettive minacciose. Chi sale in cattedra per insegnare deve prima fare un bagno di umiltà e riconoscere le sue mancanze e la difficoltà di tradurre in buone opere i sani principi. Non basta sapere ciò che è giusto ma è necessario praticare il bene. Ma proprio in questo passaggio tutti noi difettiamo, soprattutto se pretendiamo di poggiare tutto sulla nostra forza di volontà e nascondiamo agli altri, ma soprattutto a noi stessi, la difficoltà ad essere coerenti. 

Gesù ci invita non fermarci al giudizio contro le autorità incoerenti, ma a fare tesoro del bene di cui sono portatori, malgrado la loro cattiva condotta, e ad esaminare noi stessi per verificare che ciò che stigmatizziamo in loro non sia presente anche in noi. L’incoerenza riguarda tutti ed è per questo che siamo tutti fratelli. Ma siamo anche tutti figli di un unico Dio che ci è Padre e tutti discepoli dell’unico Maestro che è Cristo. Solo Gesù è la fonte della vera sapienza ed è l’unico modello a cui ispirare le nostre scelte.

Colui che da ricco si è fatto povero per arricchire noi, ci insegna con la vita a diventare grandi. La croce non è il fardello di doveri che Dio impone sulle nostre spalle, ma è il peso dei nostri limiti umani che Dio condivide con noi. Gesù si umilia, si fa servo, per sottoporsi con noi alla prova ed insieme vincerla. Umiliazione e servizio non sono altro che condivisione e fraternità, comportamenti che nobilitano la condizione dell’uomo e lo rendono veramente grande.

Signore Gesù, davanti a te, mite e umile di cuore, che ti sei umiliato e ti sei fatto servo dell’umanità, getto la maschera dell’ipocrisia. A te, a cui nulla è nascosto, confesso il mio peccato soprattutto quello di mostrare agli altri la perfezione che non mi appartiene. Solo tu puoi amare totalmente e per sempre io invece parzialmente e in maniera condizionata. Donami il tuo Spirito perché impari ad essere umile come te e a non vergognarmi di chiedere scusa ai miei fratelli. Donami la sapienza della Croce perché la mia vita «misericordiata» sia la testimonianza più credibile della verità.