Vadano in Galilea là mi vedranno
Domenica di pasqua resurrezione del signore, veglia pasquale nella notte santa.
Andare a cercare il Risorto in Galilea, dove tutto ha avuto inizio. Gesù di Nazaret di Galilea, cresciuto negli incroci della storia di una geografia sbaricentrata, fuori da contesti privilegiati, senza palazzi di rappresentanza, in feste dove non si aveva neppure vino. Incroci tra meticci e pagani, tra farisei e impuri, tra banchetti nuziali e sinagoghe, tra porti e impurità, tra reti da rassettare e imposte imperiali e del tempio, tra donne peccatrici e madri a cui la morte ha tolto il figlio, tra lebbrosi e ricchi, tra sicari e pubblicani. Là mi vedranno.Cercare il Risorto tra i vivi ancora morti. Cercare il Risorto non tra i morti sepolti in sepolcri imbiancati e sigillati, non risponde al comando del Signore della vita: cercatemi dove il mondo non vuole vedermi. Nel limite della vulnerabilità umana, cuore del peccato, là ci sarò. Un cammino lungo e coraggioso, al punto che troppe volte ci lasciamo cadere le braccia e perdiamo il dono della speranza che nella fede nel Risorto dimora la vita che germoglia sempre. Il mondo, uomini comeGesù, falliti e fragili, li condanna, li processa, li uccide, li crocifigge: Dio li risorge. Dio squarcia le tenebre dell’odio per spalancare sepolcri. Dio squarcia il buio della condanna per scardinare porte di chiusure. Vadano in Galilea.
Il primo giorno della settimana
Domenica di pasqua, risurrezione del signore -messa del giorno-(a)
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Inizia il riinizio della creazione nuova. Il primo giorno della settimana, il sabato dei sabati, il giorno dell’incontro con il Dio di Abramo, di Mosè, della tradizione ebraica ed antica, il giorno in cui l’osservante e pio fedele maschio “deve” rispettare ed assolvere i rigorosi precetti, questo sabato, primo nella nuova vita, è per una donna. Maria di Màgdala, colei che ha sperimentato l’Amore. Colei che prima tra tutti e tutte andò a cercare il luogo della morte. Trovò la vita. Trovò nel buio di un mattino l’alba carica di novità. Trovò il vero incontro con il Signore del sabato: fece esperienza della prossimità di Dio con chi è solo. La consolazione di Dio si è fatta corpo del Risorto. Lei vide una pietra tolta e pensò ad un rapimento. Corse a dirlo a Pietro e all’altro discepolo, quello amato. Anch’essi corsero, sgomenti per una morte assente, per un sepolcro vuoto, per un morto che non può più puzzare.
Il sepolcro vuoto e i teli ed il sudario piegato, quest’ultimi contrariamente a quelli di Lazzaro che lo tenevano stretto, che legavano stretto la morte che già puzzava ed ebbe bisogno di uno scioglimento, questi teli e questo sudario sono abbandonati con cura in un sepolcro vuoto, spalancato. Sette volte l’evangelista Giovanni ripete sepolcro, come a suggerirci che nella settimana di una vita mortifera senza fede e senza speranza, c’è la “necessità” di un’ulteriore attesa per vedere l’alba di un giorno nuovo, in cui il Dio Creatore, nel giardino di un sepolcro pone il grembo gravido della resurrezione. Occhi spenti dal dolore vedono la morte, il rapimento, la sottrazione, l’assenza. Occhi accesi dalla continua ricerca dell’Amore vedono il giorno nuovo. Giorno nuovo seminato in un giardino dove un sepolcro diviene luogo di incontro con la vita.
Giorno nuovo, il primo della settimana, in un giardino in cui il sepolcro svuotato è il segno perenne della Presenza. Occhi di amanti che, dopo l’esperienza della crocifissione del loro Amato, cercavano il senso di tanto dolore, di tanta atrocità, di tanta menzogna videro l’assenza di tutto ciò. L’Amore ha vinto. L’Innocente ha sconfitto l’ingiustizia. Il Risorto è l’Emmanuele -il Dio con noi-per sempre. Per ogni nuovo giorno. Per ogni sabato dei sabati, in cui il discepolo amato, la discepola amata lo incontrano, nello spazio di un tempo senza misura, per sempre e sempre. Senza precetti. Se non l’unico consegnatoci: amatevi come io vi ho amato.
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FONTE | Telegram
Foto di Steve Haselden da Pixabay