don Paolo Squizzato – Commento al Vangelo di domenica 22 Settembre 2019

Mi ha sempre colpito la finale del Vangelo odierno, quando Gesù per ben due volte definisce la ricchezza ‘disonesta’ (vv. 9.11). E ancor di più il fatto che egli non abbia mai fatto distinzione tra una ricchezza onesta e una disonesta. Per lui la ricchezza à sempre e solo disonesta. E soprattutto iniqua, in quanto, lo si voglia o no, frutto di povertà; germoglia sulla schiena dei poveri e sull’esclusione degli ultimi. Fuori da ogni ingenuità: un’economia di opulenza richiederà una politica di oppressione, e dunque per assicurarci il ‘nostro stile di vita’ sarà sempre necessaria l’esistenza dei poveri.

Nessuno – nei confronti della ricchezza – può dirsi puro, «nemmeno un eremita perché ci lascia nei guai per esserlo» (Balducci).

Viviamo in un sistema profondamente iniquo e nessuno può dirsi fuori. Dostoevskij afferma: «Siamo tutti responsabili di tutto», e oggi questo è vero più che mai, dato che viviamo in un piccolissimo villaggio globale. L’economia, lo vogliamo o no, è un fatto di tutti, ne abbiamo tutti le mani in pasta, ci attraversa, anche chi ha professato il voto di povertà. Chiunque venga al mondo riceve un codice detto ‘fiscale’. È il nostro numero di riconoscimento dinanzi agli uomini di questo mondo.
A questo punto la domanda: Ma io, «oggi, cosa posso fare?». La medesima che si pone l’amministratore infedele e corrotto della nostra parabola.

Gesù non ha mai detto di abbandonare il mondo e tanto meno di gettare via le proprie sostanze, ma di usarle in maniera ‘scaltra’ (cfr. v. 8). Questo mondo iniquo comincerà a dissolversi – forse – nel momento in cui si comincerà a vivere nella logica della condivisione, che dovrà divenire stile di vita non solo personale (e in questo si supererà l’elemosina), ma famigliare, e poi di quartiere, cittadino, nazionale, mondiale. Attenzione: non è questione di dare, ma di condividere appunto.

Le prime comunità cristiane impararono ben presto che a rendere compiuta e felice una vita non poteva essere la prassi religiosa interna ad una sinagoga, e neanche la cura del proprio ristretto nucleo famigliare, ma il mettere quanto posseduto in comune perché nessuno potesse dirsi bisognoso (cfr. At 4, 34), e di partecipare alla moltitudine la miseria dei propri ‘cinque pani e due pesci’ per poi sperimentare il miracolo che quel cibo solo perché condiviso può anche essere moltiplicato, divenendo così sufficiente per tutti (cfr. Mt 14, 17ss).

Una domanda: tutto questo è forse utopia? Sogno? Ingenuità? Probabilmente, ma qualcuno, a partire da Gesù di Nazareth ci ha creduto e l’ha vissuto, testimoniando che è la sola modalità di vita che permetterà agli uomini di vivere una storia più forte della morte, perché col sapore dell’amore e quindi capace di far vivere per sempre.

don Paolo Squizzato via Facebook

Letture della
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Contro coloro che comprano con denaro gli indigenti.

Dal libro del profeta Amos
Am 8,4-7

 
Il Signore mi disse:
 
«Ascoltate questo,
voi che calpestate il povero
e sterminate gli umili del paese,
voi che dite: “Quando sarà passato il novilunio
e si potrà vendere il grano?
E il sabato, perché si possa smerciare il frumento,
diminuendo l’efa e aumentando il siclo
e usando bilance false,
per comprare con denaro gli indigenti
e il povero per un paio di sandali?
Venderemo anche lo scarto del grano”».
 
Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe:
«Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere».

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 112 (113)

R. Benedetto il Signore che rialza il povero.

Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre. R.
 
Su tutte le genti eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.
Chi è come il Signore, nostro Dio,
che siede nell’alto
e si china a guardare
sui cieli e sulla terra? R.
 
Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i prìncipi,
tra i prìncipi del suo popolo. R.

Seconda Lettura

Si facciano preghiere per tutti gli uomini a Dio il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
1 Tm 2,1-8

 
Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità.
 
Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità.
 
Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.

Parola di Dio

Vangelo

Non potete servire Dio e la ricchezza.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16, 1-13
 
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
 
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
 
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
 
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
 
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
 
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
 
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
 
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

Parola del Signore

Oppure forma breve: Lc 16,10-13

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