Gesรน si reca in pieno territorio pagano, la Decร poli, come a farsi presente nelle nostre zone consuete dโincredulitร e lontananza.
Gli viene condotto un sordomuto (v. 32), anche se nel testo originale si ha letteralmente: โsordo e malparlanteโ, un uomo che parla ma non dice nulla.
Viviamo in un mondo dove parlare รจ rumoreggiare, il dire uno sparlare, il comunicare un non-senso. Immersi in un turbinio di parole che non dicono nulla e non aiutano a crescere, a maturare, a compierci. Per questo la vita diventa โassurda, etimologicamente dissonante, stonata.
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Ora, il problema del vivere โ sottolineato nel vangelo โ รจ che siamo sordi a quella parola che, se ascoltata, potrebbe dare senso alla vita, rivelare lโuomo allโuomo. ร la parola pronunciata dallโAmore che ci dice: ยซIo ti amo cosรฌ come sei, senza se e senza maยป. Il muto di questa pagine รจ tale perchรฉ sordo a questa parola. E una vita sorda allโamore diviene una vita odiosa.
Occorrerร dunque rimanere aperti alla parola dellโAmore che mi dice: ยซEffatร , apriti!ยป, โvieni alla luce di te stesso. Rinasciโ. Allora imparerรฒ a โparlare correttamenteโ, ovvero la mia vita tornerร a dire qualcosa di sensato, ad essere feconda.
Finchรฉ ci chiudiamo allโascolto, emettiamo solo โsuoni e rumoriโ, parliamo scorrettamente, e le azioni che ne derivano saranno quelle del potere, declinate in dominio, furbizia, possesso, inganni, finzioni. Se guariamo lโorecchio, organo collegato al cuore, ci sentiremo finalmente amati e in grado di โparlareโ, capaci di prenderci cura di qualcuno, di condividere, abbracciare, creare comunione, e darci da fare per la pace e la giustizia.
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Maria, nella tradizione orientale, รจ definita โla tutta orecchiโ. Infatti la maternitร lโha vissuta prima nellโorecchio e poi nel ventre. Ella รจ stata fecondata dallโorecchio, dice un antico Padre della Chiesa, Efrem il Siro. Ha ascoltato la Parola, e ha partorito il Cristo.
Lโuomo edificherร intorno a sรฉ spazi di luce nella misura in cui presterร orecchi alla Parola fattasi Luce.
Per gentile concessione di don Paolo Scquizzato