Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!» (Gv 1,29). Con questa esclamazione Giovanni il Battista riconosce l’inviato del Padre, il Pastore che si è reso agnello per salvare il gregge. L’orizzonte di tale riconoscimento non si restringe a una connotazione morale, ma acquista una prerogativa esistenziale. Richiama infatti quel «liberaci dal male», con cui si chiude la preghiera del padre nostro. Gli «’anawîm» biblici erano i poveri in quanto «curvi sotto un peso», che è il fardello del proprio peccato e anche di quanto grava su ciascuno per le ingiustizie sociali.
C’è un’azione del male e un senso di pesantezza che in questo tempo avvolge anche i credenti. È l’impossibilità oggi per tante donne di essere madri a tempo pieno o di aprirsi ad una nuova vita, perché si sentono schiacciate tra casa e lavoro. È la zavorra che portano tanti padri che hanno perso l’impiego, o soffrono per un lavoro precario e tremano dinanzi alla domanda: «di cosa ti occupi nella vita?». Ma è anche semplicemente il tormento di chi vive sotto lo stesso tetto con la persona amata, eppure continua a tradirla con altri affetti.
Dio si è chinato al grido dell’uomo (cfr. Sal 39,2) ed è venuto a sollevare l’umanità, restituendole una nuova fecondità nello Spirito. E tutto questo passa per un sacrificio che consacra ciò che è toccato dall’amore: politica, affetti, amicizia, lavoro, impastando il tutto con il sacrum facere.
Non possiamo allora sminuire la potenza del Vangelo. C’è una Grazia che nel battesimo ci ha accolti, accarezzati, trasformati. Come dice san Paolo, siamo «santi per chiamata» (1 Cor 1,2). Diceva don Lorenzo Milani: «Noi, i possessori dell’Acqua che disseta per l’Eternità, a vendere gazzose nel bar parrocchiale, solo perché il mondo usa dissetarsi con quelle!» (in Esperienze pastorali p.244).
È l’invito ad andare controcorrente, per essere coraggiosi annunciatori della Parola che salva. Divenire figli nel Figlio significa avere i piedi ben piantati sulla terra, portando nel quotidiano un pezzetto di cielo e una capacità speciale di dono di sé. Come dice Papa Francesco in Amoris laetitia, questa è la Grazia che guida i credenti. «È amore malgrado tutto, anche quando tutto il contesto invita a un’altra cosa. Manifesta una dose di eroismo tenace, di potenza contro qualsiasi corrente negativa, una opzione per il bene che niente può rovesciare» (Amoris laetitia 118). Perché al buio la luce si vede di più. Cosi, nella società post-moderna diventano straordinari gli atti dell’amore familiare: coniugi che si perdonano le cadute, genitori che resistono nelle doglie del parto educativo degli adolescenti, figlie e nuore che con grande cura si dedicano a madri o suocere inferme. Ecco l’eroismo delle famiglie normali!
Si tratta per ciascuno di noi allora di far risplendere questa figliolanza con il divino, accogliendo l’invito del Padre Celeste: «È troppo poco che tu sia mio servo… Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra» (Is 49,5-6).
don Paolo Gentili, Vicario del vescovo di Grosseto
Letture della Domenica
II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A
Colore liturgico: VERDE
Prima Lettura
Ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza.
Dal libro del profeta Isaìa
Is 49,3.5-6
Il Signore mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria». Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele – poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza – e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra».
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 39 (40)
R. Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.
Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio. R.
Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo». R.
«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo». R.
Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai. R.
Seconda Lettura
Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
1 Cor 1,1-3
Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!
Parola di Dio
Vangelo
Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 1, 29-34
In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Parola del Signore