SANTI CIRILLO E METODIO
At 13,46-49 Sal 116 Lc 10,1-9: La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.
Dagli Atti degli Apostoli At 13,46-49
Noi ci rivolgiamo ai pagani.
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In quei giorni, [ad Antiòchia di Pisìdia] Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono [ai Giudei]: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore:
“Io ti ho posto per essere luce delle genti,
perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra”».
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Nell’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero. La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione.
Vangelo senza confini
Paolo e Barnaba, guidati dallo Spirito Santo, compiono il primo viaggio missionario toccando dapprima l’isola di Cipro e poi alcune città dell’Asia Minore, la prima delle quali è Antiochia di Pisìdia. In giorno di sabato i due missionari frequentano la sinagoga dove hanno la possibilità di annunciare il vangelo ai Giudei del luogo, i quali, dopo un’iniziale accoglienza, li contrastano aspramente sobillando la popolazione e costringendoli a lasciare la città. Prima di andare via Paolo e Barnaba dichiarano apertamente che il rifiuto opposto al Vangelo è il segno che il Signore li invia anche ai pagani. In realtà non tutti i Giudei avevano voltato loro le spalle perché molti di essi, insieme ad alcuni pagani simpatizzanti del Giudaismo, si erano interessati all’annuncio fatto dagli apostoli. Ciò che poteva sembrare un fallimento invece diventa un’indicazione chiara dello Spirito di passare alla terza fase dell’evangelizzazione. Gesù, prima di ascendere al cielo, aveva detto ai suoi apostoli che sarebbero stati testimoni di lui a Gerusalemme, in Giudea, in Samaria e fino ai confini della terra. Paolo e Barnaba riconoscono che è giunto il tempo che si compia la parola di Gesù ma anche quella della Scrittura. Essa si riferisce al Servo di JHWH che è profezia di Gesù Cristo e anche di coloro che lui associa alla sua missione evangelizzatrice. Annunciare il Vangelo a tutti significa affermare la portata universale della salvezza operata da Dio. Tutti chiamati ma non tutti eletti, perché la storia dimostra che il vangelo può essere accolto ma anche rifiutato. Sia l’accettazione che il rifiuto non sono dati assodati una volta per tutte. Bisogna perseverare nella fede, nonostante le difficoltà, ma c’è sempre tempo per la conversione, almeno fino alla morte. Paolo spera che la gelosia dei Giudei che tende ad escludere i pagani si trasformi in accettazione del vangelo, sull’esempio dei pagani, lasciandosi includere nel grande abbraccio della fede in Cristo. Davanti agli ostacoli l’evangelizzatore non vede muri ma, illuminato dalla Parola e sostenuto dalla grazia dello Spirito, sa riconoscere e percorrere le strade che Dio traccia per portare il Vangelo a chiunque aspetta nel suo cuore la consolazione e la pace
+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 10,1-9
La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
Operai del Vangelo seminati nei solchi della storia
Gesù invia in missione i discepoli, gli operai del Vangelo. La preghiera è necessaria per chiedere un numero maggiore di evangelizzatori che gettino il seme della Parola nel mondo in cui domina la legge dei lupi. Gli evangelizzatori non sono eroi solitari ma piccolo gregge chiamato ad abitare in mezzo a branchi di lupi. L’operaio e l’agnello sono immagini con le quali Gesù delinea l’identità del discepolo missionario. Egli non è detentore di nulla ma beneficiario di tutto e, come tale, va incontro agli altri con fiducia e speranza, forte solamente del mandato che ha ricevuto da Dio. Egli, che non cura il suo orticello e non ha altra guida se non il Buon Pastore, vive la sua missione non per difendere qualcosa o qualcuno, ma per costruire ponti di comunicazione e rete di comunione edificati e tessute con la pace e la mitezza. Gli operai del vangelo sono inviati nella messe con l’unico equipaggiamento loro consentito, la povertà. Si tratta della disposizione del cuore ad accogliere tutto come un dono. Se si fosse ingolfati di preoccupazioni materiali non ci sarebbe spazio per la pace che Dio dona. Essi non devono contare sulle proprie forze, ma sulla provvidenza di Dio che essi sperimentano nell’accoglienza che ricevono. Tutto è grazia, tutto riceviamo senza condizioni e tutto doniamo senza limiti. Ecco perché il primo dono che offrono i missionari del Vangelo è la pace. Essi sono nel mondo il segno dell’amore gratuito di Dio che viene donato prima di ogni altro gesto o parola. Entrare nella casa, senza scegliere la migliore o quella che offre migliore ospitalità, significa inserirsi nel tessuto familiare della gente e integrarsi nella trama delle relazioni per renderle più stabili e feconde. Dio si fa prossimo all’uomo nella concretezza della sua vita attraverso i suoi testimoni che, con discrezione e rispetto, annunciano il vangelo non prima di aver ascoltato e condiviso il vissuto delle persone.
Leggi la preghiera del giorno.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“