Dio non รจ un bene di consumo ma รจ il compimento del bene โ SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO (ANNO A) โ Lectio divina
Dal libro del Deuteronรฒmio Dt 8,2-3.14-16
Ti ha nutrito di un cibo, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto.
Mosรจ parlรฒ al popolo dicendo:
ยซRicรฒrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarantโanni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi.
Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che lโuomo non vive soltanto di pane, ma che lโuomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore.
Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra dโEgitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senzโacqua; che ha fatto sgorgare per te lโacqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padriยป.
Il memoriale
La prima lettura, tratta dal libro del Deuteronomio, ci offre due indicazioni preziose che sono un unico imperativo vitale per lโuomo: ricordare e non dimenticare. Il ricordo non รจ esercizio di nostalgia, ma รจ ricondurre al cuore quello che si vive rintracciando negli eventi, soprattutto quelli piรน difficili, il filo rosso della compagnia di Dio. Ricordare รจ un pellegrinaggio interiore col quale entriamo nel deserto che ci abita ripercorrendo con la mente il sentiero tracciato dalle orme che Dio lascia camminando insieme a noi.
Dio ci ordina di ricordare, cioรจ di dilatare lo spazio del desiderio dellโincontro con Lui. Nella memoria dellโuomo rimangono impressi i segni del dolore e della gioia, la sofferenza della propria povertร e la beatitudine della caritร .
Il ricordo, che diventa preghiera, permette ancora una volta dโincontrare il Signore e sperimentare la sua premura di Padre che si prende cura del suo popolo. Lโuomo ricorda attraverso il rito, fatto di gesti e di parole, e ricordando fa festa, cioรจ rivive la gioia di essere amato da Dio. ร Lui che organizza la festa per lโuomo e lo invita a parteciparvi. Lโincontro con Dio รจ sempre una festa perchรฉ la vita che ha in sรฉ la dona con abbondanza come fa lo sposo che prepara un banchetto ricco di vivande in occasione delle sue nozze.
Dio che trasforma la schiavitรน in libertร , il deserto in un giardino, la morte in vita, il lutto in gioia, la sterilitร in feconditร , cambia anche la nostra vita. Tutto nasce e rinasce dalla bocca di Dio. Sin dal racconto delle origini Dio usa la bocca per donare il suo alito di vita e fare dellโuomo, tratto dalla terra arida e sterile, un essere vivente, capace di amare.
Il deserto รจ una terra arida senzโacqua, priva di vita. Dal deserto non si puรฒ trarre nulla se non polvere, cioรจ ciรฒ che il vento porta via. Adam, lโuomo tratto dalla terra e che รจ terra, non puรฒ vivere senza Dio. Lโuomo di terra non puรฒ vivere solo da ciรฒ che trae dalla terra, non vive di solo pane, cioรจ di quello che sazia i suoi bisogni e che puรฒ garantirsi attraverso il lavoro, ma vive se si lascia amare e ama. Lโautosufficienza รจ una illusione inutile, รจ il delirio di chi vorrebbe essere solo al comando, di sรฉ e degli altri.
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Dello Spirito di vita che esce dalla bocca di Dio si parla in tutta la Bibbia perchรฉ attraversa tutta la storia dalla salvezza. Dal racconto della creazione fino alla narrazione dellโesodo, passando per lโazione dei profeti, si parla sempre dello Spirito di Dio, lo Spirito di vita. Ogni pagina della Scrittura รจ un invito costante a mangiare e bere ciรฒ che Dio offre. Tutta la creazione dice allโuomo: questo รจ dono per te, tutto รจ Grazia. Ricordare significa gustare e vedere quanto รจ buono il Signore e beato lโuomo che si rifugia in lui.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corรฌnzi (1Cor 10,16-17)
Poichรฉ vi รจ un solo pane, noi siamo, benchรฉ molti, un solo corpo.
Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non รจ forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non รจ forse comunione con il corpo di Cristo?
Poichรฉ vi รจ un solo pane, noi siamo, benchรฉ molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo allโunico pane.
La mormorazione vanifica la grazia di Dio, la comunione fraterna la moltiplica.
