“State attenti a voi stessi” raccomanda Gesù ai suoi (Lc 17, 3).
Sì, la vita è questione di attenzione e di consapevolezza.
Vivo spesso da scentrato, ‘fuori di me’, tanto da non sapere più chi sono. ‘Fai attenzione a te stesso’ mi viene ricordato.
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La vita spirituale adulta è un preciso esercizio di attenzione. Attenzione al momento presente, a ciò che sto facendo in quest’attimo: insomma un vivere da svegli.
La parabola di questa domenica è un insegnamento potente a riguardo.
Le ‘dieci vergini’ simbolo dell’umanità intera, hanno un solo compito: non far spegnere la lampada, ossia custodire il Fuoco interiore, la propria essenza, il divino in loro.
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Custodire il fuoco: a questo siamo chiamati!
Il fuoco si affievolirà sino a spegnersi quando l’attenzione sarà rivolta solamente al proprio ego. Al ‘mio’ e all’’io’. Al mio interesse, al mio vantaggio.
Il mio punto di vista, i miei progetti, i miei pre-giudizi, le mie attese non fanno che gettare acqua sul Fuoco sino a renderlo cenere.
Abbiamo bisogno di tempi e spazi di attenzione, di farci attenti all’essenziale. E sono i tempi di silenzio, di quiete, di non-azione. È il tempo dedicato a scendere sotta la superficie del banale. A fare memoria che ‘siamo’, oltre a credere di essere ciò che facciamo, o crediamo di essere.
«Questa attitudine di vigilanza è totalmente estranea all’ego che, in tal modo, scompare. L’ego è sempre attivo in superficie, la vigilanza invece è un non-agire, un incontro profondo con il silenzio dell’Essere» (A. Goettamann, citato in R. Arrobbio, Fratelli spirituali).
Per gentile concessione di don Paolo Scquizzato