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don Nicola Salsa – Commento al Vangelo del 12 Gennaio 2025

Domenica 5 Gennaio 2025 - II DOMENICA DOPO NATALE
Commento al brano del Vangelo di: Gv 1,1-18

Commento al Vangelo del giorno a cura di don Nicola Salsa.

Battesimo di Gesù Cristo (Lc 3,15-16.21-22)

Trascrizione automatica e corretta tramite IA da YouTube –non rivista.

Ora, riguardo al battesimo di Gesù, io fin da piccolo mi sono sempre chiesto perché Gesù si fa battezzare nell’acqua. Anche Giovanni Battista, quando vede il cugino, sapendo chi era, dice: “Io devo battezzare te, sei tu che dovresti battezzare me. Lascia che si compia secondo quello che deve avvenire”, e si fa battezzare.

La prima cosa che viene da pensare è sicuramente un atto di umiltà di Gesù, un Dio che si fa uomo, già un atto di umiltà: l’incarnazione, quello che San Paolo chiama lo svuotamento della sua divinità. Si mette, come uomo, nelle mani degli uomini. Però, in realtà, ci sono anche altri significati. L’acqua che il Battista usa, che cosa provoca sul corpo delle persone? Siamo nell’idea, così, nell’ambito dei segni e dei simboli. Rappresenta un lavaggio, non del corpo, ma dell’anima. Ma è un segno che significa qualcosa, ma porta veramente un lavaggio dell’anima. Perché se così bastasse, quando uno si sente in qualche modo in colpa davanti a Dio, fa un bagno purificatore con questa intenzione e dice: “Ecco, sono a posto. Sicuramente Dio mi ha perdonato i peccati”, o c’è qualcosa che va oltre?

E poi è Giovanni stesso che dice: “Viene uno più forte di me”, parlando di Gesù, “che vi battezzerà con Spirito Santo e fuoco”. Quindi sono due i tipi di battesimo. Anche noi facciamo il battesimo con l’acqua, ma in realtà quell’acqua viene unita all’azione dello Spirito, per invocazione della Chiesa. Quindi, c’è qualcosa che non si vede e qualcosa che si vede. Quello che si vede è l’acqua che rappresenta un po’ l’acqua del Giordano, ma quello che non si vede è la forza dello Spirito Santo che, nel battesimo di Gesù, appare in forma corporea. Si aprirono i cieli, quindi c’è una manifestazione di Dio. Si aprono i cieli, che vuol dire che si vede qualcosa che sta oltre il cielo, e in forma corporea, da quell’altro cielo, viene giù lo Spirito Santo in modo visibile, come colomba, e si sente la voce del Padre: “Ecco il mio Figlio prediletto, l’amato. In lui io mi sono compiaciuto”.

Quindi Gesù fa la differenza rispetto agli altri uomini, perché questo non è successo per gli altri, è successo per lui. Quindi lui lì inizia qualcosa, nel segno del battesimo dell’acqua, per portare lui un battesimo più forte, che è un battesimo dello Spirito. E tutti sentono che c’è un avvallo, c’è un sigillo dall’alto: lo Spirito Santo che scende, la voce di Dio che tutti sentono. Questa è una manifestazione. Infatti, sono tre le manifestazioni dell’epifania di Dio: Gesù che nasce nella stalla, e poi si manifesta al mondo con quella stella che guida i Magi, per cui il mondo va a lui. Questo del battesimo di Gesù, con la voce del Padre, la colomba, e l’altro è il primo miracolo che compie in modo assoluto, alle nozze di Cana, trasformazione dell’acqua in vino. È la manifestazione a tutti della potenza di Dio.

Allora, ritornando alla domanda: se c’è un altro battesimo che è più del battesimo dell’acqua, che cosa va a fare Gesù in quest’acqua, vera ma simbolica, perché non è quella che lava i peccati? Ora, Giovanni Battista è colui che prepara la venuta del Messia. Tutti erano in attesa, i tempi, le profezie, i segni, tutto coincideva con il luogo e il tempo della nascita del Messia, ma non sapevano chi fosse. Si manifesta dunque Giovanni che chiama alla penitenza, e tutti chiedevano a se stessi: “È lui il Messia?” Ma Giovanni mette le cose in chiaro e dice: “Deve venire un altro, più grande di me. Io non sono degno neanche di slacciare i sandali. E lui vi battezzerà con questo fuoco e Spirito Santo”. Poi arriva Gesù, che è il cugino, si fa battezzare, e lì c’è la manifestazione. Ma allora quel battesimo di Giovanni è la preparazione per andare da Gesù. E cos’è la preparazione, se non quella del cuore, della conversione, per dire: “Signore, ho peccato”? E uno se lo deve dire allo specchio, davanti a Dio, con tanta sincerità. E poi fa un segno di pentimento. È un segno di pentimento, di conversione, è la base per ricevere il perdono. Se io andassi a raccontare i miei peccati tutti in fila, con grande onestà, ma senza essere pentito, non riceverei nessun perdono, perché Dio già conosce i miei peccati. Quello che vuole da me è una disposizione del cuore, dove io veramente sono dispiaciuto di aver fatto quello che ho fatto e chiedo perdono a Dio. E quando arriva questo perdono, nessuno può perdonare i peccati se non Dio.

Quando Gesù dice al paralitico che prima guarisce, poi gli dice: “Ti sono perdonati i peccati”, o meglio, prima dice: “Ti sono perdonati i peccati”, poi per far vedere nella carne, nella materia, che quello che ho fatto è vero: “Alzati, cammina, prendi il tuo letto e vai a casa”. Tutti dicono: “Nessuno può rimettere i peccati, solo Dio può rimettere i peccati”, perché ogni peccato è una colpa verso Dio, quindi è lui che deve dire: “Tu sei libero dal peccato”.