Sullo sfondo delle parole di Paolo cโรจ la questione della liceitร di mangiare carne di dubbia provenienza. Alcuni, molto scrupolosi, avevano timore di mangiare quello che portavano i credenti provenienti dal paganesimo e che acquistavano al mercato. A volte poteva capitare che al mercato si vendesse parte della carne che era stata offerta agli dei. Questo era motivo di mormorazione da parte di coloro che si ritenevano puri e non volevano contaminarsi con gli altri. Paolo spiega che la vera contaminazione, che porta alla morte, รจ la mormorazione tra i fratelli. Invece di amarsi reciprocamente ci si giudica aspramente senza tener conto della capacitร di discernimento e della libertร di coscienza che ognuno ha. Paolo richiama lโesperienza dโIsraele nel deserto. Tutti gli Israeliti mangiarono al manna e le quaglie e bevvero dalla roccia, ma alcuni di essi mormorando contro Dio e i fratelli andarono incontro alla morte. La mormorazione vanifica il dono ricevuto facendo sprofondare negli inferi coloro che fomentano le divisioni. Al contrario, chi partecipa alla mensa di Cristo, cresce nellโamore fraterno per diventare fautore di comunione e artefice di unitร , pur nella diversitร di storie, sensibilitร , maturitร e capacitร di discernimento.
+ Dal Vangelo secondo Gv 6,51-58 โ Corpus Domini
La mia carne รจ vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
In quel tempo, Gesรน disse alla folla:
51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrร in eterno e il pane che io darรฒ รจ la mia carne per la vita del mondoโ.
52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: โCome puรฒ costui darci la sua carne da mangiare?โ. 53Gesรน disse loro: โIn veritร , in veritร io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dellโuomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterรฒ nellโultimo giorno. 55Perchรฉ la mia carne รจ vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, cosรฌ anche colui che mangia me vivrร per me. 58Questo รจ il pane disceso dal cielo; non รจ come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrร in eterno.
Lectio
Contesto
Dopo il segno dei pani sulla riva del mare di Tiberiade (Gv 6, 1-15) e il successivo passaggio verso Cafarnao, dove Gesรน raggiunge i discepoli camminando sulle acque (Gv 6, 16-21), anche la folla lo cerca e vi si dirige (Gv 6, 22-24); una volta trovato inizia il dialogo che avviene nella sinagoga di quella cittadina (Gv 6, 25-59). La discussione, ricca di accenni polemici, in un primo momento รจ tra Gesรน e la folla (vv. 26-40), che lo cerca per il fatto di essersi saziata con il cibo che Gesรน ha procurato, per poi degenerare in una sorta di lite con i Giudei che mormorano contro di lui (vv. 41-58).
La folla cerca Gesรน per farlo re perchรฉ riconosce in lui il compimento della promessa fatta da Mosรจ (Dt 18, 15.18). Infatti, il miracolo dei pani richiama quello della manna nel deserto. Durante il viaggio verso la terra promessa Israele sperimenta la potenza di Dio che assicura anche nel deserto il nutrimento necessario per vivere. La manna era finalizzata a sostenere il cammino. Essa termina con lโingresso nella terra promessa dove gli Israeliti sono finalmente liberi di coltivare la terra e trarne il cibo da mangiare. Il popolo doveva procurarsi il cibo raccogliendo la manna che, pur essendo considerato โcelesteโ, era deperibile come qualsiasi altro alimento โterrenoโ. Gesรน invita la folla a non procurarsi solo il cibo terreno, che deperisce e puรฒ corrompere, come la manna, ma quello che Dio offre. Infatti, Il pane di Dio, non รจ una cosa ma รจ una persona, colui che discende dal cielo per dare la vita. Gesรน identifica sรฉ stesso con il pane del cielo: ยซIo sono il pane della vitaยป (6, 34). Gli Israeliti hanno gustato il pane dato loro gratuitamente, hanno visto con i loro occhi quanto รจ buono il Signore, ma il loro desiderio non รจ andato oltre il bisogno di saziare la fame. La folla va da Gesรน non perchรฉ si sente attratta dal desiderio di vita