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don Paolo Scquizzato โ€“ Commento al Vangelo del 13 Aprile 2025

Domenica 13 Aprile 2025 -DOMENICA DELLE PALME - PASSIONE DEL SIGNORE - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Lc 22,14-23,56

In questa domenica detta โ€˜domenica delle palmeโ€™, come si sa, si fa memoria dellโ€™ingresso di Gesรน a Gerusalemme nel suo ultimo viaggio nella cittร  santa. Alla notizia del suo arrivo, i presenti, entusiasti, stendono mantelli sul terreno sventolando e agitando i rami tagliati degli alberi, palme appunto.

Lโ€™immagine รจ icastica: Gesรน entra trionfante a Gerusalemme, seduto sul dorso dโ€™un asinello.

Per lui ha inizio lโ€™ultima settimana di vita. Infatti a Gerusalemme vi rimarrร  cinque giorni. Al โ€˜sesto giornoโ€™ lo uccideranno. Al settimo entrerร  nel buio del sepolcro, per risorgere lโ€™ottavo giorno.

Questa cadenza temporale altro non รจ che la narrazione di una โ€˜nuova creazioneโ€™.

Si รจ passati dalla โ€˜creazione dellโ€™uomoโ€™ โ€“ avvenuta secondo il libro della Genesi il sesto giorno โ€“ alla sua ri-creazione compiutasi con la morte e resurrezione di Gesรน, il nuovo Adamo.

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Ora la domanda che sโ€™impone รจ questa: in che senso, in che modo, la morte e resurrezione di Gesรน ha permesso questa ricreazione dellโ€™umanitร  intera?

La narrazione classica โ€“ e ufficiale โ€“ della Chiesa ci รจ nota: la morte di Gesรน sulla croce โ€“ come Agnello di Dio, e dunque vittima sacrificale โ€“ ci ha riconciliato con Dio una volta per tutte. Questa โ€˜veritร โ€™ teologica ci ha plasmato fin dal catechismo, con affermazioni come queste:

  • โ€œTu ci hai redenti (ri-uniti con Dio, riacquistati, ricondotti alla sua amiciziaโ€ฆ) con la tua morte e risurrezioneโ€. (Dalla liturgia eucaristica)
  • โ€œDalle sue piaghe (dal suo sacrificio) siamo stati guaritiโ€ (1Pt 2, 25)
  • โ€œEcco lโ€™Agnello di Dio che toglie i peccati del mondoโ€ฆโ€ (Dalla liturgia eucaristica)

E si potrebbe continuare per pagine e pagineโ€ฆ

Lโ€™idea che รจ passata nel cristianesimo, cattolico, protestante o ortodosso che sia, รจ che lโ€™evento-croce di Gesรน sia di per sรฉ salvifico. Che รจ la presunta morte-sacrificale di Gesรน ad averci riconciliato con suo padre, un dio adirato con noi; e che questโ€™ira possa essere placata solo col sangue nientemeno del suo unico e amato โ€˜figlioโ€™ (nella tradizione ebraica questa presunta riconciliazione avveniva almeno con la morte di capi di bestiame -un capro (espiatorio) e un agnello).

Personalmente รจ da tempo che ho abbandonato questo modello teologico per leggere lโ€™evento-croce di Gesรน di Nazareth.

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Non posso piรน starci dentro, da uomo di fede e per onestร  intellettuale.

La croce non รจ per me il progetto concepito da un dio sadico che sacrifica ciรฒ che ha di piรน caro โ€“ suo figlio โ€“ per ristabilire lโ€™amicizia con la massa dannata degli uomini e delle donne colpevoli solo dโ€™essere gli โ€˜esuli figli di Evaโ€™. La croce non puรฒ essere lโ€™altare dove si consuma โ€“ ad opera di un sedicente dio-amore โ€“ il male piรน assordante della storia seppur a fin di bene! Quel medesimo dio che stando alla rivelazione biblica fermรฒ il coltello nella mano di Abramo pronta a sacrificargli il figlio Isacco.

