Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]
Scoprirsi davanti a Dio
«Il lebbroso se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento» (Lv 13,46), questo prescriveva la legge di Mosè. Il lebbroso del vangelo va oltre la Legge; non si nasconde, ma cerca Gesù e si mostra a Lui. Prostrato davanti a lui non confessa il suo peccato, che nei suoi effetti corruttivi è già evidente, ma la sua speranza, ovvero la fiducia nella volontà e nella possibilità che Dio lo possa risanare. La speranza di essere purificato prevale sulla disperazione del senso di colpa (cf. Sal 31). Il corpo piagato dalla lebbra già denuncia il peccato ma solo i gesti e la parola del lebbroso rivelano il desiderio di salvezza che c’è nel suo cuore.
Alla speranza del misero risponde la compassione di Gesù. La compassione è l’emozione profonda contraria al disgusto. La misericordia, quale contatto con il cuore del misero, induce alla prossimità, il disgusto, che scatta come meccanismo automatico di difesa per la paura, causa distanza. La mano tesa di Gesù vuole indicare il gesto di Dio di «coprire» il peccato (Sal 31), cioè di non tenerne conto, e il tocco rivela plasticamente la sua volontà di donargli lo Spirito Santo che purifica e perdona. Gesù non ha paura di contaminarsi col male, perché è immunizzato dallo Spirito Santo, ma sente il forte desiderio di contagiare di Vita con la sua santità. La mano tesa per toccare l’intoccabile rivela ancora la prossimità di Dio che comunica il suo amore. La compassione nasce dal cuore che non cerca il suo interesse ma quello dell’altro, soprattutto se è povero, privo di tutto (cf. 1 Cor 10,33).
Il contatto di Gesù non è semplice opera di chirurgia plastica che guarisce la sola superficie della pelle. Colmando la distanza che separa l’uomo da Dio, egli vuole riconciliare, ovvero rappacificare per ristabilire una relazione personale e di amore con Lui. Arricchita e valorizzata, la fede, quale rapporto filiale con Dio, diventa il modello da ricalcare nelle relazioni fraterne.
La purificazione e la guarigione del lebbroso sono l’inizio di un cammino di fede e di conversione che porti a compimento ciò per cui Gesù è stato inviato. La riconciliazione con Dio è l’inizio di un cammino di liberazione che punta alla comunione piena con Dio e i fratelli. Come la malattia della lebbra intacca i tessuti della pelle interrompendo i rapporti sociali e impedendo di vivere la dimensione comunitaria della fede, così il peccato corrompe la comunione con Dio e con la comunità ecclesiale. L’abbraccio della riconciliazione apre la via del ritorno nella casa dell’uomo perché in essa possano viversi relazioni d’amore fondate sull’offerta di sé. Gesù, che non è venuto ad abolire la legge ma a darne pieno compimento, traccia una pista chiara per l’uomo purificato e riconciliato che deve seguire se veramente vuole essere un uomo libero.
Davanti a Te mi scopro
Signore Gesù,
è bello scoprirmi davanti a te
che conosci tutto di me
e mi ami come sono.
Davanti a te,
a cui non è nascosta la mia miseria,
mi spoglio della paura e dell’orgoglio,
perché il mio cuore,
libero dalla vergogna,
speri nella tua misericordia.
Grazie, Signore Gesù,
tu vedi la mia vita in brandelli,
il tuo sguardo non mi umilia,
la tua compassione copre
le mie nudità,
mi abbracci donandomi il tuo Spirito,
mi risollevi e mi spingi con forza
per iniziare con te un itinerario
di purificazione e rinnovamento.
Ricoperto della tua luce,
aiutami a voler rinascere,
e a prendermi cura del mio cuore
perché sia tenero e delicato
come la pelle di un bambino.
Percorrendo la via degli uomini,
mi basti la tua grazia;
essa mi aiuti a scoprirmi
anche davanti ai fratelli
per vantarmi
della mia debolezza
nella quale si manifesta
pienamente la tua forza.