eterna, ma dallโistinto della fame. La gente cerca ciรฒ che sazia e non ciรฒ che fa vivere, ciรฒ che riempie la pancia e non ciรฒ che compie la volontร di Dio. Gesรน aveva detto ai discepoli che lo invitavano a mangiare ciรฒ che avevano comprato a Sicar, in Samaria poco distante dal pozzo di Giacobbe: ยซMio cibo รจ fare la volontร di colui che mi ha mandato e compiere la sua operaยป (Gv 4,34). Infatti, afferma di non essere disceso dal cielo per fare la sua volontร ma la volontร del Padre, colui che lo ha mandato. Il progetto di Dio รจ questo: ยซChiunque vede il figlio e crede in lui abbia la vita eternaยป e risusciti nellโultimo giorno (cf. Gv 6, 40). La risurrezione non รจ semplicemente vivere oltre la morte, ma vivere attraverso la morte, ossia vivere per amore e per amare. Nelle parole di Gesรน alla folla in filigrana appare il racconto della creazione in cui Dio da allโuomo da mangiare ciรฒ che produce la terra. Tutti i frutti puรฒ mangiare, tranne quello dellโalbero della conoscenza del bene e del male. Istigata dal serpente, la donna vede il frutto proibito con gli occhi pieni di aviditร ; gli appare bello e buono da mangiare per acquistare sapienza, perciรฒ, prende e mangia dandone anche allโuomo. La donna ha visto e ha disobbedito al comando di Dio. Gesรน si presenta come il frutto che il Padre offre da mangiare. Le sue parole (e i segni da lui compiuti) sono vere perchรฉ in Gesรน cโรจ la sapienza, cioรจ la veritร . Il serpente, che รจ la sapienza di questo mondo, รจ menzognero mentre Gesรน, Sapienza di Dio รจ veritiero. Il Diavolo vuole allontanarci da Dio, mentre Gesรน ci accompagna verso il Padre; il Demonio vuole la nostra morte, mentre Dio desidera la nostra vita. Lโalbero della vita nel giardino dellโEden รจ la croce, posta sul Golgota, il cui frutto รจ Gesรน, il trafitto. Giovanni, dopo la trafittura con la lancia e la fuoriuscita di acqua e sangue dal fianco, cita il profeta Zaccaria 12,10: ยซVolgeranno lo sguardo a colui che hanno trafittoยป (Gv 19, 37). ยซVedere e credereยป per il quarto evangelista significa conoscere la volontร di Dio e metterla in pratica. La volontร di Dio nasce dallโamore che nutre verso gli uomini per i quali desidera la vita eterna. Dunque, il cuore del messaggio della prima parte del dialogo con la folla รจ lโautorivelazione di Gesรน, Pane di vita disceso dal cielo.
La sua provenienza divina รจ lโoggetto della mormorazione dei Giudei che presumono di sapere le sue origini, per niente nobili, perchรฉ conoscono il padre e la madre. I Giudei sanno chi รจ Gesรน perchรฉ altri uomini li hanno istruiti. Gesรน invita a non cercare la sapienza discutendo tra loro ma, come affermano i profeti (cf. Is 54,13 e Ger 31, 33-34), a mettersi in ascolto dellโinsegnamento di Dio desiderosi di essere istruiti da Lui. La Parola di Dio รจ nutriente piรน del pane che sazia la fame. Gesรน invita a cercarlo non per ricevere il pane che sazia ma la Parola di Dio che fa vivere. Bisogna ascoltare e lasciarsi guidare dal Padre che con il suo Spirito ha riversato su tutti la sua grazia e la sua consolazione e ha scritto la sua legge nel cuore. La fede รจ il dono del Padre che attira al Figlio con il desiderio di unirsi e conformarsi a lui. Egli, infatti รจ lโunico che conosce il Padre perchรฉ lo ha visto. Gesรน รจ la Sapienza di Dio da lui inviata perchรฉ chiunque lโassimila (crede in lui) possa vivere come Dio (la vita eterna). Dopo la prima autorivelazione alla folla, Gesรน ribadisce per la seconda volta: ยซIo sono il pane della vitaยป. La manna del deserto รจ solo ombra del vero pane del cielo. Infatti, i padri che lโhanno mangiata sono morti, come anche coloro che si sono nutriti dellโinsegnamento delle Scritture. Mosรจ ha portato dal monte Sinai la Legge e ha pregato perchรฉ il popolo nel deserto potesse essere sfamato da un cibo. In tal modo Dio, ha preparato Israele ad accogliere il vero pane del cielo, la Sapienza che viene dallโalto, affinchรฉ chi ne mangia possa non morire per sempre ma vivere.
