Commento al Vangelo del giorno a cura di don Nicola Salsa.
La preghiera porta Speranza (Lc 21,25-28.34-36)
Trascrizione automatica e corretta tramite IA da YouTube –non rivista.
La preghiera porta speranza, e questo è l’invito che riceviamo dalla pagina di Vangelo in cui la speranza diventa il fondamento davanti alle difficoltà.
Dal Vangelo secondo Luca
“Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di tutto ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.”
Qui è descritto un mondo che ha perso ogni riferimento e ogni speranza. Tutto viene devastato, perché niente ha più un senso o un valore. Persino le cose più stabili, come le stelle o il sole, perdono di significato.
Cosa succede? Succede che la paura, l’ansia e il terrore prendono il sopravvento in un mondo dove tutto ha lo stesso valore, cioè non ha valore. Non si trova nulla che possa dare speranza, e nella falsa pretesa di sentirsi liberi — perché liberi da Dio — in realtà ci si ritrova persi.
La gente muore per la paura, perché dove la speranza viene cacciata, non c’è nulla che porti vita. Senza Dio, all’inizio ti senti leggero, ma col tempo anche tutto il resto della vita si svuota.
“Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.”
Dove non c’è speranza, non ci può essere pace. Potrai sostituire il tuo rapporto con Dio con tante cose, ma alla fine cosa ti resterà? Vedere Cristo significa riconoscere che in lui io ritrovo me stesso, trovo senso a tutto ciò che sono e vivo.
“Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.”
In un mondo che ha perso Dio, che ha rinunciato all’amore che solo Dio ti può donare, ogni testa si piega verso il basso. Si finisce col nascondere il proprio volto. Ma tu sei fatto per guardare in alto e davanti. Se anche intorno a te il mondo crolla, ricorda che la tua fede ti sostiene perché è unita a Cristo, e lui rimane fedele.
Si risolleva il capo perché sentiamo che qualcuno ci chiama e dice il nostro nome: Amore. Se anche tu vivi ripiegato su te stesso, sappi che anche per te c’è una parola di speranza.
“State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita, e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso.”
Qui è descritto il nostro mondo, dove in mille modi siamo spinti a distrarci, ad anestetizzare la mente e il cuore. Ubriacati da mille stimoli esterni, finiamo col perdere ciò che è davvero importante. Con troppa facilità ci siamo fatti convincere che il silenzio sia sbagliato, che annoiarsi sia schiavitù e che l’ascolto profondo sia perdita di tempo.
Ci hanno convinto che essere efficienti, sempre pronti e performanti, significhi essere felici. Ma se il Vangelo ci promettesse una strada diversa, più umana, forse più lenta ma più autentica? Che il volto di Dio sia quello di Gesù, e che nel suo volto io possa ritrovare me stesso.
“Infatti, esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento, pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo.”
Come soluzione, ci viene indicata la preghiera, che però non significa recitare delle formule. Solo nella preghiera, che è dialogo interiore con Dio, io mi libero dalle catene e dalle oppressioni di questo mondo.
Donami, Signore, di saperti accogliere anche oggi, in ogni persona che mi concederai di incontrare.
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