Il commento al Vangelo di domenica 27 novembre 2022, a cura di don Mauro Pozzi.
Aspettare il Messia non come attendere una disgrazia, ma come aspettare un ospite gradito e desiderato.
VEGLIATE
L’avvento è il tempo dell’attesa del Messia. Ci prepara a celebrare il Natale, la sua prima venuta, ma ci ricorda anche che il mondo aspetta la redenzione che si compirà nell’ultimo giorno quando Gesù, il Figlio dell’uomo, tornerà nella gloria. Di questo ci parla la prima lettura, che descrive il tempio di Gerusalemme come un magnete che, nel giorno dell’avvento del Messia, attirerà a sé tutti gli uomini: un fiume che, anziché scendere, sale sul monte.
Il regno sarà di pace e prosperità, non si costruiranno più armi, ma aratri per seminare e falci per mietere. Tutto il mondo camminerà nella sua luce. È una visione meravigliosa che dà senso e speranza alla nostra attesa. Non conosciamo il momento in cui que sto avverrà, per cui bisogna essere pronti come chi fa la guardia. Il diluvio, come tutte le calamità, è piombato sugli uomini ignari, solo Noè e la sua famiglia si sono potuti salvare.
Ognuno conduceva la sua vita di sempre, un giorno dopo l’altro, senza pensare. Non fac ciamo così anche noi? Tutti facciamo dei programmi per il futuro, ma il vero futuro è l’eternità, a questo bisogna essere pronti. I contemporanei di Noè lo prendevano in giro perché costruiva una barca in mezzo al deserto.
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Spesso si trovano persone che considerano la pre ghiera, e la vita spirituale in genere, come delle attività assolutamente inutili, proprio come se si stesse fabbricando una barca dove non c’è acqua; ma la vita non è solo mangiare e bere, prendere moglie e marito, questo ci dice Noè. Svegliatevi dal sonno ci ammonisce San Paolo.
Chi va avanti giorno dopo giorno, rincorrendo una felicità solo materiale, è come un sonnambulo che non distingue il sogno dalla realtà. Vale la pena che ci prepariamo, non tanto a una catastrofe, quanto a un bellissimo incontro. Ecco il senso dell’Avvento, fare di tutto per essere quello dei due che viene preso, piuttosto che essere lasciato.
Preparare con cura un luogo dove il Signore possa fermarsi e stare con noi, non come un nemico, un ladro che ci sorprende, ma come un ospite atteso e desiderato.
- AUTORE: don Mauro Pozzi
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