Nel Tempio di Gerusalemme, luogo preposto all’unione con Dio, occorreva pagare un tributo per poterci entrare. Il do ut des di ogni religione: io ti do e tu mi dai.
A capo della casta religiosa del tempo di Gesù – tutta dedita a cantare i salmi e contare i soldi – erano gli scribi, da Gesù qui definiti come ipocriti – ossia teatranti -, guide cieche, scriteriati, sepolcri imbiancati e razza di vipere. Rappresentanti dell’establishment religioso, essi fungevano da ‘guardiani del tempio’, personaggi che s’arrogavano il diritto di stabilire chi dovesse stare fuori e chi dentro al recinto di Dio.
Gesù in tutto il Vangelo ha ripetuto come un mantra, che Dio e il ‘commercio religioso’ sono incompatibili. Per lui è inaccettabile che gli uomini ‘paghino’ per relazionarsi col loro Dio. Dio è dono gratuito, non lo si accaparra attraverso prestazioni religiose.
Nel brano della vedova al tempio, Gesù denuncia senza appello, una religione ipocrita, tutta dedita a pregare il Dio del cielo per poi disprezzarlo di fatto nei poveri.
Per Gesù, la preghiera prolungata (v. 40) che non porta a prendersi cura dell’uomo, è soltanto atto egoistico che serve ad ingrassare il proprio io: «…per farsi vedere» (v. 40). Non solo, Gesù non può accettare che si usi Dio per riempire i tesori del tempio (e delle chiese!), magari svuotando le case dei poveri.
Questa donna non aveva più nulla per vivere, se non due monetine. Ma una religione perversa, le ha fatto credere che avrebbe compiuto un atto meritorio le avesse donate al Tempio, sistema corrotto tenuto in piedi da – parole di Gesù – ladri e briganti. Non solo, magari Dio stesso avrebbe plaudito a cotanta generosità. Inganno perpetrato da sempre nei sistemi religiosi: “quando il soldino cade nella cassetta, l’anima vola in cielo benedetta”.
E allora avanti con questo gesto folle, questo ‘dare tutto quello che aveva per vivere’. Ma questa donna certamente non avrebbe poi goduto di alcun beneficio dopo lo svenamento economico, semplicemente perché in quanto donna e vedova, senza un sostentamento alle spalle su cui poter contare, era solo una donna morta. E Dio non è il Dio dei morti, ma dei vivi (cfr. Mc 12, 27).
Gesù rompe così l’inganno della religione. Ha insegnato che non sarà mai l’uomo a dover morire per il suo Dio e tanto meno per l’istituzione religiosa, ma viceversa è Dio a servizio dell’uomo perché questi torni a vivere e a fiorire.
Sì, con la rivelazione del Dio di Gesù, è finita la religione che ha il potere di soffocare e distruggere l’uomo, e si è inaugurata la modalità della fede, accoglienza di un amore grande, che non chiederà mai di dare tutto ciò che si ha per vivere, ma che dona tutta la propria vita perché l’amato possa tornare a farlo.
AUTORE: don Paolo SquizzatoFONTECANALE YOUTUBE