Il commento al Vangelo di domenica 29 Novembre 2020, a cura di don Mauro Pozzi.
L’Avvento è un’attesa fatta di silenzio e di lunghe notti buie e fredde, ma anche fatta di speranza. È la stessa speranza del contadino, che riposa insieme alla sua terra, immaginando il sole e campi d’oro accarezzati dal vento.
ATTESA
Vegliate: ci raccomanda Gesù nel vangelo. Inizia l’Avvento il tempo dell’attesa. L’altra sera sono passato vicino a un campo seminato a grano. Si cominciano a vedere le piantine come steli d’erba. Quei germogli resteranno così tutto l’inverno, magari sotto la neve, aspettando la primavera, il momento di cominciare a crescere per produrre la spiga. Un’attesa fatta di silenzio e di lunghe notti buie e fredde, ma anche fatta di speranza. È la stessa speranza del contadino, che riposa insieme alla sua terra, immaginando il sole e campi d’oro accarezzati dal vento.
È questa un’attesa che scalda il cuore, che produce pazienza e la pazienza speranza, come dice San Paolo ai Romani (5, 3). Oggi forse abbiamo dimenticato il valore dell’attesa. Il mondo ci suggerisce di non aspettare mai, di soddisfare subito tutti i desideri, ma questo paradossalmente ci proietta nel futuro, quasi che l’attendere sia tempo perso. Invece vivere il presente è rivestire l’attesa di speranza, come fa la futura mamma che sente la vita muoversi dentro di lei e sogna di suo figlio, vivendo ogni istante che prepara il suo arrivo. Noi abbiamo nel cuore la nostalgia di un mondo che non conosciamo, ma che desideriamo, un mondo di pace e di gioia, senza dolore, morte e fatica.
È la Gerusalemme nuova, il Regno realizzato dal ritorno di Gesù alla fine dei tempi. E mentre facciamo la penosa esperienza dei nostri limiti, il cuore è proteso verso questo futuro eterno, che si esprime nell’invocazione che chiude il libro dell’Apocalisse: marànà tha – Vieni Signore Gesù. È questa la nostra attesa: vieni, Ti aspettiamo. Ecco il senso di queste settimane di preparazione al Natale, che ci ricordano la grande attesa della nostra vita, la meta verso cui ci fanno guardare la fede e la speranza.
Per cui coltiviamo nel cuore questo desiderio di Dio, questa nostalgia della pace promessa agli uomini di buona volontà. Insegniamolo ai nostri bambini. È un modo per farlo noi stessi. Alla sera diciamo una preghiera per esprimere questa attesa. Viene Gesù, piccolo e indifeso a chiedere il nostro amore. Anche lui aspetta. Simone Weil dice una cosa meravigliosa su questa attesa di Dio: il tempo è l’attesa di Dio che mendica il nostro amore.
Quindi non siamo solo noi ad attendere Lui, ma è Lui stesso che aspetta pazientemente la nostra conversione. Per cui non deludiamo la speranza dell’Infinito, ma sfruttiamo bene questo tempo per rinnovare il desiderio del suo Natale.
AUTORE: don Mauro PozziFONTE: emailSITO WEBCANALE YOUTUBE