don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 1 Novembre 2023

435

Tutti santi – TUTTI I SANTI

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo Ap 7,2-4.9-14

Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua.

Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».

E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele.

- Pubblicità -

Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».

E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen».

Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».

- Pubblicità -

L’Esodo della salvezza

Il Libro dell’Apocalisse è il libro profetico del Nuovo Testamento diverso da quelli dell’Antico perché tra il primo e i secondi c’è l’evento della Pasqua in cui Gesù Cristo, l’Agnello di Dio, con il sacrificio della sua vita ha riscattato tutti gli uomini dalla schiavitù del peccato che porta alla morte. L’apostolo Giovanni è destinatario della rivelazione della storia della Chiesa, il Popolo d’Israele della nuova Alleanza, con la quale si vuole consolare tutti coloro che sono atterriti dalle ingiustizie e dalle persecuzioni causate dall’Accusatore che vorrebbe vanificare l’opera salvifica di Cristo separando gli uomini da Dio con le armi del terrore.

Il Diavolo è il terrorista per eccellenza contro cui si erge la mite forza dell’Amore. Il sangue dell’agnello è il sigillo posto sulla fronte per indicare che chi lo porta è stato riscattato dalla schiavitù della morte ed è una persona libera perché appartiene al Dio vivente. Il male non può rivendicare nessun potere e alcuna autorità su di lui. Il richiamo al sangue dell’agnello pasquale sulle tende degli Israeliti nella quale non doveva entrare la morte fa dell’Esodo la chiave di lettura della storia della salvezza che è compiuta da Gesù Cristo ed è in atto nell’oggi. È un vangelo di speranza che attinge luce né dal passato, né dal futuro, ma dal presente nel quale si rinnova continuamente il sacrificio di Cristo grazie al quale la distruzione e la morte non ha l’ultima parola e deve fermare il suo processo corruttivo davanti alla forza dell’amore di Dio.

I salvati non sono un piccolo gruppo di privilegiati in un mondo di dannati, ma sono una moltitudine infinita grande quanto l’umanità perché Cristo è morto per tutti gli uomini e non solo per una parte di essi. Per quanto i cristiani possano sentirsi una minoranza, per giunta minacciata, essi devono poggiare la loro speranza di vita solo nel Signore. Unendosi a Lui nella sofferenza della tribolazione, l’attraverseranno trovando la forza di lasciarsi alle spalle odio, rancore, tristezza, paura che uccide, per approdare alla riva della vita nuova in cui godere della gioia della comunione.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 1Gv 3,1-3

Vedremo Dio così come egli è.

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.

Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.

Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

Vedere Dio, vedere come Dio

Spesso ci vediamo con gli occhi degli altri e non nell’ottica di Dio e siamo portati a vedere anche gli altri alla maniera umana e non divina. Gli altri ci giudicano riducendoci al nostro errore, mentre Dio ci guarda con occhi di padre e di madre che si prendono cura dei propri figli e li aiutano a crescere e a realizzarsi nel bene. La fede è un cammino graduale di visione di Dio. Man mano che essa diventa più chiara anche la conoscenza di Lui diventa conformazione al suo amore.

La gradualità con la quale il Signore si fa conoscere nel suo infinito amore caratterizza anche il cammino di purificazione del credente che passo dopo passo progredisce nel rapporto d’intima comunione con Dio fino al momento della piena e definitiva contemplazione nella vita eterna. Quando interiorizziamo l’umiltà, il rispetto e la pazienza che Dio ha nei nostri confronti, anche noi diventiamo capaci di umiltà, rispetto e pazienza. Queste virtù gli altri le pretendono da noi, non ricercandole per sé stessi, mentre Dio le vive in sé e le coltiva in noi mediante lo Spirito Santo.

+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 5,1-12

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Tutti santi

Risuona oggi festoso l’annuncio del Vangelo: Siete Beati! Siete Santi! Non è un’esortazione o un imperativo ma un’affermazione che indica chi siamo agli occhi di Dio. Questo è il nome che Lui ci dà, il sigillo impresso sulla fronte che dice la nostra appartenenza a Dio come suoi figli e non come schiavi. Sì, perché Santo è il nome di Dio e santo è anche il nome di ogni figlio dell’uomo. Oggi, celebrando la festa di tutti i Santi gioiamo perché il Signore ci vuole tutti santi, tutti figli suoi, partecipi della sua vita.

Non ci sono condizioni previe per ricevere da Dio il suo amore. Questo è un annuncio di speranza rivolto soprattutto a chi ha smarrito, o rischia di perdere, il senso della vita perché provato dalla sofferenza e indebolito dalle resistenze incontrate nel suo cammino. A volte il peso delle delusioni e dei fallimenti ci fa sentire soli o addirittura abbandonati, condannati e puniti. La parola di Gesù è quella del Figlio di Dio che ha provato su di sé tutte le sofferenze, ha lottato contro la tentazione e la morte vincendole con la forza dello Spirito Santo. La nostra speranza non è nel futuro ma nel presente perché il Risorto, il Santo, è sempre con noi e in mezzo a noi.

Egli, spezza ancora il pane con noi, ci nutre con il suo Corpo, ci istruisce con la sua Parola e così ci consacra, ovvero ci rende santi, con il suo Spirito. Santo è chi, pur nelle afflizioni e riconoscendo la sua insufficienza, cerca il volto di Dio per incontrarlo e chiedergli aiuto. Santo è chi, soprattutto nelle tribolazioni causate dalle persecuzioni, sceglie la purezza, la mitezza e la misericordia. Santo è chi, pur rimettendoci di persona, s’impegna per la giustizia e la pace. La speranza dei santi è la consapevolezza di realizzare già nel presente la comunità dei santi che sarà pienamente compiuta nel futuro.

Diventare santo significa vivere nell’oggi da risorti con Cristo sconfiggendo in noi stessi, con la forza dello Spirito, il peccato che ci contrappone e la morte che ci divide. La buona battaglia che sostengono i santi si consuma innanzitutto nella propria mente dove si contrappongono lo Spirito dell’amore e quello dell’odio. Da qui la missione del santo nella storia di seminare la cultura del rispetto contro quella del possesso.

La sfida sempre attuale è quella di umanizzare il mondo contrastando la cultura del «tutto è dovuto», con la gratitudine, quella del «tutto è lecito» con il “chiedere permesso” e infine la mentalità del «tutto è giustificato» con l’umile richiesta di perdono. La santità, quella dei figli di Dio, passa dunque attraverso tre semplici parole, che sono di Dio e dell’uomo: grazie, permesso, scusa.

Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera

Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna