La Parola incarnata nella vita la trasforma
La parola di Dio viene proclamata ovunque, dalla sinagoga alla casa, fino alle sponde del lago di Gennesarèt e la sua potenza si manifesta in ogni ambito della vita: segna l’esperienza religiosa, s’inserisce nelle dinamiche affettive fino ad interessare anche l’aspetto lavorativo. Nulla di ciò che appartiene alla vita dell’uomo è estraneo alla fede.
Quella che può sembrare un’invasione di campo in realtà è il tentativo di Dio di riscattarci dalle schiavitù della rassegnazione e dai sensi di colpa ben rappresentate dalle barche vuote mosse dallo sciabordio delle acque e dalle reti ripulite degli inutili scarti di una pesca andata male. Barca e reti diventano simbolo dell’esperienza in cui misuriamo le nostre forze, trovandole insufficienti, e ci scontriamo con i nostri limiti. Feriti dalle delusioni non di rado la vita ci appare inutile e vuota di senso.
Eppure, Gesù si serve proprio di ciò che a noi appare inutile per offrire il suo insegnamento. Noi non siamo solo strumenti attraverso cui Dio parla ma siamo anche quelli a cui Dio parla perché la sua parola possa trasformarci. Non si tratta di un semplice cambiamento di facciata o di divisa ma della conversione del cuore. Simone e i suoi compagni non sono chiamati a cambiare lavoro ma a cambiare modo di lavorare. La Parola di Dio non stravolge la vita, ma opera un cambiamento nel modo di vivere a condizione che Essa sia accolta da un cuore umile e fiducioso.
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L’umiltà di Simone si rivela nella confessione della sua indegnità ma ancor di più nel fidarsi di Gesù e seguirlo nel cammino. Non si tratta più di sfidare il mare con la barca e guadagnarsi la vita confidando nei propri mezzi, ma di andare per le strade del mondo seguendo Gesù e fidandosi di lui. La consapevolezza della propria inaffidabilità, in quanto peccatore, non trattiene Simone che rinnova invece il suo sì a Gesù con un secondo atto di coraggio e di fede, lasciando tutto e seguendolo.
Quando la parola di Gesù appare più credibile della nostra inaffidabilità allora diventiamo veramente liberi perché non più dipendenti dalle paure ma spinti dalla forza dell’amore di Dio che ci precede e ci accompagna.
Signore Gesù, esperto di umanità, la tua parola illumini di speranza le notti delle veglie insonni e infruttuose, dia valore alle nostre capacità che appaiono inutili, riscatti la fatica del lavoro quotidiano dall’oblio del non senso, restituisca dignità ai rassegnati e coraggio di ricominciare a chi è bloccato dalla paura di fallire. Donami un cuore capace di lasciare il piccolo mondo delle sicurezze mondane per prendere il largo e andare nel mondo scegliendo le periferie dell’umanità dove minori sono le garanzie di successo e le gratificazioni ma più alte le possibilità di pescare gli uomini per condurli a Cristo.
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Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]