Padre, Figlio e Spirito Santo. Le tre persone della Trinità cristiana, son tutte maschili.
Anche se sappiamo che Dio (ancora maschile) non ha genere, non è cioè né maschio né femmina, da sempre (o meglio da quando si è passati dalla venerazione della dea-madre al dio degli eserciti, circa 10 mila anni fa) l’immaginario collettivo lo pensa al maschile, con tutte le conseguenze del caso, non ultima quella sottolineata dalla teologa americana Judith van Osdol: ‘L’aver concepito un dio maschio ha dato di fatto il potere al maschio di sentirsi dio’.
Nella festa di Pentecoste, sulla scorta di un pensiero di Willigis Jäger, mi domando cosa sarebbe successo avessimo immaginato, pensato, pregato lo ‘Spirito Santo’ al femminile, invocandola magari come ‘Spirita Santa’.
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D’altra parte nella sua lingua Gesù di Nazareth per indicare lo Spirito usa ‘ruach’, femminile. E femminili son tutti i più profondi moti dell’animo di Gesù mossi proprio da questo soffio vitale: compassione, senso materno, intimità, calore, sensibilità, bellezza, ascolto, accoglienza, fecondità, dono.
Aver mascolinizzato il Mistero ha reso tutto più concettuale e distaccato, cerebrale e in ultima analisi indifferente.
Recuperare la dimensione femminile del divino, e in particolare dello Spirito ci aiuterebbe a riscoprire il potere dell’energia femminile che ci abita, di cui siamo tempio, come dice Paolo (1Cor 6, 19), come quell’azione/archetipo che ha mosso Gesù, con tutte le caratteristiche espresse sopra. E di tale energia femminile oggi ne abbiamo immensamente bisogno a tutti i livelli, da diffondersi come un balsamo sulle ferite provocate per lo più dall’archetipo maschile del guerriero.
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Jäger ricorda che in una cappellina gotica a Urschalling, alta Baviera, c’è un affresco che rappresenta lo Spirito Santo in sembianze femminili mentre esce dalle pieghe delle vesti del Padre e del Figlio. Molto bello.
E sempre il nostro autore tedesco ha provato a mettere al femminile l’Inno di Pentecoste. Eccolo:
Scendi su di noi, o Santa Spirita che squarci la notte buia,
manda luce in questo mondo.
Vieni, tu che sei colei che ama tutti i poveri, colei che porta buoni doni,
vieni, tu che sei colei che illumina ogni cuore.
Massima consolatrice nella sofferenza, colei che rallegra il nostro cuore e i nostri sensi,
dolce ristoro nel pericolo.
Nell’agitazione doni quiete, nelle fiamme soffi freschezza,
consoli nella sofferenza e nella morte.
Vieni, tu, luce gioiosa, riempi il cuore ed il volto, penetra fino al fondo dell’anima.
Senza il tuo soffio di vita nell’uomo nulla può sopravvivere,
nulla può essere vivo e sano.
Purifica ciò che è macchiato, infondi vita a ciò che è secco,
guarisci dove fa soffrire la malattia.
Riscalda ciò che è freddo e rigido, sciogli ciò che si è irrigidito,
guida colui che ha smarrito la strada.
Dona al popolo che a te si affida, che conta sul tuo aiuto,
i tuoi doni che lo accompagnano.
Lascialo continuare nel tempo, sperando nel compimento della tua salvezza e nelle gioie dell’eternità. Amen, Alleluia.
Per gentile concessione di don Paolo Scquizzato