La cronaca quotidiana ci fa memoria di violenze, distruzioni continue e di un male che pare non avere fine.
Anche la primitiva comunitร cristiana sโรจ trovata avvolta in un male indicibile. Roma, la comunitร di cristiani cui Marco si rivolge col suo vangelo, รจ stata messa a ferro e fuoco da Nerone. Gerusalemme da lรฌ a poco verrร rasa al suolo. E Marco riprende le parole del Maestro per infondere pace e serenitร ai suoi. โNon abbiate timore, perchรฉ questo dolore รจ paragonabile a quello che precede il parto (cfr. Gv 16. 21): qualcosa di nuovo sta per nascereโ.
Il Vangelo ci ricorda che non stiamo andando verso โla fineโ, ma verso โun fineโ.
Non siamo fatti per โdisfarciโ, ma per โtrasfigurarciโ.
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Purchรฉ ci giochiamo la vita non dietro le stars del momento (nel nostro brano i potenti della storia del Medioriente identificati con il Sole, la Luna e le stelle, considerati in quel tempo dรจi), destinate ad eclissarsi (vv. 24-25), ma nei valori proclamati nel vangelo: la condivisione, la cura, la giustiziaโฆ Se sโinveste sul potere, lโavere, il successo del proprio ego, ci si ecclisserร , mentre se si esce dal proprio io per il bene, la giustizia, la pace, si vivrร in pienezza.
Ci sโillumina solo illuminando gli altri.
Il Vangelo di oggi ci ricorda inoltre che quando il male parrร avere trionfato, quando si assisterร alla manifestazione massima del male, allora contempleremo appieno la gloria di Dio: ยซVedranno il Figlio dellโuomo venire sulle nubi con grande potenza e gloriaยป (v. 26).
Perchรฉ? Semplicemente perchรฉ in un venerdรฌ, lโunico santo della storia, รจ accaduto proprio questo: dinanzi al male assoluto, alla croce di Cristo, alla โmorte di Dioโ, un uomo ha gridato: ยซdavvero questโuomo era figlio di Dioยป (Mc 15, 39): riconoscimento di un amore. Memoria che lโamore riporterร la vittoria solo quando verrร ferito, e che la tenebra, alla fine rivelerร sempre una luce.
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Per gentile concessione di don Paolo Scquizzato