Secondo una tradizione affermatasi nel secondo secolo, Gesรน nasce in una grotta. E terminerร la sua avventura terrena ancora in una grotta, quella del sepolcro. La grotta รจ un simbolo ambivalente. Anfratto della madre Terra, simbolo uterino di feconditร , e perciรฒ di vita. Ma altresรฌ luogo oscuro, dove รจ possibile smarrirsi, precipitare, morire. A dirci che la vita, e quindi lโamore, necessita di essere ferita per portarsi a compimento.
Nascita e morte sono quindi inestricabili: sistole e la diastole, inspirazione ed espirazione, notte e dรฌ. Solo lโunione degli opposti condurrร alla pienezza. Inoltre la tradizione vedrร nelle fasce con le quali viene avvolto il bambino fasce funerarie: il seme ha bisogno di conoscere il buio della terra per poter germogliare.
Quel bambino, stando al verbo greco, viene โsdraiatoโ in una mangiatoia, e non โadagiatoโ come in traduzione. Stesso termine usato nellโatto di sdraiarsi a terra per prendere il cibo, negli ambienti mediorientali. Ma qui lโAmore non si sdraia per mangiare ma piuttosto per farsi mangiare. Lโamore o si dร in cibo o si consuma nellโinutilitร , come sarebbe accaduto avesse โtrovato posto nellโalloggioโ, luogo di riposo e tranquillitร .
ยซNon รจ attraverso il divino che noi sperimentiamo lโumano; piuttosto il contrario, รจ dallโinterno dellโumanitร che sperimentiamo il divino. ร la piena umanitร di Gesรน che rivela ciรฒ che Dio รจ, รจ nella pienezza dellโumanitร di Gesรน che possiamo sperimentare che cosa significhi vivere oltre le barriere del nostro passato evolutivo e innalzarci a unโumanitร che รจ riempita dallo spirito, aperta alla sorgente della vita e dellโamore, al โfondamento dellโessereโยป (J.S. Spong).
Non dunque un Dio che decide di entrare nella storia umana prendendo in prestito un corpo, ma piuttosto pienezza dโuomo verificatasi per via dโamore, cosรฌ da manifestare il divino.
Il Natale forse non รจ memoria dโun fatto compiutosi nel passato, ma presa di coscienza che la mia umanitร , nella misura in cui si โsdraiaโ nella storia del tempo dandosi in cibo, manifesterร il divino allโopera.
Crescendo in umanitร , si propagherร il divino attorno a noi.
โIncintiโ di Dio, lo si partorirร nel mondo per via di umanizzazione.
Ogni gesto di bene, ogni frammento di luce gettato nella tenebra, ogni segno di cura che dona dignitร allโessere umano, ogni parola che edifica, ogni abbraccio che scalda e rimette in piedi, contribuirร ad incarnare Dio nel mondo, dissipando la caligine di buio che avvolge tutta la terra.
E questo parto sarร doloroso certo, perchรฉ amare costa fatica, la fatica ascensionale dellโessere umano. Il dolore, il pianto accompagneranno questa nostra ri-nascita. Ma dโaltra parte nel vangelo non vโรจ scritto โfelici coloro che amanoโ, ma โquelli che piangonoโ (Mt 5, 4). A ricordarci che lโamore avrร sempre il sapore delle lacrime, perchรฉ รจ morte del proprio piccolo io, della propria vana-gloria.
AUTORE: don Paolo Squizzato
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