Ma a questo punto la domanda si fa ancora piรน cogente. Cosโ€™รจ dunque la croce; che cosa significa la morte di Gesรน sulla croce? Anzitutto credo profondamente che la croce sia la destinazione (non il destino) dellโ€™avventura amante dellโ€™uomo Gesรน. Non รจ la realizzazione di un progetto sadico ma lโ€™ultima stazione dellโ€™amore. La croce non รจ stata cercata, voluta, conseguita, agognata, ma la conseguenza storica, contingente, naturale del cammino intrapreso โ€˜in direzione ostinata e contrariaโ€™ dellโ€™uomo di Nazareth. Gesรน ha deciso di amare senza se e senza ma, e questo lโ€™ha portato sul patibolo infame ad opera del potere -esclusivamente โ€“ civile e temporale del suo tempo.

Credo che occorra passare dunque dalla logica redentivo-sacrificale alla logica dellโ€™asino.

Lโ€™entrata sul dorso di un asino, a livello simbolico รจ infatti potentissima. Gesรน vince la morte in quanto โ€˜asinoโ€™, ovvero attraverso una vita allโ€™insegna delle virtรน innegabili di questo incredibile animale che diventano metafora: la mansuetudine, il servizio disinteressato, la condivisione dei pesi altrui (cfr. Gal 6, 2) e una spiccata capacitร  di ascolto (le sue orecchie molto grandi). Gesรน ha rifiutato di servirsi di un cavallo, lโ€™animale di chi detiene il potere facendo uso della forza e della violenza.

Laddove vi รจ capacitร  di servire, si realizzerร  il Regno di Dio: ยซBenedetto il Regno che vieneยป, dice Marco 11, 9. Insomma, รจ la capacitร  di servire, di fare il bene che ci salva, porta compimento la nostra umanitร , che ci fa fiorire!

Per questo occorre โ€˜slegareโ€™ dentro di noi lโ€™asinello (Mc 11, 2), ossia la nostra capacitร  di amare e di servire. Gesรน รจ venuto proprio a tentare di sciogliere, slegare in noi questa capacitร  di prenderci cura dellโ€™altro, di giocarci la vita in una modalitร  non mondana.

โ€œIl Signore ne ha bisognoโ€ di questo asino (v. 3). Egli ha bisogno del mio bene, ossia che si sciolga in me lโ€™egoismo che mi blocca la vita, per effondere luce nel mondo facendo arretrare la tenebra del male. E stiamone certi: questo asinello il Signore ce lo rimanderร  indietro subito (v. 3): lโ€™amore che doniamo agli altri ci tornerร  sempre indietro e in maniera sovrabbondante.

Il problema di fondo, รจ che noi amiamo il potere e la forza. Per questo preferiamo salire sul cavallo del vincitore di turno. Allโ€™asino mansueto, che si pone a servizio, preferiamo la violenza dei potenti, per ingrossare il nostro ego.

Siamo chiamati a realizzarci attraverso la via del bene e del dono, ma continuiamo a strizzare lโ€™occhio al mondo, con la sua logica apparentemente vittoriosa, fondata sul potere, lโ€™avere e il successo. Ma se incrociamo lโ€™asino col cavallo rischiamo di stare al mondo come il mulo, semplicemente sterile.

Gesรน entrรฒ nella sua settimana di โ€˜compimentoโ€™ avendo come trono un asino, e la terminรฒ su di un altro trono, la croce: segno, solo, dellโ€™amore che va fino alla fine. E ora molta gente urla: โ€œOsannaโ€ che significa โ€œDio salvaโ€. Sรฌ, Dio salva cosรฌ, con lโ€™amore che non demorde, rinnegando il proprio io a favore dellโ€™altro. E grida ancora: ยซBenedetto colui che vieneโ€ฆยป. Sรฌ, perchรฉ lโ€™Amore non puรฒ venire che in questa maniera, perchรฉ venisse in altro modo, con potenza e violenza, rinnegherebbe semplicemente sรฉ stesso.

Per gentile concessione di don Paolo Scquizzato.

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