Allora, la nostra disposizione col pentimento ci mette davanti a Dio, ma poi dobbiamo sapere se Dio ci perdona i peccati o meno, e questa azione di perdono viene data da Gesù, quando universalmente muore per tutti i nostri peccati sulla croce. Giovanni dice, l’evangelista, “con sangue”, ed è il sangue e l’acqua che escono dal cuore di Gesù. Gesù stesso si mette a battezzare prima di questo nel Giordano, continua l’opera del Battista e quindi dà il perdono. Ma il perdono scatta davanti al Padre, quando c’è qualcuno che paga, cioè il peccato richiede un pagamento, e quel prezzo viene pagato da Gesù nella Pasqua, col sangue versato sulla croce. Da quel momento, chi ha il cuore pentito e si rivolge a Gesù ha la certezza che i peccati sono rimessi, nella sincerità del cuore e nell’andare da Gesù, perché è lui che paga. Non posso dire davanti allo specchio: “Io mi pento, sono pentito”, ma non mi pento davanti a nessuno, sono solo dispiaciuto. Ho dei rimorsi, sono altre cose. Quelle non c’è Dio in questo. No, bisogna andare proprio da Gesù, perché è lui che paga per il peccato. Allora, il mio pentimento si congiunge con la soluzione della colpa, perché Gesù paga, ha già pagato. Ma io devo andare a lui con cuore pentito e dire: “Per favore, liberami”, e liberandolo dal peccato, quella persona diventa assolta da ogni colpa davanti al Padre.

Allora, Gesù perché entra in quell’acqua? Io sempre sono rimasto con questa domanda finché, anche leggendo i padri, studiando un po’ e meditandolo, ho capito che quando Gesù entra nel mondo, dove passa santifica la materia che tocca. Dove cammina, nelle case in cui entra, quando entra nel Giordano, lo dice San Massimo il Confessore: “Quando entra nell’acqua, santifica l’acqua”. Quindi lui non viene purificato, è lui che purifica l’acqua. E sempre San Massimo il Confessore dice: “Questo lo fa per poter, con quell’acqua purificare tutti quanti gli uomini”. Dunque prepara il segno materiale che useremo noi, e che usiamo sempre per i battesimi o anche l’acqua benedetta, per poter con quell’acqua purificata, al Cristo, con la potenza del suo Spirito, togliere i peccati, cancellare il peccato delle origini e anche tutti quelli commessi dopo, se uno si battezza da adulto. In più, il corpo santificante di Cristo santifica l’acqua, ma al tempo stesso, perché fa questo gesto di essere il peccatore, se lui è quello che santifica. Questo è importante.

Gesù è venuto nel mondo per ricoprirsi dei nostri peccati e pagare al posto nostro quello che noi non sappiamo fare, quello che non possiamo fare, lo fa lui. Allora possiamo immaginare che il suo corpo è come un mantello su cui sono colti tutti i nostri peccati, da quelli di Adamo in avanti, fino all’ultimo uomo che dovrà ancora nascere. In quel mantello, lui ha tutto quanto. Quel mantello, la sua carne entra nel Giordano e fa l’atto di penitenza al posto nostro, ci anticipa in questo, e poi quel suo corpo lascia che sia messo in croce e paghi con il sangue per le colpe dei peccati nostri. Ed è per questo che noi, entrando nell’acqua, ricevendo con l’acqua del battesimo, con cuore contrito, siamo lavati dai nostri peccati, perdonati e rigenerati.

L’acqua ha anche il segno della rigenerazione. Sono due i segni, no? E c’è questo bellissimo quadro di Santa Faustina, ha due tipi di raggi: uno bianco e uno rosso. E l’acqua, il sangue che esce dal suo cuore, l’acqua lava dalla sporcizia che il peccato porta nella nostra anima, il sangue paga il riscatto della colpa. Sono queste due azioni.

Allora, i due battesimi sono un’unica realtà santificante e rigenerante, distinti in due momenti, ma soprattutto sono distinti tra quello che è la nostra parte: conversione, il fatto che Gesù ci perdona, e poi, una volta che ci ha perdonati, c’è un altro fatto che deve avvenire: è la ricostruzione della nostra anima. La nostra anima è come se fosse un corpo di un lebbroso, abbrutito, con parti mancanti, in disfacimento, un corpo in putrefazione, da vivo. Perché è questo la lebbra. E quell’acqua rigenera il tessuto dell’anima e la prepara per la resurrezione del corpo. La rigenerazione, l’acqua è sempre segno di vita. Sono tante le cose che avvengono con l’acqua e con i sacramenti.

L’Eucaristia: c’è una cosa che una parte si vede sempre, ma noi dobbiamo sempre pensare all’azione di Dio che sta dietro a queste azioni, che non sono dunque un simbolo vuoto, ma un simbolo, un segno che porta un effetto spirituale, senza il quale non si può entrare nel regno dei cieli. Questo è il sacramento, una realtà centrale della nostra fede, poco conosciuta, poco capita. È normale, è un mistero. Vuol dire che ha una realtà talmente profonda che anche quando pensiamo di aver capito, capito o compreso molto, siamo solo all’inizio. Ma questa è la realtà profonda della nostra fede: siamo salvati perché Dio ci salva per mezzo di Cristo, che diventa il nostro sacramento, cioè il mezzo con il quale ci salva, ci purifica, ci trasforma e ci darà un corpo nuovo, che è quello risorto, che non morirà più.

Sia lodato Gesù Cristo.

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