don Paolo Scquizzato – Commento al Vangelo del 14 Maggio 2023

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Esiste un ‘miracolo’ dell’amore: trasformare l’assenza in unione e la lontananza in prossimità.

Quando la morte toccò Gesù, i suoi cominciarono a farne esperienza come il vivente; più cercavano di vivere secondo la sua statura esistenziale, maggiormente lo sentivano vicino e più vivo che mai. In una parola risorto! Lo percepivano come presente e attivo nel quotidiano, in una modalità infinitamente più forte e reale di quando stava effettivamente tra loro.

Ciò che Gesù ha vissuto coi suoi è ciò che avviene solitamente tra genitori e figli. Gli anni vissuti insieme, servono a ridestare e far sbocciare energie profonde e insospettate nei giovani che devono crescere e aprirsi al futuro. Questi comprendono pian piano che si può cominciare a vivere attingendo alle forze e potenzialità intrinseche, senza doversi riferire continuamente ai ‘grandi’ fuori di sé. Tutto ciò che un figlio farà e penserà sarà da una parte squisitamente proprio, ma altresì impastato degli anni trascorsi insieme ai genitori.

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Esiste un Amore che ‘desidera’ che viviamo autonomamente, portando a compimento la nostra umanità. Possiamo diventare adulti attingendo al nostro Sé autentico, senza il bisogno di riferirci a modelli, norme e comandamenti esterni. Gesù è stato compagno di viaggio per i suoi per un periodo limitato di tempo; un appoggio per il tempo necessario a indicare una strada, ma poi si distacca conscio che l’uomo porta in sé tutto ciò che è sufficiente e necessario per portarsi a compimento, ossia quello Spirito che è matrice ed essenza dell’umano. Questo significa camminare da cristiani adulti: diventare consapevoli della nostra potenzialità, della nostra natura autentica, e attingervi come a sorgente inesauribile.

«Verrà forse un tempo in cui la luce interiore uscirà da noi, in modo che non avremo più bisogno di altra luce» (Goethe).

Per gentile concessione di don Paolo Scquizzato

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