Commento di don Paolo Quattrone – sacerdote della diocesi di Aosta, parroco di Bard, Donnas, Hône e Vert.
Oggi la Chiesa ci fa celebrare la memoria della presentazione al Tempio di Maria. Questo episodio della vita della Madre di Dio non è menzionato nei Vangeli, ma compare per la prima volta nell’apocrifo Protovangelo di Giacomo di cui la tradizione cristiana ha accolto alcuni contenuti relativi alla vita della Beata Vergine e dei suoi genitori Anna e Gioacchino.
Secondo il racconto del Protovangelo, la Madonna fu presentata dai genitori al tempio di Gerusalemme all’età di un anno. Il senso di questa memoria sta nel ricordare che non solo Maria è stata tempio di Dio in quanto Madre di Dio ma che anche noi siamo tempio di Dio. E qui vi cito l’inizio della prima lettura di oggi, tratta dal libro del profeta Zaccaria dove viene profetizzata la venuta di Dio in mezzo al suo popolo.
Il brano inizia con queste parole: Rallégrati, esulta, figlia di Sion, perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te. Si riferisce alla venuta di Dio in mezzo al suo popolo, alla’incarnazione di Gesù ma allo stesso tempo ci ricorda che ognuno di noi e abitato da Dio.
E’ da tempo che ritorno sovente su questo concetto e mi sembra molto importante ribadirlo perché spesso pensiamo che Dio sia qualcuno da inseguire, da accalappiare perché sfuggevole o distante mille miglia da noi mentre in realtà coltivare la fede e la vita spirituale significa sintonizzarci con Dio che è dentro di noi.
Spesso non sappiamo cogliere questa presenza perché distratti, immersi sempre nelle frenesia e nel caos. Per accorgerci di Dio occorre entrare nel silenzio, è lì che Lui abita, è solo nel silenzio che posso accorgermi di una cosa stupenda e cioè che io sono abitato da Dio, nonostante i miei limiti, peccati, errori, debolezze, incoerenze, fallimenti, ferite, Dio non se ne va ma resta sempre con me, resta piantato nel mio animo.
Quante volte anche Maria e Giuseppe avranno fatto silenzio per percepire qualche movimento di quel figlio che Maria portava in grembo, quante volte le donne incinta tacciono per sentire il minimo movimento del figlio che portano in grembo. Anche noi dovremmo ogni tanto sostare in silenzio senza preoccuparci di dire nulla per percepire che Dio abita in noi.
Dovremmo metterci in silenzio ogni qualvolta ci mettiamo in preghiera, prima di rivolgerci al Signore impariamo a tacere e ad entrare nel silenzio, ascoltiamo il nostro battito, il respiro, chiudiamo un istante gli occhi per percepire che non siamo persone disabitate, vuote, disadorne ma abitate da un Dio che ci ama, che è presente, che desidera entrare in relazione ed amicizia con noi.
Oggi troviamo un momento per fare silenzio, per accorgerci che siamo tempio di Dio.
AUTORE: don Paolo Quattrone – Fonte