don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 12 Novembre 2021

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Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

Il giorno della verità

Noè e Lot sono due personaggi biblici protagonisti di alcune vicende raccontate nel libro della Genesi. Entrambi si salvano dalla morte perché obbediscono alla voce di Dio che a Noè dà l’incarico di costruire una barca, abbastanza grande da poter ospitare almeno una coppia per ogni specie di esseri viventi, prima del diluvio e ordina a Lot di uscire dalla città di Sodoma prima della sua distruzione. Essi si distinguono dagli altri che invece continuano a condurre una vita che sembra normale ma che invece si rivela fallimentare perché non resistono all’onda d’urto delle vicende storiche.

La routine della vita ci porta a fare sempre le stesse cose, ma esse diventano nuove nella misura in cui sono fatte con amore e per amore e non semplicemente per sé stessi, per abitudine o per convenzione. Il contesto sociale nel quale viviamo non è dissimile da quello evocato da Gesù e caratterizzato da uno stile di vita materialistico. Mangiare, bere, sposarsi, lavorare, sono le attività comuni degli uomini e delle donne. Questa è la normalità! Cosa è che non va?

Semplicemente non va il fatto che attraverso le attività della vita non si cresce umanamente se si vive come macchine, il cui fine è solo produrre quello che serve per la propria sussistenza. Questo non significa vivere, ma è “tirare a campare”, vivacchiare. C’è chi pensa che salvare la propria vita significa semplicemente realizzare i propri sogni e desideri; ma la storia insegna che ragionare in questo modo vuol dire incamminarsi verso un finale tragico, non solo perché non si riesce ad essere veramente felici e soddisfatti, ma si perde anche quello che si è cercato di realizzare.

Perdere la vita per Gesù vuol dire fidarsi di Lui, seguirlo e imitarlo. Come Noè e Lot anche Gesù va controcorrente ed è in dissonanza con la cultura che esalta il piacere e mortifica la dignità umana. Nel tempo della tribolazione egli non si tira indietro e non torna sui suoi passi per salvare sé stesso, ma obbedisce fino in fondo alla voce dello Spirito che lo porta a offrire la sua vita sulla croce per amore. Proprio perché si spoglia della gloria divina rivestendo fino alla fine i panni del servo della volontà di Dio, Gesù viene esaltato e vive per sempre. 

Signore Gesù, Tu che davanti alla prospettiva della morte non ti sei tirato indietro ma hai offerto la tua vita sulla croce perché noi fossimo salvati, aiutaci a tenere il cuore sempre attento alla voce di Dio affinché non cadiamo nella trappola della mondanità che ci rende come macchine, fredde e tristi, destinate solo a produrre e a consumare. Insegnaci che la vita è bella non solo quando ci riserva soddisfazioni e successi, ma soprattutto quando diventa dono per Dio e aiuto concreto a chi è in difficoltà.

Dacci la forza di rinunciare a ciò che alimenta l’egoismo e ci rende isole di un arcipelago di solitudine. Fa che, incontrandoti nella stanza segreta della coscienza, nella casa comune dei fratelli riuniti nel tuo nome, nelle periferie esistenziali della storia, sappiamo cogliere sempre l’occasione di ascoltare la tua Parola per distogliere la nostra attenzione dal nostro io e riconoscere nei fratelli i destinatari del nostro amore.