Struttura
I vv. 51-58, che compongono la pericope evangelica, riportano le parole rivolte ai Giudei. Possiamo distinguere due parti separate dal v. 52 che riporta la seconda obiezione dei Giudei.
v. 51: Autorivelazione e lโautodonazione di Gesรน
v. 52: Obiezione dei Giudei
vv. 53-58: La pro-esistenza di Gesรน e del credente
v. 51: ยซIo sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrร in eterno e il pane che io darรฒ รจ la mia carne per la vita del mondoยป.
Il versetto contiene due frasi e tre affermazioni:
a โ Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.
b โ Se uno mangia di questo pane vivrร in eterno
a1 โ il pane che io darรฒ รจ la mia carne per la vita del mondo.
La prima affermazione riprende la sua origine divina e la identificazione con il pane della vita dato da Dio, prefigurato nella manna del deserto e nella Legge di Mosรฉ. In realtร non รจ Mosรจ che ha dato il pane dal cielo ma รจ il Padre che da il pane vero. Gesรน si identifica con il pane del cielo che Dio offre. Dio รจ il datore del pane che viene dal cielo.
La terza affermazione aggiunge alla rivelazione della donazione divina il fatto dellโautodonazione (ยซla mia carneยป). Lโincarnazione, espressa da Giovanni con lโaffermazione ยซil Logos divenne carneยป, segna il momento nel quale il Padre dร il pane dal cielo. Dio, diventando uomo, condivide la nostra condizione umana in tutto, eccetto il peccato. Lโaffermazione centrale riguarda lโuomo a cui Dio dona il nutrimento. Chi si nutre del cibo che Dio dona vive per sempre.
v. 52: ยซAllora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: โCome puรฒ costui darci la sua carne da mangiare?โยป.
Lโobiezione dei Giudei, dopo la questione della sua origine divina, si concentra su quella dellโ autodonazione. La mormorazione dei Giudei richiama quella degli Israeliti nel deserto che, stanchi della manna, sono desiderosi di qualcosโaltro. Dio promette di dar da mangiare carne ma gli Israeliti sono increduli. Anche per i Giudei quelle di Gesรน sono affermazioni inaudite. Se รจ problematico accettare lโabbassamento di Dio che viene per assumere la carne umana, lo รจ ancora di piรน credere che possa immolarsi. I Giudei conoscevano solo la carne dei sacrifici di comunione che veniva offerta dai sacerdoti per essere mangiata. Condividere la carne dei sacrifici significava partecipare di quella comunione con Dio che si era realizzata col sacrificio. I Giudei comprendono che Gesรน sta alludendo ad un sacrificio cruento come quello dellโagnello pasquale che veniva immolato nel tempio e le cui carni erano consumate nel rito pasquale.
La risposta di Gesรน si articola attorno alla vita intesa come comunione con lui e il Padre.
vv. 53-56: Chi mangia la carne e beve il sangue di Gesรน รจ in comunione con lui.
v. 57: Come Gesรน vive per il Padre (ama e fa la sua volontร ), cosรฌ chi mangia Gesรน vive per lui (ama come lui ha amato).
v. 58: Chi mangia il pane disceso dal cielo vive in eterno.
v.53: Gesรน disse loro: โIn veritร , in veritร io vi dico:
se non mangiate la carne del Figlio dellโuomo e non bevete il suo sangue,
non avete in voi la vita.
v.54: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue
ha la vita eterna e io lo risusciterรฒ nellโultimo giorno.
v.55: Perchรฉ la mia carne รจ vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
v.56: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue
rimane in me e io in lui.
