I raccomandati
Mercoledì della II settimana di Quaresima
Lungo il cammino verso Gerusalemme Gesù prepara gli apostoli alla Pasqua. Essi intuiscono che non sarà una festa come tutte le altre, ma che sta per accadere qualcosa d’importante. Tuttavia, non riescono a scrollarsi di dosso quell’attesa messianica, carica di accenti trionfalistici e nazionalistici, che proiettano sul loro Maestro. Sono convinti che Gesù sta per prendere il potere con un colpo di mano al punto da non recepire i suoi ripetuti insegnamenti che invece prospettano uno scenario prossimo molto meno entusiasmante di quello immaginato dai suoi seguaci. Questo è quello che capita quando ci si innamora di una persona proiettando su di essa le proprie aspettative, o, al contrario anche quando abbiamo un giudizio negativo su qualcuno confermato da qualsiasi cosa dica o faccia. Accade che ci si faccia un’idea di una persona ma senza avere un reale contatto con lei e con la sua oggettiva realtà. Non c’è comunicazione tra chi rimane sul piano delle proprie idee senza scendere su quello della realtà che spesso rimanda una verità scomoda perché contraria alle proprie attese.
La raccomandazione della moglie di Zebedeo per i suoi due figli rende evidente la distanza tra Gesù e i suoi discepoli. Gesù sa bene quello che sta per accadere e lo anticipa, mentre i suoi discepoli preferendo inseguire le loro velleità scelgono di rimanere nella ignoranza delle loro futili attese per le quali sono anche disposti a soffrire.
Con pazienza Gesù riprende il suo insegnamento cercando di distogliere lo sguardo dei suoi apostoli dai governanti di questo mondo verso i quali nutrono al contempo sentimenti di rabbia e apprezzamento. La rabbia alimenta il desiderio di eliminarli mentre l’apprezzamento suscita quello di imitarli. Questi sentimenti ci appartengono quando giudichiamo una persona. Infatti, nel momento in cui c’indigniamo, come fanno gli apostoli con gli altri due, ci concentriamo sugli sbagli altrui nascondendo le nostre intime intenzioni.
Gesù riconduce il nostro sguardo su di lui, che patisce, muore e risorge. Come Gesù non cerca la gloria che danno gli uomini ma la volontà del Padre, così i discepoli, contemplando il suo esempio, sapranno dare un senso alla loro sofferenza. Se essa sarà vissuta come un atto di amore a Dio e ai fratelli, allora il loro sacrificio sarà un autentico servizio. La ricompensa non sarà un trono e una corona, ma la vita eterna che si riceve direttamente dalla mano di Dio.
Gesù, crocifisso e risorto, dal trono di gloria e rivestito della potenza di Dio, intercede a nostro favore presso il Padre e ci dona lo Spirito Santo affinché anche noi possiamo occupare quel trono nel cielo preparato per noi fin dalla fondazione del mondo.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!