Sii luce nella tenebra e compassione nell’odio; rialza chi è caduto, credi sempre che la sconfitta e la violenza non sono l’ultima parola; da’ e non pretendere in cambio; ama gli altri come ‘vuoti a perdere’. Non giudicare, e fai dono del più grande dono: il perdono. Se ti scoprirai ad agire così, ossia ‘da Dio’, sappi che sei della sua medesima sostanza: ‘sarate figli dell’Altissimo’ (cfr. v. 35).
‘Porta avanti la vita’, spezza le catene di chi si sente sbagliato, inadatto, sempre fuori luogo, irregolare. E se “la Chiesa scomunica, il cristiano continua ad andare a braccetto con chi è scomunicato. La Chiesa può condannare, dichiarare peccatore uno, metterlo sul rogo, ma il vero cristiano brucia sul rogo con colui che è condannato. Perché il cristiano deve unicamente e solamente portare la vita” (Giovanni Vannucci).
Questa è dunque è la vocazione dell’umano: essere trasparenza al divino che ci abita, dandogli forma nel quotidiano, elargendo Vita, diffondendo luce, iniettando nel mondo antidoti alla morte.
«La divinità si incontra laddove l’umanità diventa integra e profonda, quando si vede una persona senza difese e senza potere che è capace di darsi totalmente. Questo è il momento in cui il Gesù umano ci apre gli occhi a tutto ciò che significa Dio e ci permette di vedere tutto ciò che Dio è» (John Spong).
Per gentile concessione di don Paolo Scquizzato
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