La rivelazione di Gesรน riprende quello che ha detto alla folla circa il cibo che dร il Figlio dellโuomo, quello che dura e non si corrompe perchรฉ viene dal Padre (Gv 6, 27). Aggiunge che bisogna mangiare la sua carne e bere il suo sangue per avere in sรฉ la vita. Nel v. 54 Gesรน spiega che il misterioso Figlio dellโuomo di cui bisogna mangiare la carne e bere il sangue รจ lui stesso. Il divieto di mangiare la carne degli animali con il sangue viene dallโidea che il sangue รจ la sede della vita. In origine Dio aveva dato come cibo agli uomini e agli animali solo prodotti della terra. Nella nuova alleanza sancita con Noรจ viene introdotta la possibilitร di nutrirsi di carne facendo ben attenzione a non bere il sangue: ยซSoltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioรจ con il suo sangueยป (Gn 9,4). Questo divieto intende educare lโuomo a non considerarsi padrone assoluto della vita, nรฉ della propria nรฉ tantomeno di quella altrui, animale o persona che sia. Al contrario, Lโuomo deve dare conto a Dio del sangue sparso, ovvero, della vita tolta con violenza. La vita si toglie anche con la calunnia. Quindi bere il sangue significa fare propria la vita dellโaltro. Al di lร della letteralitร delle parole, Gesรน intende dire che egli offre sรฉ stesso come sacrificio vivente. In tal senso, comprendiamo che Gesรน non sta invitando a violare la legge che proibisce di bere il sangue, ma ad accoglierlo e riceverlo come dono, e non semplicemente come un bene di consumo. Chi mangia di lui non si nutre di un morto, ma di Colui che รจ vivo e dร la vita.
La vita di Gesรน รจ lo Spirito Santo, amore che apre il cuore per farsi amare e spinge ad amare facendosi dono per lโaltro. La ยซcarne e il sangueยป del Figlio dellโuomo indica la sua condizione di debolezza e di fragilitร sintetizzate nellโimmagine dellโAgnello pasquale. Questo animale rappresenta la forza dellโumiltร e la potenza del perdono. Il sangue dellโagnello, nel contesto della pasqua, รจ segno dโidentitร , di appartenenza e di salvezza. Mangiare la carne e bere il sangue significa entrare in un rapporto di comunione intima grazie alla quale avviene lโinteriorizzazione del rapporto e il legame che si instaura diventa indissolubile, come quello che si stabilisce al momento della generazione. Una volta generati si รจ figli o padri e madri per sempre. Le parole di Gesรน spiegano lโevento della Pasqua che si perpetua nellโEucaristia. Il sacrificio di Cristo sulla croce รจ il dono del suo corpo agli uomini in obbedienza alla volontร del Padre. Il valore della Pasqua รจ duplice: espiatorio, perchรฉ il sangue perdona il peccato, e comunionale perchรฉ con la riconciliazione stabilisce un rapporto di alleanza eterna fondata sullโamore.
v.57: Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, cosรฌ anche colui che mangia me vivrร per me.
Gesรน instaura un paragone per indicare che il modello dellโuomo beato e sapiente non รจ Mosรจ e i loro padri, ma Gesรน, il quale, essendo il Figlio di Dio, ha un rapporto unico con Lui, ma non esclusivo. Infatti, come Gesรน vive per il Padre, perchรฉ lo ama e obbedisce alla sua volontร , cosรฌ chi lo ama e obbedisce al comando dellโamore, si nutre della Parola che lo aiuta ad amare i fratelli con tutto sรฉ stesso. Per Gesรน il senso della vita risiede nel dialogo continuo col Padre a cui accede anche chi interiorizza la Parola di Cristo facendo dellโamore misericordioso, ovvero la vita di Dio, il principio ispiratore di ogni progetto e stile di vita in tutti gli ambiti e le relazioni.
v. 58: Questo รจ il pane disceso dal cielo; non รจ come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrร in eterno.
