ยซQuando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosรจ, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore โ come รจ scritto nella legge del Signoreยป (Lc 2, 22s.).
Ad accogliere Gesรน il vecchio Simeone โ rappresentante dellโantico Israele โ con le parole: ยซEgli รจ qui per la caduta, la resurrezione, โฆ segno di contraddizioneยป (v. 34).
Il termine โcadutaโ ha significato di crollo, distruzione, rovina. Questo bambino รจ qui, e ovunque, ora e sempre perchรฉ lโessere umano sperimenti finalmente il crollo e la rovina, la distruzione e la rinascita.
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In India, Shiva (เคถเคฟเคต) รจ conosciuto come il dio della distruzione ma sempre in vista di una ricreazione. Simbolo del ciclo continuo di morte e rinascita nel quale tutto lโesistente รจ immerso.
Nascita e morte, distruzione e ricreazione, morte e risurrezione altro non sono che momenti di quella danza che chiamiamo vita.
Nella Bibbia numerosi sono i passi in cui Dio si presenta come forza distruttrice, ad esempio:
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โIo formo la luce e creo le tenebre,
faccio il bene e provoco la sciagura;
io, il Signore, compio tutto questoโ (Is 45, 7).
Abbiamo bisogno di entrare in contatto col quel โdio della distruzioneโ, che ci abita, principio in grado di frantumare ciรฒ che รจ bene che muoia per far spazio a quel qualcosa di nuovo e fecondo che รจ giร lรฌ pronto a sbocciare.
In Occidente C.G. Jung ha identificato tutto questo con lโarchetipo del Distruttore. Quellโenergia al centro di noi stessi che se contattata ci permette di distruggere ciรฒ che in noi non tiene piรน, e non ha piรน motivo di esistere; le situazioni, le relazioni che si trascinano avanti magari da anni ma ormai morte e che non abbiamo il coraggio di ammetterlo; quelle abitudini mentali che non ci fanno crescere provocandoci solo profonda tristezzaโฆ
Sรฌ, che il dio della distruzione trovi libero spazio in noi perchรฉ qualcosa di nuovo e fecondo possa cominciare a fiorire.
ยซSfasciami il cuore, o Dio in tre persone;
perchรฉ tu finora solo bussi, aliti, risplendi e cerchi di guarire;
perchรฉ mi alzi e stia in piedi, buttami giรน
e piega la tua forza per spezzarmi,
dissolvermi, bruciarmi e farmi nuovo.
Io, come cittร usurpata, schiava di un altro,
mi sforzo per farti entrare, ma, ahimรจ, senza riuscirci.
La ragione, in me tuo vicerรฉ, difendermi dovrebbe,
ma รจ prigioniera, e si rivela debole o infida.
E tuttavia teneramente tโamo,
e amato vorrei essere, ma fidanzato sono al tuo nemico:
divorziami, sciogli, o spezza quel nodo ancora,
legami a te, imprigionami,
perchรฉ io se non mi rendi schiavo, mai libero sarรฒ,
e casto mai, se tu non mi violentiยป. (John Donne 1572-1631)
Per gentile concessione di don Paolo Scquizzato
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