don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 10 Marzo 2023

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Venerdì della II settimana di Quaresima

Gen 37,3-4.12-13.17-28   Sal 104   

Tra il chiasso della malvagità si fa strada la presenza silenziosa di Dio

L’invidia è una brutta bestia perché scatena gli istinti più bassi e aggressivi che piegano i ragionamenti del cuore verso progetti di morte. Anche nell’assemblea giudicante che decreta la morte di Giuseppe si eleva una voce che elabora una proposta le cui intenzioni sono ispirate da Dio. Ruben incarna la figura del sapiente che non si lascia coinvolgere nel progetto di morte ma nutre sentimenti di compassione e offre una proposta ragionevole per mettere in salvo Giuseppe. Il signore dei sogni, come veniva chiamato sarcasticamente dai suoi fratelli, viene messo alla prova e se, per intervento provvidenziale di Ruben, non viene consegnato alla morte, tuttavia, viene tradito perché venduto come schiavo. In tutto questo Giuseppe appare come inerme vittima della malvagità di coloro che gli avrebbero dovuto insegnare l’arte della pastorizia e invece lo vendono come pecora da macello. Dio appare il grande assente ma in realtà è silenziosamente accanto a Giuseppe e lo conduce attraverso le vicende drammatiche ad essere strumento della salvezza, offerta anche ai suoi traditori.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 21,33-43.45

Costui è l’erede. Su, uccidiamolo!

Dalla trincea dei conflitti alla prima linea del servizio

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I contadini, ai quali era stata affittata la vigna, si comportano da irresponsabili, ladri e assassini. Il loro comportamento è lo specchio nel quale vediamo riflesse le nostre miserie. Quando non coltiviamo il «timore di Dio», ovvero la consapevolezza della nostra dimensione creaturale e l’umiltà di considerarci servi del Creatore, scatta il dinamismo dell’emancipazione da Colui verso il quale invece dovremmo avere sempre un senso di rispetto e riconoscenza. Senza la gratitudine non c’è responsabilità e senza responsabilità si fa spazio la presunzione e l’arroganza i cui effetti sono devastanti. Dall’irresponsabilità, cioè il rifiuto di dare conto a qualcuno di superiore a sé, all’appropriarsi di ciò che non ci appartiene il passo è breve. Quanto più scartiamo Dio dalla nostra vita, ribellandoci con offese e insulti contro coloro che ci educano e ci correggono, tanto più alimentiamo nel cuore l’odio e il risentimento che ci consumano. 

Il giudizio arriva per tutti, che lo vogliamo o no! Il tribunale sarà composto da tutti coloro attraverso i quali Dio si è preso cura di noi e ci ha amato offrendoci gli spazi nei quali crescere come suoi collaboratori e amici. Ogni persona è un dono di Dio, ognuno è un contributo alla crescita della nostra personalità. Senza una robusta spiritualità nutrita di preghiera, catechesi e fraternità, che fa maturare la nostra relazione con Dio, la nostra vita diventa una guerra continua nella quale siamo in trincea per difenderci da coloro che ci amano e per aggredire coloro che non sono perfetti ma certamente innocui e innocenti. Il Signore ci aiuti a uscire dalle trincee degli inutili conflitti per andare sulla prima linea del servizio. 

Leggi la preghiera del giorno.

Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera

Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna