Maria nella Chiesa è figlia e per la Chiesa è madre
Maria Madre della Chiesa
La prima lettura, tratta dal Libro del Genesi, presenta la scena successiva a quella del peccato originale con cui l’uomo e la donna, tentati da Satana, violano il comandamento di Dio. Subito dopo aver preso il frutto proibito e averlo mangiato essi si accorgono di essere nudi, si coprono per la vergogna e si nascondono allo sguardo di Dio. Questa fuga non rimane segreta e Dio cerca l’uomo che, trovandosi davanti al Signore, non può che confessare la sua colpa attribuendone la causa alla donna ed ella, a sua volta, al serpente. Il peccato rompe la relazione tra le persone e induce a scaricare il peso delle proprie responsabilità accusando gli altri. Adamo, che aveva accolto la sua sposa con gioia nel momento in cui Dio gliel’ha presentata e l’aveva chiamata “donna” perché la riconosceva parte di sé, dopo invece la chiama Eva, la madre di tutti i viventi. Lo sguardo di Adamo è cambiato perché nel rapporto tra l’uomo e la donna è intervenuto Dio con la sua Parola, che è una maledizione per Satana e i suoi accoliti, ma è una benedizione profetica per la donna e i suoi figli. Dio parla della lotta tra il bene e il male a cui viene schiacciata la testa e chiusa la bocca, come ad un serpente. L’albero della conoscenza del bene e del male fa da sfondo a questa scena.
Quella descritta nel vangelo secondo Giovanni ripropone un giardino al cui centro c’è l’albero della Croce, non è più l’albero da cui viene la morte, ma da cui discende la grazia e la vita. Il corpo di Gesù con le sue braccia e il costato aperto sono come rami sui quali sono i frutti dello Spirito che l’uomo e la donna non devono rubare perché Dio stesso li porge con amorevolezza. Gesù consegna lo Spirito e la sua morte rappresenta il bacio di Dio all’umanità. Il dono dello Spirito, attraverso i sacramenti fontali del Battesimo e dell’Eucaristia, è il compimento della promessa di Dio ad Adamo ed Eva. Dio ci perdona e la sua benedizione ci libera dalla morte e ci dona la vita nuova. Lo Spirito Santo ci fa esseri viventi e non manufatti deformi resi inerti, freddi e sterili dal peccato.
Il peccato che imbruttisce la vita, ci contrappone, ci estranea, ci separa gli uni dagli altri è la cupidigia e l’invidia. Il Crocifisso ci invita a rimanere uniti a Lui, soprattutto nel dolore per essere battezzati nello Spirito Santo che ci rigenera come creature nuove. Adamo ed Eva a causa del peccato erano fuggiti, come avevano fatto quasi tutti i discepoli di Gesù davanti alla croce. Sua madre, insieme con altre donne, e il discepolo amato invece sono rimasti con Gesù fino alla fine. Essi sono ai piedi della croce come dell’albero da cui viene la vita. Nei momenti più belli siamo tentati dalla presunzione, nei momenti piacevoli dalla seduzione della cupidigia, nei momenti difficili e bui, quando sembra che tutto crolla ed è destina a finire, siamo tentati dalla disperazione e dal pensiero di essere stati abbandonati o addirittura condannati da un Dio geloso e punitivo. La fede è messa in crisi in ogni condizione della vita, perché nelle situazioni esaltanti possiamo avere la presunzione di fare a meno di Dio o di dimostrargli quanto valiamo, nel tempo della povertà e della sofferenza spesso ci ribelliamo e mormoriamo.
La fede nasce dall’ascolto, dice san Paolo, della parola di Gesù che dall’alto del trono della croce ci benedice attraverso il dono dello Spirito Santo. Lui ci rende fecondi come la madre e obbedienti come il figlio. Dall’albero della croce non si strappano favori, ma si accoglie la grazia di Dio. All’atteggiamento del prendere si sostituisce quello dell’accoglienza, al desiderio di possedere quello del prendersi cura. Maria ci aiuta a rimanere ai piedi della croce in attesa dello Spirito Santo. Lo stare ritti è la postura degli uomini e delle donne libere che lottano per la giustizia con la fronte alta quando le prove della vita ci prostrano interiormente e ci gettano nello sconforto. Con la preghiera ancoriamo la nostra fede alla croce di Cristo, speranza che non delude, come al galleggiante nel mare in tempesta per non essere sommersi dalle onde. Pregando alziamo lo sguardo verso l’alto per invocare l’aiuto di Dio e attendendo la sua consolazione. Dio ci dona Maria come madre accudente e premurosa. Nel suo volto risplende la bellezza della misericordia di Dio. Negli occhi di Maria brilla quella luce che si ritrova solo nello sguardo di una donna-madre; le sue braccia, come quelle del Figlio suo, sono aperte ad accogliere gli altri figli che Dio le dona. Maria ai piedi della croce è insieme ai fratelli e sorelle un membro della Chiesa. In cielo, pur non allontanandosi dalla comunità dei credenti ma rimanendo pienamente inserita in essa con la sua preghiera d’intercessione giorno e notte, funge da madre. Maria nella Chiesa è figlia e per la Chiesa è madre. Nella gioia e nel dolore guardiamo a Maria come nostra sorella maggiore che ci ha preceduto in Paradiso e invochiamola come nostra Madre che sempre ci assiste e ci guida a Cristo.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!
Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]