Lโautodonazione nel sacrificio della croce รจ il compimento del dono di Dio che nutre il suo popolo nel cammino dellโesodo. Gesรน รจ superiore a tutti gli altri doni di Dio perchรฉ lui รจ la pienezza della grazia. ยซDalla sua pienezza abbiamo ricevuto grazia su grazia. Perchรฉ la Legge fu data per mezzo di Mosรจ, la grazia e la veritร vennero per mezzo di Gesรน Cristoยป (Gv 1,16-17). San Paolo in 1Cor 10 spiega che i padri che avevano mangiato il pane nel deserto erano morti perchรฉ, ingrati, avevano ceduto alla mormorazione alimentando malumore e ribellione. Solo chi mangia con il desiderio di fare comunione con Dio e i fratelli vive veramente perchรฉ egli stesso diventa pane spezzato per i fratelli.
Meditatio
NellโEucaristia lo โscambioโ diventa โcambiamentoโ e la โtrasformazioneโ una nuova โTrasfigurazioneโ
Gesรน nel vangelo insiste nel dire di mangiare la propria carne. Nel linguaggio biblico la carne indica lโumanitร fragile, soggetta alla sofferenza, vulnerabile. Diventando uomo Dio si รจ fatto mortale, debole, mancante. Prendendo la nostra carne Dio si รจ fatto povero con i poveri, pellegrino con i pellegrini, precario con i precari, vittima con chi subisce ingiustizie, sofferente con gli infermi. Dio ha piantato la sua tenda in mezzo alle nostre nel deserto per condividere il nostro dolore affinchรฉ noi potessimo partecipare della sua gloria.
Gesรน soffrendo la fame e la sete, subendo ingiustizie e condanne, mangia con noi il pane di lacrime, sopporta con noi la fatica nel proseguire sul cammino della vita, beve con noi il calice amaro delle tante umiliazioni. Nei nostri deserti, lรฌ dove sentiamo la delusione di amori traditi, la rabbia per sogni infranti, la tristezza per ciรฒ che ci manca, Dio ci viene incontro e prepara per noi un banchetto nel quale dร sรฉ stesso.
La vita รจ un cammino che ci cambia in meglio o in peggio. Ci cambia in meglio se, lasciandoci amare, cresciamo come uomini e figli di Dio, in peggio se, dimenticandolo, pretendiamo di fare a meno di Lui regredendo cosรฌ su posizioni che ci fanno assomigliare piรน alle bestie selvatiche che a persone. Lโuomo viene deformato da ciรฒ che accumula con aviditร , ma si lascia educare come persona da ciรฒ che accoglie con spirito filiale e di gratitudine.
Un Dio compassionevole che condivide tutto con lโuomo, eccetto il peccato, non era stato ancora conosciuto, perchรฉ un amore cosรฌ grande non era stato ancora sperimentato fino a quando Gesรน Cristo, il Figlio di Dio, non รจ morto sulla croce.
Alla mensa eucaristica si rinnova quel mistico scambio che chiamiamo comunione: Dio compassionevole prende su di sรฉ la nostra povertร e con benevolenza dona la ricchezza della sua misericordia; dallโaltra parte lโuomo accoglie con gratitudine la grazia di Dio e gli offre con umiltร la sua povertร .
Nellโeucaristia lo scambio diviene cambiamento sostanziale e la trasformazione una trasfigurazione. I gesti rituali danno forma e significato a quelli esistenziali. Sicchรฉ la comunione con Dio diventa comunione fraterna.
NellโEucaristia avviene una nuova creazione in cui lโuomo diventa essere vivente perchรฉ capace di comunione. I suoi gesti quotidiani diventano segni eucaristici attraverso i quali giunge lo Spirito di Dio che ridona il sorriso a chi lo ha perduto, il coraggio allo sfiduciato, la salute agli infermi, la speranza ai delusi, la vita ai morti. La povertร , la sofferenza e la morte di Gesรน sulla croce si trasformano per lโuomo in ricchezza di amore, in gioia nel donare e vita che genera.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per lโevangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualitร biblica a Matera
Fonte โ il blog di don Pasquale โTu hai Parole di vita eternaโ